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Storia della Marvel in Italia
Ottava parte
a cura di Marco Rufoloni


Il 1977 fu un anno interlocutorio: non vi furono nuove testate Marvel (a parte Devil Gigante che però era una ristampa); la Corno si limitò a lanciare due quattordicinali con materiale DC (Kamandi e Il Soldato Fantasma). Alla fine dell'anno poi chiuse Dracula (di cui abbiamo parlato nella scorsa puntata) e persino Capitan America. Il 1977 fu però l'anno che inaugurò la nuova impostazione delle testate Corno che, dalle parole dello stesso Secchi, presentarono in ogni albo 3-Super-Eroi-3. Questo significava che in ogni albo (di 48 pagine) sarebbero state ospitate due storie complete più un terzo personaggio con storie spezzate. Facciamo ora il punto della situazione testata per testata.

L'Uomo Ragno continua ad essere la testata più solida della Corno grazie anche al fatto che proprio in quel periodo erano apparsi in televisione i cartoni animati del nostro eroe (c'è qualcuno che si ricorda di Super-Gulp?). Alla serie più modesta Marvel Team-Up (realizzata da un Sal Buscema così così) si affiancano le trame più che discrete di Amazing Spiderman, ordite da Gerry Conway e realizzate da un ottimo Ross Andru. Il tutto ruota intorno al ritorno in scena di Gwendy Stacy (anche se poi si scoprì che si trattava solo di un clone della vera Gwendy, creato dal Professor Warren, alias lo Sciacallo), proprio nel momento in cui il buon Peter sembrava aver dimenticato il suo primo amore per la rossa Mary Jane. Per quanto riguarda i comprimari possiamo suddividere l'annata in due periodi. Il primo, fino al n.185, vide affiancato all'arrampicamuri un Iron Man discreto, realizzato per lo più da George Tuska e da un dignitoso Herb Trimpe, e le storie dell'Uomo Lupo, disegnate da uno strepitoso George Perez. Il secondo, a partire dal n.186, vide il ritorno di Hulk dopo la sfortunata parentesi editoriale della sua testata personale: Herb Trimpe continuò ad illustrare brillantemente la carriera del vecchio pelleverde passando per episodi veramente storici, come la conclusione della prima saga di Warlock (UR nn.188-190) e la prima apparizione di un mutante che avrebbe avuto un successo davvero sensazionale. Sto parlando naturalmente di Wolverine, che potete ammirare su UR nn.192-194. Accanto ad Hulk poi continuò le sue avventure il Diavolo Rosso in un gruppo di storie opera di Bob Brown e Klaus Janson: dal punto di vista grafico, secondo la mia opinione, si tratta delle storie più scadenti di tutta la carriera di Devil. Una citazione speciale poi per lo storico n.200 di questa testata che vide accanto ad un episodio di Marvel Team-Up con ospite Killraven, il primo dei due "What If" pubblicati dalla Corno (l'altro è su Fantastici Quattro n.209): una bella storia che esamina cosa sarebbe accaduto se l'Uomo Ragno si fosse unito ai Fantastici Quattro.

Parlando del fantastico quartetto, vista la pericolosa vicinanza della data di copertina tra le storie pubblicate in Italia e gli originali americani, Secchi cominciò, a partire dal n.151 della testata, ad alternare come storia d'apertura dell'albo le collane Fantastic Four e Marvel Two-in-One. Alla prima, ben scritta e magistralmente disegnata dal trio Roy Thomas - Rich Buckler - Joe Sinnott (spicca per eccellenza la trilogia con protagonisti Silver Surfer ed il Dottor Destino sui nn.165-167), si contrappone la seconda, con trame più semplici e disegni piuttosto scadenti, ma importantissime dal punto di vista della continuity: molti personaggi videro l'epilogo delle loro gesta proprio su queste pagine, come per esempio Golem (n.157). Dividono inoltre le pagine della testata prima Capitan Marvel (realizzato da un Al Milgrom in ottima forma, davvero irriconoscibile rispetto ai lavori attuali), poi, dopo un episodio del Sub-Mariner tratto dal mensile Marvel Spotlight, dall'insolita accoppiata Sub-Mariner / Dottor Destino. A partire dal n.172 l'onore di accompagnare i Fantastici Quattro va al Warlock di Jim Starlin che abbiamo recentemente ristampato in Play Book nn.31-32. In appendice poi furono pubblicate le avventure di Skull l'Uccisore, un reduce del Vietnam che guida nella preistoria i sopravvissuti di un disastro aereo causato dalla distorsione temporale del triangolo delle Bermude. La serie durò solo 8 episodi e terminò l'anno successivo nella serie Marvel Two-in-One. A sostituire Skull, nel n.173, arrivò il serial degli Inumani, opera ancora una volta del grande Perez. A mio parere il livello della testata si mantenne comunque ottimo per tutto l'anno.

