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Leggerezza
di Sergio De Angelis
Pubblicato su SITO
Anno
2008-
Akkuaria
Prezzo €
12-
Poesie ISBN
9788863280456
Una recensione di
Carlo Santulli
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Votanti:
647
Media
79.23%
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Parlo volentieri un'altra volta della poesia di Sergio De Angelis, in questa seconda raccolta dopo “Ciò che amo è dentro me”, edita ancora una volta da Akkuaria. “Leggerezza. Poesie lasciate sul davanzale” è più di un titolo: è una dichiarazione d'intenti, che con sincerità ed onestà l'autore propone al lettore. Il fatto che questa si configuri come una poesia spontanea, non vuol dire che Sergio non abbia rimeditato ed approfondito il messaggio che gli veniva dalla raccolta precedente. Ci sono alcune indicazioni che sono del tutto sostanziali allo svolgimento del suo verso: in particolare, la presenza dell'ambiente naturale, che sia la “melodia stanca della pioggia” oppure la mattina vestita di bianco, o ancora le sponde di un fiume, le onde di un mare o il sedersi su un ciocco. Si introduce poi sommessamente, ma con fermezza, il filtro attento, anche se amichevole, del gusto del porgere (l'immagine del davanzale nel titolo non è casuale, è come fosse un poggiolo aperto al mondo). E se il poeta invita la coscienza a nascondersi, non è per irresponsabilità, tutt'altro, piuttosto perché sente avvicinarsi la pienezza dei suoi mezzi espressivi. Non per il bisogno di essere poeti conosciuti in tutto il mondo, ma piuttosto per il desiderio di comunicare: ricorre l'idea della vicinanza dell'autore, anche se le parole non bastano, per colmare la distanza né a volte per esprimere gioia o dolore. Il tema dell'inadeguatezza delle parole non è certo nuovo, ma è sempre attuale, tuttavia il significato passa e si trasmette al di là di quello che i vocaboli esprimono, ed è questo il piccolo miracolo della poesia, la raggiunta coscienza di un sentimento, che ci spalanca la consapevolezza. Come ci facciamo certi e sicuri di una sensazione semplicemente guardando gli occhi di una persona che ha una comunione sentimentale ed affettiva con noi, “occhi spenti, impauriti, stupiti/occhi secchi/occhi bagnati”, così la poesia permette alle mani di tendersi e di incontrarsi da sole, volgendosi verso una meta, magari inespressa, ma arcanamente già nota.
Ritornano, anche dalla raccolta precedente, quelle note di speranza che ce l'avevano resa grata, quell'arcobaleno interno, mentre le parole possono confessare di non esporre che i ricordi, quelli che ci hanno resi come siamo. E allora si vede che, giocando sull'onda della nostra vita passata per cercare di sorridere, nonostante tutte le difficoltà e le disillusioni, al futuro, il senso di ogni sillaba s'innalza verso un obiettivo più alto, ma insieme più profondo, che è quello di restituirci a noi stessi nell'ambito che ci è proprio, insomma nel nostro mondo, quello di ogni giorno, senza necessariamente voli pindarici o fughe in avanti. Perché persone come Sergio sanno bene, come emerge dalle sue tranquille e sagge parole, che il viaggio più vero ed autentico è quello in cui ripercorriamo noi stessi, per scoprire i nostri lati più profondi e nascosti. Per cui potete capire come dalla lettura ordinata, ma ancor meglio saltellando qua e là tra versi e componimenti, delle poesie raccolte in “Leggerezza” si esce consapevolmente confortati: pur tra i problemi e le ansie di questa nostra vita, possiamo ritagliarci un nostro spazio di vivida serenità.
Una recensione di Carlo Santulli
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Libri di pubblicati nella collana I libri di PB
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Scheda Libro |
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2007 pg. 204 - A5 (13,5X21) BROSSURATO
Prezzo Amazon 8.31 euro
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2010 pg. 200 - A5 (13,5X21) COPRIGIDA
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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