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di Valeria Biffi
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Bastano due gocce d’acqua e la tangenziale è immobile, statica, sembra rimarcare che saresti stata meglio nel tuo letto. Chiusa nella mia auto cerco di farmi un varco per prendere l’uscita ventidue. Rumore di pioggia, tergicristalli che sbattono, imprecazioni che fuoriescono dai finestrini, e dieci, venti impianti stereo che fanno da sottofondo, ognuno con una canzone diversa. Mi piace osservare la gente alla guida. C’è il signore composto, che non fa una smorfia, quello che alle 7 del mattino è già al telefono, chi fuma con aria assonnata, ma la cosa che mi diverte di più è guardare i guidatori mentre cantano. Sì perché appena c’è la nostra canzone preferita diventiamo tutti delle star internazionali, battiamo il tempo, cantiamo a squarcia gola, facciamo smorfie, gesti. Ignoriamo che i finestrini sono trasparenti. Io per prima. Il cruscotto è il mio palco personale. San Siro in due metri quadri.

Passo parecchio tempo in auto, preferisco spostarmi così. Sono più autonoma, più comoda, ed è come se fossi una tartaruga che si porta sempre con sé la sua casa. Piccola ma confortevole.  E per sentirsi a casa niente è meglio che un giusto sottofondo musicale, che rispecchi l’umore, il tempo, o la meta che dobbiamo raggiungere. Non c’è che da scegliere: chiavetta, cd, radio. Rock? Disco music ? le migliori hit dal ’70 ad oggi? Ogni giorno ogni momento posso ricreare un ambiente diverso, e perché no, una me diversa.

Oggi piove, è lunedì, e sono di pessimo umore. Ho selezionato le “Hole”. La voce graffiante di Courtney Love rispecchia il mio stato d’animo: arrabbiata, in lotta con il mondo intero, senza un motivo preciso, ma ogni scusa è buona per litigare con qualcuno e urlargli contro. Quando ti alzi con il piede sbagliato va così.

Guido ignorando diritti di precedenza, semafori, stop e rotatorie. Ho io la precedenza, punto.

Proseguo per la mia strada, decisa come un carro armato, suono, gesticolo, canto la mia rabbia.

Poi il l’arresto totale; il cartello luminoso dice che il traffico è bloccato causa incidente. Ok, respiro. Soluzione uno: prepararsi a portare molta pazienza, cosa che oggi non è nelle mie corde. Soluzione due: strada alternativa. Vada per la seconda.

Con qualche zig e zag riesco a tornare sulla provinciale, certo non è scorrevole, ma per lo meno non è ferma. Fai passare la nonna con il passeggino, ok, le signore che vanno al mercato e va bene, l’anziano fermo sulle strisce pedonali a guardare le nuvole, scusi? Può spostarsi per cortesia? Sa com’è, dovrei andare al lavoro.

Nel frattempo il mio cd “oggi lasciatemi stare” è terminato. Si inserisce la radio. Solo grandi successi dal novanta ad oggi, dice lo speaker.

Ferma ad un semaforo, partono le note di “don’t cry” dei Guns & Roses.. tuffo nel passato, accidenti, quanti anni sono passati? 20? 25? Eh si più o meno, avrò avuto 15 anni. Distrattamente guardo la fermata dell’autobus di fianco a me. E in quel momento lo vedo. Dubito un istante, guardo dall’altra parte ma poi mi rigiro e ne ho la sicurezza. E’ lui, il ragazzo a cui ho dato il mio primo bacio. Anche lui sembra avermi riconosciuto, o perlomeno mi guarda con aria di chi pensa “sta faccia mi dice qualcosa” e poi sorride. Intanto i Guns continuano a cantare “don’t you cry tonight …I’ll still love you babe” , Dio sembra passata un’eternità o forse era solo ieri?  Circa 20 anni , come la canzone, che in questo momento mi sembra una canzone lontana, una musica d’altri tempi, si perché  solo per la durata della canzone vengo catapultata in un altro tempo. Un tempo in cui ero una teenager, un tempo in cui un suo sguardo mi riempiva la giornata, un tempo in cui noi eravamo diversi, un tempo travagliato, conflittuale, pieno di entusiasmo e di paure come ogni adolescenza deve essere, un tempo che ora mi pare bellissimo.

E’ verde, probabilmente già da qualche nano secondo perché l’Opel corsa dietro di me inizia a suonare, metto la prima e vado avanti, ma con la coda dell’occhio continuo a guardare quel quindicenne travestito da quasi quarantenne alla fermata, sorrido compiaciuta, mentre la canzone è alle note finali. Vorrei risentirla all’infinito per non perdere questa sensazione che non so definire, un mix tra nostalgia e gioia di ciò che è  stato. Ma inizia subito un grande successo dell’estate appena passata, e anch’io, con estrema velocità torno ai giorni nostri e comincio a cantare.  Giornata svoltata, ed è bastato il tempo di una canzone.

© Valeria Biffi





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