Solitamente
si decide di intraprendere un viaggio per visitare
nuovi luoghi, conoscere culture differenti dalla
propria e avvicinarsi temporaneamente a un mondo
tanto ignoto quanto spesso affascinante. Si
parte per incontrare laltro, per interagire
con realtà che fino ad allora si ignoravano.
Si viaggia per capire meglio se stessi, per
ricercare la propria identità grazie
al confronto (o malauguratamente scontro) con
un universo che difficilmente può essere
catalogato nei parametri prestabiliti dalla
società di appartenenza. Ci si allontana
da casa per assaporare il gusto dellavventura,
dellimprevisto e del misterioso; si vuole
essere in balia del caso e fuggire dallo scorrere
lento e monotono dei giorni, da logore abitudini
e da soffocanti obblighi.
E poi si ritorna nel proprio paese. Talvolta
si è completamente ammaliati dal fascino
del posto che si è visitato e talvolta
si è scettici poiché un luogo
non ha soddisfatto le aspettative della partenza
o , più semplicemente, non è piaciuto.
In ogni caso, si rientra arricchiti: lincontro
con il diverso da sé permette di comprendere
meglio i limiti, i pregi e le potenzialità
dellio e delluniverso che lo circonda.
Riuscendo a capire laltro ( e accettandolo)
, si riesce a capire meglio se stessi. Lidentità
, infatti, non è solo il prodotto di
un complesso di riferimenti etici e cognitivi
definiti dal mondo in cui si vive; non è
solo la diretta conseguenza di scelte compiute
dalla famiglia da cui si proviene.
Lidentità è il risultato
di un lungo cammino dellindividuo, di
una sorta di viaggio che si sceglie di iniziare,
dopo aver abbandonato parte delle certezze e
dei principi che regolano il quotidiano svolgimento
dellesistenza. Limplacabile ripetitività
dei giorni non permette di mettersi alla prova,
di superare alcuni dei propri limiti e di poter
scegliere: il susseguirsi di attività
e momenti difficilmente imprevedibili crea attorno
allindividuo un universo perfettamente
organizzato in cui sentirsi protetto e rassicurato
e che, per questo, non viene abbandonato. Da
tale prospettiva, si potrebbe pensare che solo
la noia costituisca una possibile variabile
capace di turbare questa tranquilla dimensione,
ma non è così: i meccanismi interni
di questo complesso sistema sono in grado di
reinserire luomo in altri sotto-sistemi
destinati ad ideare sicuri istanti di svago
e di divertimento. Tutto appare rispondere ad
una perfetta logica, nulla sembra essere lasciato
al caso. In una tale situazione, risulta palese
come la personalità dellindividuo
non sia soggetta ad una lenta ma continua evoluzione
dovuta alla necessità di far fronte ai
più disparati problemi, ma rimanga identica
a se stessa. Solo un avvenimento imprevisto
potrebbe sconvolgere parte di tale statica condizione
e obbligare il soggetto a scoprire realmente
se stesso, riflettere sulla sua identità
ed , infine, crescere. Ed è per questo
che, come sostiene lo scrittore libanese Amin
Maalouf in Origines , per svilupparsi e maturare,
luomo non deve essere costantemente radicato
alla medesimo mondo, ma deve camminare, spostarsi
da un luogo ad un altro, affrontare le più
disparate avventure che si presentano, iniziare
a percorrere una delle numerose strade che,
improvvisamente , gli appaiono di fronte, poiché
Pour nous, seules importent les routes.
Ce sont elles qui nous convoient- de la pauvreté
à la richesse ou à une autre pauvreté,
de la servitude à la liberté ou
à la mort violente. Elles nous promettent,
elles nous portent, nous poussent, puis nous
abandonnent. (1)
Inoltre, in questo secolo di esodi e di migrazioni
planetarie, unattribuzione identitaria
concepita in relazione al luogo di origine appare
anacronistica ed inconcepibile: milioni di persone
non vivono nel luogo in cui sono nate, parlano
una lingua che non è quella materna ed
apprendono una cultura che è diversa
da quella paterna. Il concetto di individuo
a radice unica derivante [
] du principe
dune Genèse et du principe de la
filiation, dans le but de rechercher une légitimité
sur terre qui à partir de ce moment devient
territoire[= terre élue] (2) dovrebbe
essere, per questo, sostituito a quello di racine
multiple ipotizzato da Eduard Glissant
in Introduction à une poétique
du divers.
