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Pallidi i volti
quel giorno,
chiare
le impronte.
Come il sole
che inonda ,
livide tracce
sul dolore,
ove annega
il ricordo.
Marmi lucidi
abbaglianti,
incrociano
gli sguardi,
pietre tombali
accecano riflesse.
Occhi vacui
su volti indistinti,
osservano intenti
il calar delle funi,
in un sospeso,
che pare infinito.
Mi volto e ti vedo,
in piedi nell’ ombra,
sorridi,
aggrappata al mio
dolore.
Fluttuo incongruente
tra oscuri risvolti,
e tutto evapora
in un istante.
Un tenute silenzio
mi accoglie
nel tuo mondo
uguale.
Ti guardo assorto
provo sconforto,
l' ansia mi sale
non so che fare,
avverto nausea
sopra il sudore,
rivoli gelidi
fiato che latita,
prossimo al limire
preso in un vortice,
dentro un vulcano
ormai latente,
deflagra lava
incandescente.
Vorrei gridare
svanire
restare
fuggire
parlare
capire
scappare
morire
impazzire,
ed alla fine,
poter vomitare.
Impassibile,
ti guardo immobile.
Solo,
come solo
accanto a te.
©
Edoardo Firpo
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