"E io sono tuo filio Giani" di Fabio Garzitto, è sicuramente uno dei romanzi più interessanti che mi sia fin ora capitato di leggere. Vuoi per il suo stile curato nei dettagli ma facile anche se scritto in forma dialettale, vuoi per la storia vera, cruda ma mai scadente, raccontata sempre con un filo di nostalgia e di tristezza, che riveste come un manto di nebbia tutte le pagine del lavoro di Garzitto.
Un lavoro di ricerca, un romanzo storico biografico di grande spessore. La semplice storia di una vita normale, raccontata dal protagonista in modo diretto, scioccante, malinconico. Un giovane ragazzo poco più che quindicenne, impiccato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un romanzo basato su fatti realmente accaduti. C'è stato un tempo non lontano in cui "libertà" era da pronunciare sottovoce e una vita umana poteva valere quanto un manifesto appeso ad un muro.
La dittatura fascista, la Seconda Guerra Mondiale, i partigiani, la repressione nazista. Gianni. Un ragazzino di un piccolo paese delle Prealpi Carniche che, a causa di interessi in gioco infinitamente più grandi di lui, morì impiccato il 13 luglio 1944, perché creduto una staffetta partigiana.
Un' atmosfera strana permea tutto il lavoro, e come una nebbia riveste ogni pagina, trasportando il lettore in un'altra dimensione, dove profumi di erba tagliata si mescolano a giornate di lavoro intenso e giochi all' aria aperta, in un tempo che fu e che non sarà più lo stesso. Trasportandolo così in una spirale continua fatta di giochi e di spie, di assassini in tempo di guerra, di partigiani e nascondigli tra i boschi. Una storia scioccante e accattivante basata su vicende tristemente e realmente accadute, dove i valori fondamentali della famiglia e dell'amicizia si fondono in un unico sogno che in molti non potranno vedere realizzato. La libertà. Quella che noi oggi possiamo assaporare grazie all' immolazione e al sacrificio di molti che come Gianni hanno bruciato la loro gioventù e la loro vita.
Intervista a Fabio Garzitto a cura di Emiliano Grisostolo
Autore del romanzo "E io sono tuo filio Gianni"
1) Come sei venuto a conoscenza dei fatti che hanno coinvolto Gianni, il protagonista. Raccontaci l' aneddoto se esiste.
2) Cosa ti ha spinto a scrivere questa storia? Per Quanto tempo è maturata in te l' idea e lo spirito di raccontare una vicenda drammatica, reale, delle nostre zone?
Rispondo alle prime due. Il libro nasce innanzitutto dalla decisione di scrivere un libro, o meglio dalla decisione di provare a "fare letteratura". Sembrerà banale ma non lo è. Serve tempo, energia, denaro per sopravvivere, e soprattutto aver maturato esperienze e conoscenze tali da pensare di poterci provare. Il secondo passo potrebbe sembrare altrettanto ovvio: cosa scrivere? Dentro di me, per esperienze personali di vita, avevo maturato la decisione di provare a far qualcosa in e per questa terra per tanti versi così inospitale e dura in cui viviamo, il Friuli. Perché non scriverne, allora? Perché non proporne una chiave di lettura personale? Perché non cercare di dargli una dignità storica e "letteraria"? Nel pensare queste cose avevo chiara in mente la grande lezione del giovane Pasolini friulano, la sua vicenda nelle nostre terre, la sua lotta per dare dignità "alta" ad un mondo che non sapeva nemmeno cosa fosse. Ricordo sempre con piacere quello che disse ad un convegno della Filologica Friulana nel primo Dopoguerra: "Ricordatevi che parlare in friulano vuol dire parlare in latino!". E, a parte questa, un'altra sua grande lezione, che ho scoperto per caso dalle parole di un suo ex-alunno, il quale raccontava che quando dava loro qualcosa da scrivere, gli diceva sempre di dire la verità, di raccontare le cose che avevano intorno. Quest'ultima lezione combaciava perfettamente con alcune mie riflessioni personali sulla nostra generazione, su come essa viva in una realtà interiore che io chiamo, tra me e me, "iperspazio", così diversa dal mondo diretto, per certi versi molto più "facile" e meno ambiguo, dei nostri nonni. E così, senza a stare a spiegare tutti i passi del percorso, ho elaborato un piano di ricerca per capire proprio quale fosse la differenza tra i due mondi interiori, "la realtà secondo qualcuno", fra la civiltà contadina e quella attuale, che chiamerò postmoderna. Il romanzo, per venire finalmente alla tua domanda, è il primo pezzo di una trilogia, in cui si indaga la civiltà contadina. Una volta formulato per sommi capi il progetto di ricerca, mi serviva una storia, che, anche se sembrerà strano, per molti versi potevo ambientare dal 1400 fino al boom economico degli anni Sessanta. Ma quando lo zio ottantenne di un mio caro amico mi ha raccontato per caso la storia di un suo cugino, Gianni, che era stato impiccato dai nazisti durante la Seconda Guerra, e me ne raccontò abbastanza in dettaglio i particolari, capii senza bisogno d'altro che avevo trovato la mia storia. Riguardava un periodo storico, quello della Resistenza, che conoscevo abbastanza poco ma che mi incuriosiva, peraltro non avevo nemmeno idea che la Resistenza in Friuli fosse stata una cosa importante, la storia era insieme estremamente locale, riguardando paesi vicini a quello a cui abito, ma insieme mi pareva rappresentare una metafora potente e potenzialmente universale sulla Violenza. Insomma mi intrigava da matti. E così, senza nemmeno pensarci due volte, comincia a documentarmi.