Ma acquisire la consapevolezza di dover partire
verso lignoto può erroneamente
indurre a credere di trovarsi dinnanzi a un
immenso e sconfinato panorama di possibilità.
Nonostante ciò, lindividuo non
deve spaventarsi e pensare di essere privo di
qualunque punto di riferimento poichè
egli possiede una certezza che custodirà
durante tutto il corso della sua vita: il suo
nome. Grazie ad esso egli è in grado
di definire se stesso e disegnare nitidi contorni
della sua persona, riconoscendo il punto preciso
da cui è partito e quello a cui può
giungere: infatti, come sostiene Joël De
Rosiers in Théories Caraïbes Mon/nom:-
signes inversés de la possession et de
lidentité pour nous dire que le
nom, non seulement signifie quelque chose mais
nous convoque[
] Le nom nest pas
rien. Il nous désigne dune manière
qui nest pas neutre. Plus encore que la
langue maternelle, les patronyme simpose
à nous.(3)
La coscienza di essere una parte attiva ed importante
di un determinato micro-universo gli permette
di riflettere su se stesso , senza rischiare
di essere coinvolto in un processo di completa
rivalutazione e ricreazione (con possibile conseguente
annullamento) della propria personalità.
Inoltre, egli può confrontarsi con gli
altri, senza il timore di perdere parte della
propria identità e senza voler imporsi
come unico modello da emulare: nellincontro
con laltro , egli può creare un
perfetto rapporto di equilibrio tra le componenti
principali della sua dimensione personale e
quelle appartenenti alluniverso del tu.
Una perfetta e reale interazione, infatti, può
avvenire solo quando entrambe la parti sono
coscienti della propria identità e del
sistema di valori a cui si riferiscono e, forti
di tale consapevolezza, non devono imporre il
proprio schema mentale e culturale per reazione
inconscia ad un timore dinferiorità.
Il suo nome racchiude un mondo che riesce ad
aiutarlo in qualunque luogo si trovi poiché
in esso si cela una delle componenti fondamentali
per la formazione e lo sviluppo della personalità:
la storia e la mitologia famigliare. Infatti,
come afferma lo scrittore francese Daniel Picouly,
nel momento in cui si è accinto a ripercorrere
la storia dei suoi genitori e gli avvenimenti
anteriori alla sua nascita, Je vais à
la rencontre des souvenirs qui mont forgé,
formé. Des épisodes de lhistorie
familiale qui étaient dans ma tête
depuis toujours.(4) In effetti, grazie
agli aneddoti e alle leggende che compongono
la mitologia famigliare, luomo riesce
a comprendere appieno le sue origini e, di conseguenza,
a capire se stesso. La conoscenza degli avvenimenti,
che nel passato sono stati fondamentali per
la creazione di una particolare situazione,
porta a svelare i meccanismi costitutivi del
mondo presente e della propria realtà.
La scoperta dei fatti e delle figure, che hanno
maggiormente influenzato lo svolgimento degli
eventi, permette allindividuo di divenire
cosciente non solo di quellambiente che
rappresenta la fonte dei suoi principi e che
costituisce il modello a cui conformarsi, ma
anche delle cause che lo hanno determinato.