La testata dedicata a Thor e i Vendicatori alternò le avventure del Dio del Tuono e del gruppo più possente della Terra quale storia d'apertura dell'albo. Se nel primo semestre dell'anno abbiamo un Thor finalmente mitico anche nel disegno, con un John Buscema finalmente all'altezza della situazione (per merito delle chine di Joe Sinnott), con avventure indimenticabili quali la prima apparizione del Panteon egizio (nn.157-158) ed il viaggio nel futuro in compagnia di Zarrko (nn.159-162), nel secondo semestre assistiamo al ritorno dei Vendicatori che, dopo qualche episodio non eccezionale disegnato da George Tuska, presero il volo per merito di George Perez con un ciclo di storie (nn.167-172) che vide i nostri eroi alle prese con lo Squadrone Supremo e la Corona del Serpente in una serie di avventure che li vide proiettati addirittura nel Far West. Comprimari di Thor e i Vendicatori furono prima il figlio di Satana (che dopo le storie provenienti dal mensile Marvel Spotlight, vide pubblicate quelle estratte dal proprio mensile: per qualche ragione oscura il n.8, il conclusivo, di quest'ultima serie non venne mai pubblicato dalla Corno ed è perciò tuttora inedito) e poi il bellissimo serial della Pantera Nera: a partire dal n.160 si dipanano le vicende di T'Challa, scritte da un lirico ed intenso Don McGregor, alle prese col perfido Killmonger. In appendice invece arriva Ka-Zar, dopo la chiusura dell'albo che condivideva con Conan: anche questa serie si interruppe lasciando inedito un numero originale (il n.20, che avrebbe dovuto presentare anche la conclusione dell'avventura in corso di pubblicazione), vale la pena di sottolineare l'ottimo lavoro di Val Mayerick nei numeri finali. A sostituire Ka-Zar arrivò infine dal n.173 il Golia Nero, sfortunato protagonista di una serie brevissima (solo 5 episodi!). Nel complesso un albo che si mantenne ad alti livelli.

Cattive notizie invece per la testata di Capitan America: la serie chiuse infatti col n.128 all'inizio del 1978. Il motivo della chiusura fu ufficialmente imputato alla scarsità di materiale originale dedicato al Capitano e quindi l'impossibilità di mantenere la periodicità quattordicinale. Il fatto che recentemente alle storie di Capitan America si fossero affiancate quelle degli Invasori (il gruppo in cui il Capitano aveva militato durante la seconda guerra mondiale) e quindi vi fossero a disposizione due storie mensili anzichè una sola mi induce a credere che il vero motivo della chiusura fossero le vendite scarse del quattordicinale. A dispetto di questo fatto la testata, nel suo ultimo anno di vita aveva presentato materiale veramente ottimo. Capitan America, finito il periodo Robbins col n.104, passò nelle geniali mani di Jack Kirby, di ritorno alla Marvel dopo l'esperienza alla D.C. Unico difetto di queste storie è l'ambientazione fantascientifica, non adatta al personaggio, ed il fatto che il "King" ignorò completamente i comprimari abituali di Cap. Alternate a quelle del Capitano furono poi le storie del già citato gruppo degli Invasori, realizzate ancora una volta da Frank Robbins, disegnatore geniale dal tratto originalissimo e per questa ragione snobbato dai ragazzini di allora. A tenere compagnia al nostro eroe tanti comprimari: cominciamo da Ghost, passiamo per Luke, alias Power Man, per arrivare all'esordio del gruppo dei Campioni (il primo super-team con sede a Los Angeles) ed all'attesissimo ritorno degli X-Men con le storie della seconda genesi (a partire dal n.114). Tutte storie più che degne che però non riuscirono a mantenere in vita l'albo. Il motivo della chiusura? Probabilmente la crisi economica, ma più semplicemente ritengo che il gusto dei lettori stava mutando, ed il grande successo dei robot giapponesi che cominciarono la loro invasione proprio in quel periodo ne è la riprova.

Passiamo ai mensili in b/n: come già detto chiuse Dracula col n.18, mentre continuò con discreto successo la serie di Shang-Chi, maestro del Kung-fu. I numeri dal 25 al 36 presentarono materiale di buona qualità, in particolare di Paul Gulacy (su Shang-Chi), John Byrne (su Iron Fist, con testi di Chris Claremont) e George Perez (sul serial dei Figli della Tigre che, nel frattempo, aveva mutato titolo e protagonista ne "La Tigre Bianca").

Da citare brevemente infine la serie cronologica di ristampe dedicata al Diavolo Rosso "Devil Gigante", che sopravvisse 40 numeri, ed il secondo dei tre speciali della Corno: questa volta si tratta di "2001: Odissea nello Spazio", riduzione a fumetti del film omonimo di Stanley Kubrick, disegnata in maniera stratosferica dal grande Kirby. Breve menzione anche per i due volumi rilegati per libreria "Noi siamo I Fantastici Quattro" e "Io sono L'Uomo Ragno", che presentavano una miscela di ristampe di alcune importanti avventure dei nostri eroi.

continua ...
A cura di Marco Rufoloni
marco.rufoloni@casaccia.enea.it

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