3) Come sei riuscito a raccogliere in seguito tutto il materiale necessario per raccontare questa triste vicenda? Quanto tempo ti è servito per trovare le persone con le quali parlare, e i libri della bibliografia se ce ne sono?
Ci ho messo otto mesi a scrivere il libro, dall'inizio alla fine ricerca compresa. Ho provato a cercare materiale scritto, ma ce n'era ben poco e, come ho scoperto in seguito, spesso impreciso. Ho comunque letto tutto quello che c'era sulla Resistenza in Friuli, ho trovato particolarmente belle biografie e autobiografie. Ma la storia l'ho ricostruita parlando con la gente: parenti, amici, addirittura con Americo, che era uno dei ragazzini che furono catturati con Gianni. Incrociando poi le varie interviste e le nozioni storiche dell'epoca, ho costruito la storia del libro. Probabilmente ci sono dettagli che non corrispondono a verità, ma la verità su quella vicenda ormai è perduta, e comunque non credo di essere andato molto lontano da come avvennero i fatti.
4) Sono tutti personaggi realmente esistiti o per necessità letteraria hai inserito qualche personaggio di tua invenzione, caratterizzandolo nel contesto del romanzo?
Quelli riportati nelle nozioni storiche alla fine del libro sono tutti realmente esistiti. Tutti gli altri sono inventati.
5) Il dialetto utilizzato durante tutto il tuo lavoro è un' impronta che identifica immediatamente la zona d' origine dei fatti avvenuti. Molte persone però hanno difficoltà a leggerlo, e quinti non proseguono nella lettura del romanzo. Come sei giunto a questa scelta molto coraggiosa?
Nel libro non ho utilizzato un dialetto, ma un italiano dialettale. Se fossi stato veramente coraggioso l'avrei scritto in friulano, perché quello è il modo in cui si sarebbe espresso Gianni. Da una parte forse non sono così coraggioso, dall'altra scrivere in friulano mi avrebbe portato via altri mesi di studio. Inoltre, non sarei riuscito a renderlo verosimile, non essendo un dialetto che utilizzo in maniera naturale. Ho scelto di provare un compromesso, credo parzialmente riuscito, perché il romanzo ha una radice realista, volevo cercare di ricreare un'immagine della realtà contadina il più possibile "veritiera", e il solo pensiero che Gianni ragionasse nel mio italiano "studiato" e massmediatizzato mi dava i brividi.
6) Hai pubblicato questo tuo notevole lavoro con il circolo culturale Menocchio di Montereale Valcellina. Come sei giunto a loro? Senza nulla togliere a questo circolo che negli anni ha saputo pubblicare titoli interessanti, perché non hai cercato una casa editrice più "grande", considerato il romanzo meritevole di tale attenzione? Se ci hai provato, raccontaci com'è andata se ti va.
Non ho nemmeno provato a cercare un casa editrice nazionale. E' un libro che ho scritto, se vuoi, come una prova. Ho provato a pensarlo come una cosa da far leggere ai miei amici, e infatti in prima battuta l'ho scritto per loro. Siamo appiattiti sul presente, non conosciamo più le storie dei nostri paesi, non abbiamo più radici di alcun tipo se non quelle globali e poco profonde offerte dai media di comunicazione di massa. A loro il libro è piaciuto. A me questo fa molto piacere. Una volta ho sentito una persona dire che puoi riconoscere quando sei sulla tua strada quando le persone che ti conoscono, mentre fai quella cosa, vengono da te e ti dicono: "Bravo, ti vedo bene in ‘sta cosa". Scrivere un libro sulla realtà che mi circonda, per le persone che mi stanno attorno, e riceverne un giudizio favorevole, nell'ottica di quello che diceva e faceva Pasolini, così come in quella della conoscenza diretta delle cose di cui si parla, caratteristica fondamentale della civiltà contadina rispetto alla nostra, per me vale forse di più di un'edizione nazionale. E poi, se il libro davvero merita, troverà la sua strada, ma è un passo successivo. Avevo mandato l'inizio alla Biblioteca dell'Immagine, non mi hanno risposto e così l'ho portato al Menocchio, che peraltro a livello di qualità credo che sia ineguagliato in Friuli. Tra l'altro è stato ristampato in edizione Olmis-Menocchio.
7) Da questo tuo romanzo "E io sono tuo filio Gianni", è stato girato un film in questi ultimi mesi, dal titolo " Il sole tramonta a mezzanotte". Le riprese si sono concluse da poco. Il regista è Christian Canderan titolare della Casa di produzione Sunfilms, che conosco bene per la sua spiccata voglia di raccontare la storia dei nostri luoghi. Com'è nato l' incontro tra voi, la scelta di trasportare in film il tuo romanzo? Per quanto tempo avete lavorato al progetto e alla sceneggiatura? Raccontaci insomma tutto quello di cui puoi parlare, nell' attesa che esca la pellicola.
Su questo metterei solo un richiamo. Ti dico solo che la sceneggiatura l'ho scritta io e ho cercato di mantenere il bilanciamento e le linee di forza del romanzo. Il film uscirà a gennaio 2009.
8) Ti ringrazio molto fabio, consiglio a tutti di leggere questa tua fatica letteraria e di andare a vedere il film quando uscirà. Sono fatti realmente accaduti, drammatici, meritavano di essere raccontati e visti sullo schermo. Grazie a te ora molta gente avrà la possibilità di conoscere un pezzo di storia di casa nostra.