Ma per compiere questa ricerca, occorre intraprendere
un viaggio nel passato, in una dimensione in
cui storie personali, nate da ricordi talvolta
inventati o solo deformati dalla memoria famigliare,
sono affiancate a storie pubbliche, storicamente
riconosciute, istituzionalizzate e codificate
dalla memoria nazionale. Il processo di identificazione
e di conseguente separazione tra i fatti appartenenti
alla storia individuale e direttamente vissuta
e quelli connessi alla storia ufficiale comporta
lacquisizione di quella memoria che Régine
Robin definisce collective, ossia
Elle est à la fois ce qui établit
le lien entre la mémoire vivante, et
la mémoire normée, mémoire
de groupe, encadrée socialement, encadrée
aussi par la tradition familial. Mémoire
identitaire, close sur elle même, menacée
et jalouse de sa singularité. (5)
Di conseguenza, per conoscere il proprio passato,
è necessario possedere un sapere storico,
ufficiale ed accademico, riconducibile ad imponenti
lavori di ricerca degli specialisti del settore,
e un sapere famigliare, mitico e leggendario,
costituito di ricordi gelosamente custoditi
dalla memoria. Questa, infatti, diversamente
dagli individui che dimenticano gli avvenimenti
remoti, conserva la dimensione del passato e
riesce,ogni qualvolta lo desidera, a farla riaffiorare
nel presente. In tale prospettiva, luomo
assume una posizione di sottomissione nei confronti
di questultima e sebbene si sforzi di
controllare le immagini che di colpo appaiono
nella mente, non riesce a controllare il movimento
imprevedibile e discontinuo delle visioni passate
Ed è anche per questo che lidentità
personale non può essere semplicemente
spiegata ricorrendo esclusivamente a rigide
concatenazioni di causa-effetto o a razionali
e concrete motivazioni. In essa si celano paure,
sogni e pensieri che sovente rimangono incomprensibili
poiché completamente estranei a qualunque
logica a loro esterna e possono essere chiariti
solo grazie a racconti fantastici. Tutto ciò
che è segreto, che risulta in prima analisi
incomprensibile e, di conseguenza, misterioso,
non deve essere catalogato come estraneo e quindi
escluso; lillogico, lirrazionale
e il remoto costituiscono una delle basi sulle
quali la mitologia famigliare si edifica e si
sviluppa. Cosciente del proprio passato e dei
complessi meccanismi connessi al funzionamento
della memoria, lindividuo può guardare
la sua immagine presente ed immaginare quella
futura, senza il timore di perdere i suoi punti
di riferimento e, per questo, essere soggiogato
dai modelli imposti dalla società in
cui vive. Il ritorno alle origini assume così
le connotazioni di un ritorno ( o scoperta)
di se stesso.
I fantasmi che popolano i ricordi si trasformano
in figure a cui riferirsi nei momenti di incertezza
e di sconforto e le tracce che hanno lasciato
diventano vivi strumenti di conoscenza.
Così, è accaduto a Aminn Maalouf
quando, nel momento di raccontare la storia
della sua famiglia, ha trovato tre lettere che
il suo prozio Gebrayel aveva spedito a suo nonno:
En un clin dil, Gebrayel a
cessé dêtre pour moi une
figure fantomatique évanouie en un passé
indéterminé. Je tenais à
présent dans mes mains des pages qui
portaient son écriture, son accent, son
souffle, sa sueur .(6)
Il passato non appare più tanto lontano
ma diviene parte attiva del presente e una solida
base su cui costruire il futuro.
Tutte queste incertezze connesse al viaggio
sembrano accrescere considerevolmente quando
accade che lindividuo non scelga spontaneamente
di partire, esplorare nuovi mondi, interagire
con realtà diverse dalla propria, entrare
in contatto con laltro e capire meglio
se stesso, ma sia costretto a farlo. Il mondo
in cui è cresciuto e che avrebbe dovuto
costituire lo sfondo su cui proiettare le aspettative
future lo allontana e, sovente, per sempre.
La terra che lo ha visto nascere lo obbliga
ad abbandonare la casa, la città e le
persone che lo hanno per lunghi anni circondato
( e forse anche la famiglia, dal momento che
non tutti hanno il coraggio e la forza di costruire
altrove il proprio futuro, o, più semplicemente,
non possono). Partire significa lasciare le
abitudini, la tradizioni e le regole di vita
che lo hanno aiutato a definire la propria identità
e che gli hanno permesso di sentirsi parte di
un determinato universo. Da questa prospettiva,
il paese natale si configura come un luogo di
sofferenza da cui andarsene: rimanere, infatti,
significherebbe continuare a vivere nella povertà,
nella guerra o nella completa mancanza di libertà;
significherebbe vivere nella paura di perdere
le persone care, di vedere distrutti i luoghi
nei quali si è cresciuti; significherebbe
lottare quotidianamente per poter semplicemente
sopravvivere.
Ma luomo non scappa dalla propria terra
solo per sfuggire dalle difficili situazioni
politiche, sociali ed economiche del luogo in
cui vive.
Egli se ne va anche dal mondo culturale e famigliare
che non gli permette di esprimersi in libertà,
di sviluppare in modo autonomo la propria personalità
e di inseguire i propri sogni. La famiglia diviene
spesso una prigione dalla quale evadere; le
tradizioni e la religione pretendono di assumere
un ruolo determinante nelle decisioni quotidiane
e private dellindividuo che, per questo,
si sente soffocare nello stretto giogo dei doveri
impostogli dallesterno. Lindividuo
si sete imprigionato in una gabbia di obblighi,
La conformità alle regole imposte diviene
una condizione indispensabile per essere accettati.
