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La fiamma di un cerino come un lampo nell’oscurità, poi la prima nuvola di fumo grigio della sigaretta, in questa serata malinconica all’aria fresca, solo su una panchina.
Subito il balzo nel passato, fino all’origine di questo strano vizio, piacevole ma dannoso: lei, il desiderio del mio cuore, ed io, nella sofferenza di fronte alla dura realtà dell’amore. Nervosismo e dolore, e questa necessaria valvola di sfogo.
Nella mia mente ecco ora i bei momenti insieme a lei, i pomeriggi di un’estate ormai distante, un sole in un attimo luna. Troppo rapidi, troppo brevi, nella luce dei suoi stupendi sorrisi e dei suoi occhi verdi. Minuti uno dopo l’altro in una corsa inarrestabile, Presente ma subito Passato sempre più lontano. Cosa strana questa diversa percezione, questo flusso di futuro verso di me come un fiume ora in piena ed ora in secca: uniforme nella realtà oggettiva, relativo per l’uomo di scienza, immoto per il dio, misterioso e mutevole per la mente dell’uomo. Nella felicità e nella gioia troppo breve ed effimero, nel dolore entità in viaggio sul lento carro col suo carico di speranza.
Ora un ricordo improvviso fuori dall’oblio di innumerevoli giorni, faticoso e disperato come il salto del salmone oltre la cascata. L’eterna ora di imbarazzo, vergogna e rabbia in un giorno di scuola ormai lontano, una campana sempre in silenzio, nelle orecchie risa di scherno, sotto gli occhi un orologio come senza lancette.
Un altro tiro dalla mia sigaretta, l’aria della sera fra i capelli e lo sguardo verso il cielo stellato.
Una giornata di noia inquieta quella di oggi, come molte, troppe, ultimamente. Il mondo come alla moviola, come una statua di pietra di secoli fa, come uno stagno nell’aria afosa. Apatia generale, e la mente e il corpo stanchi e deboli nonostante il lungo e placido sonno.
La notte un oblio completo, le ultime sensazioni il buio della camera, la morbidezza del cuscino e il fruscio delle coperte leggere: poi la sveglia, la penombra e nessun ricordo dei sogni nelle otto ore al di fuori della coscienza.
Strana e fortissima l’ossessione degli uomini per il flusso di questo fiume dal nome “tempo”, per quel segmento di infinito – retta in un abbraccio con se stessa, per il filosofo – su cui la nascita, la vita e la morte, e il caos al comando.
Gi ultimi tiri ormai di questa sigaretta, con i pensieri in tondo nei labirinti della mente, e la pelle d’oca per l’aria sempre più fredda, addosso solo una magliettina nera e dei vecchi jeans azzurri.
Tante situazioni, tante teste, diverse percezioni, l’infinito in continuo scorrimento, l’eternità in tanti piccoli segmenti a picco nell’oblio.
Altro tiro, l’ultimo ormai, una nuvoletta di fumo aromatico e sullo sfondo il cielo blu scuro. Di nuovo a casa adesso, come ogni giorno, dopo la breve pausa della sigaretta per un po’ di relax e l’abbandono ai propri pensieri. Fino a domani, alla prossima parentesi di riposo, con un’altra clessidra di tabacco e la mente in un ennesimo volo, avanti e indietro, senza confini.
©
Matteo Vignoli
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