La sensazione di non poter scegliere diviene
talmente opprimente da indurlo ad andarsene
o compiere gesti estremi. Soprattutto i giovani,
desiderosi di sognare, speranzosi in un avvenire
migliore, ma insicuri di se stessi e delle loro
potenzialità, sono incapaci di reagire
e diventano vittime di questo sistema di divieti
e di costrizioni: infatti, come racconta Amin
Maalouf, parlando di un suo cugino, Le
neveu de Botros avait émigré vers
la mort comme dautres émigrent
vers lAmérique, pour les mêmes
raisons : lunivers qui lentourait
devenait étroit, étroites les
communautés, leurs idées, leurs
croyances, leurs manigances, leur grouillement
servile ; étroites aussi les familles,
étroites et étouffantes !
Il fallait séchapper ! (7)
La coscienza individuale si deve sottomettere
agli obblighi sociali e alla volontà
della comunità di appartenenza. Osare
ribellarsi alle regole si traduce in un atto
punito non solo con lemarginazione, ma
anche con la morte. Ogni vita deve seguire una
traiettoria perfettamente tracciata e nessuno
può permettersi di mutare il disegno
che è stato chiamato a realizzare, anche
se si è stati destinati ad unesistenza
di silenzio, di sottomissione e di reclusione,
come ha ricordato una giovane narratrice, Nina
Bouraoui, Una donna musulmana lascia la
sua casa due volte: per il matrimonio e per
il funerale. Così ha deciso la tradizione!(8).
Diviene così difficile ( o spesso impossibile)
pensare diversamente dagli altri o più
semplicemente pensare.
Ed esprimere con la scrittura pensieri diversi
da quelli concessi dal potere può trasformarsi
in un reato da punire severamente, soprattutto
se chi si espone sono persone a cui non sono
riservati diritti, ma solo obblighi. Così,
come ricorda la scrittrice algerina Yamina Mechakra,
descrivendo la condizione della donna in Algeria
,in La grotte éclatée , A
lheure actuelle, dans notre pays, une
femme qui écrit vaut son pesant de poudre(9)
Ed è così che, con una sensazione
di abbandono e di delusione, luomo inizia
questo particolare viaggio che difficilmente
si conclude quando si arriva a destinazione.
Le difficoltà connesse allapprendimento
di una nuova lingua, alla ricerca di adeguarsi
a diverse regole di vita e alla comprensione
di una cultura talvolta inconciliabile con la
propria, pongono il soggetto in una condizione
di straniero per sempre, di eterno
viaggiatore. Infatti, come scrive Kenizé
Mourad in De la part de la princesse morte ,
in cui si racconta la vita della madre costretta
a fuggire dalla Turchia poiché figlia
dellultimo sultano cacciato dalle milizie
di Kemal, un esule può essere considerato
estraneo ad un posto per svariati motivi: la
lingua, la religione, leducazione o la
semplice mancanza di un documento didentificazione.
La condizione di straniero lo accompagna ovunque
decida di andare: A nouveau, cette vieille
sensation dêtre rejetée
Sera-t-elle
toujours, partout, létrangère ?(10)
Per definire questa particolare situazione appare
però riduttivo ricorrere solamente al
termine straniero ed ai suoi sinonimi.
Con questa parola non si riescono ad esprimere
la sensazione di insicurezza, precarietà
ed instabilità che si prova quando si
è identificati con tale vocabolo. E non
si rivelano nemmeno quelle connotazioni di diffidenza,
sospetto e talvolta (purtroppo) di disprezzo
che essa comporta.
Così, per colmare tale lacuna lo scrittore
algerino Yassir Benmiloud , che ha vissuto in
prima persona lesperienza dellesilio,
ha pensato di creare [
] l
intrangero , è una parola che ho inventato
io che se non sei di origine difficile non la
puoi capire, ma io te la spiego, vuol dire che
sei uno straniero nel tuo stesso paese, ma non
chiedermi se il paese in questione è
lAlgeria o la Francia, vabbe, diciamo
lAlgeria francese già che siamo
qui e adesso, come ha detto mio padre, traslochiamo,
prendiamo le nostre carabattole e ricominciamo[
](11)
La diversità diviene un tratto saliente
dellidentità : lindividuo
viene ad essere definito solo come colui fuori
dagli schemi imposti dalla nuova società
in cui vive.
Diviene laltro a cui opporsi. Assume le
sembianze di quella minoranza che permette alla
maggioranza di delineare più nitidamente
i propri confini: infatti, come sostieneFatima
Mernissi in La terrazza proibita, ricordando
le parole di sua madre quando cercava di spiegarle
le ragioni dellodio nazista nei confronti
degli ebrei e dei motivi per cui questultimi
erano costretti a portare la stella gialla sui
loro vestiti Forse è la stessa
cosa che accade qui[ndr. Il Marocco] con le
donne[
] Nessuno sa con certezza per quale
ragione gli uomini ci fanno mettere il velo.
Sarà qualcosa che a che fare con la diversità.
La paura del diverso fa comportare la gente
in modo molto strano. Forse gli alemanni si
sentono più al sicuro quando sono tra
di loro, proprio come gli uomini della medina
diventano nervosi ogni volta che una donna si
avvicina.(12)
In realtà, egli non appare completamente
estraneo ai parametri del mondo in cui ora si
trova poiché anche a lui è stato
attribuito un modello a cui riferirsi per poter
essere riconosciuto: lesilio diviene la
sua condizione identitaria. In quanto esiliato
egli deve rispettare una serie di norme che
gli sono state imposte, e che spesso non riesce
ad accettare poiché troppo differenti
da quelle a cui si è da sempre attenuto.
Il
paese in cui si credeva di poter trovare un
sicuro rifugio si trasforma ben presto in un
luogo di nuove imposizioni ed obblighi.
Attorno a lui iniziano a comparire dei divieti
ai quali non è abituato, come mostra
Gisèle Pineau in Lexil selon Julia,
in cui si narrano le avventure della
nonna Man Ya arrivata in Francia dalla Guadalupa:
Attention! Il ne faut pas marcher au milieu
de la rue! Ne pas séloigner, au
risque de se perdre à jamais. Traverser
dans les clous. Ne pas quitter lappartement
sans carte didentité. Ne pas causer
aux inconnus, ils prendraient peur. Ne parler
à personne puisque ici personne ne comprend
le créole. Ne pas sortir sans manteau.
Ne pas se fier au soleil qui rigole derrière
les carreaux
il est aussi interdit daller
sur les pelouses, de cueillir des fleurs, de
casser des branches. Man Ya connaît ses
droits : sasseoir sur un banc, les
deux mains déposées sur ses jupes,
et prendre un bol dair frais (13)
La mancata osservanza alle regole comporta una
possibile punizione e una sicura incapacità
altrui di riconoscere il soggetto che ha trasgredito:
limmaginario collettivo, infatti, ha affidato
ad ognuno un ruolo prestabilito e uno specifico
comportamento da interpretare e difficilmente
riesce ad accettare che lindividuo possa
deludere le aspettative.
Il pericolo in cui lo straniero potrebbe incorrere
sarebbe, di conseguenza, quello di essere considerato
un diverso tra i diversi, un elemento di ulteriore
confusione tra variabili già considerate
incontrollabili.
Così appare nelle pagine di Khalid Boudou
in Il paradiso della cotoletta in cui si raccontano
i problemi quotidiani di Nordip, un adolescente
marocchino immigrato in Olanda: Nordip,
non è per come sei, senti, ma
tu
li conosci, quei ragazzacci per strada, anche
della tua cultura, sono diversi, diversi da
te. Tu sei veramente molto diverso. Molto diverso,
Nordip. (14)
Ma attenersi alle regole ed agli schemi imposti
non garantisce il riconoscimento e laccettazione
altrui; non implica il rispetto, lapertura
e la comprensione.
Il modello a cui riferirsi, infatti, rappresenta
semplicemente unulteriore barriera alla
possibilità di integrarsi. Simboleggia
la tendenza a considerare i valori particolare
come universali. Incarna il desiderio di mantenere
una condizione di egemonia culturale, politica
e sociale.
Tuttavia, una reale integrazione non si rivela
di difficile realizzazione solo a causa di coloro
che apertamente impongono i loro archetipi e
non accettano individui con culture e lingue
diverse. Appare inattuabile anche per colpa
di chi, fingendo di voler creare un mondo senza
confini, continua a marcare le differenze ed
erige nuove frontiere.
La volontà di imporsi ed imporre agli
altri le proprie regole di vita si nasconde
nel buonismo esasperato e nella pietà
insensata, nel ritenere qualcuno incapace o
insufficientemente preparato ad inserirsi autonomamente
in una nuova società. Luguaglianza
non può esistere se si persiste a ritenere
degli individui non del tutto simili ad altri.
La pace e la stabilità, derivate da una
tranquilla situazione politica, sociale ed economica
nella quale si vive, non aiutano a lenire il
malessere causato da questa sensazione di essere
perennemente diversi ed incomprensibili.
Sentendosi costantemente estraneo allambiente
in cui ora abita, lindividuo inizia a
desiderare di voler tornare nel mondo che ha
abbandonato, in quelluniverso famigliare
che lo considerava un componente regolare
della società.
Consapevole che questo desiderio di ritorno
non può, però, avvenire, lindividuo
inizia a viaggiare verso casa con la mente.
Immagina le sensazioni che potrebbe provare,
i profumi che potrebbe sentire, i luoghi che
potrebbe vedere e le persone che potrebbe riabbracciare.
Riemergono tradizioni che non si ricordavano,
abitudini che talvolta si volevano cancellare.
Il passato subisce un processo di trasfigurazione
e viene idealizzato. Si dimenticano le sofferenze,
le difficoltà e tutti i problemi a causa
dei quali si ha abbandonato la propria terra.
E si ricordano solo i momenti in cui non si
sapeva ancora cosa significasse essere straniero.
Svanisce il desiderio di essere accettati e
considerati parte integrante della totalità
e si manifesta una strana volontà di
esclusione e separazione dal mondo in cui si
è obbligati a vivere. Spariscono i compromessi,
gli sforzi per comunicare ed interagire con
gli altri. Ci si arrocca in un universo famigliare
al quale possono partecipare solo coloro che
condividono lingua, cultura e tradizioni. Il
modello a cui ci riferiva per poter essere integrati
viene rifiutato poiché simbolo di una
società che, per prima, non è
stata in grado di accogliere il diverso. Si
acquisiscono esempi alternativi a cui identificarsi,
solitamente ricercati nellambito famigliare,
come afferma ironicamente Yassir Benmiloud nel
già citato Allah superstar : In
verità il padre arabo funziona così:
la sua vita è una dimostrazione di quello
che bisogna fare, quindi non fare domande, fai
come lui e sarai un uomo, figlio mio, se non
passi il tuo tempo a chiacchierare come una
donnicciola. (15)
Tutto ciò che proviene dal quel mondo
al quale si desiderava partecipare viene allontanato
poiché emblema di un tentativo di sottomissione
dello straniero a predefiniti schemi mentali.
Il rifiuto di ogni modello esterno segna un
momento importante per lo sviluppo personale
poiché presuppone una maggiore consapevolezza
della propria identità: lindividuo,
infatti, decidendo autonomamente il suo agire
quotidiano, trova in se stesso i punti di riferimento
che possono aiutarlo a compiere le giuste scelte.
Da questo momento, egli può osservare
il mondo che lo circonda con i suoi occhi e
non più attraverso dei filtri deformanti
imposti da altri. La realtà si rivela,
così, con le sue contraddizioni , con
le sue strane dinamiche e con le sue relazioni
di potere.
La consapevolezza che deriva da queste scoperte
permette allo straniero di giudicare più
obbiettivamente luniverso in cui si trova
e gli offre la possibilità di essere
finalmente cosciente di sé. Acquisendo
tale libertà mentale, egli smette di
interiorizzare lo sguardo altrui. Si svincola
da quellassimilazione culturale che permette
a coloro che sono parte agente di una maggioranza
di creare illusori universi di valori a cui
riferirsi, come sostiene Kenizé Mourad
nel già citato De la part de la princesse
morte, ricordando le parole di un amico indiano
ritornato nel paese di origine dopo un lungo
soggiorno in Inghilterra: Je me demande
parfois si ces années passées
en Angleterre nont pas été
une malédiction. Au début je voulais
assimiler leurs idées pour mieux les
combattre, et à mon insu jai changé.
Ils ont fini par me persuader que leurs valeurs
étaient universelles, que la morale était
« blanche » ! et
maintenant, maintenant je ne sais plus
je
les hais, et en même temps jai limpression
quils ont raison, contre les mien
cest
là leur victoire. Sans doute vont-ils
bientôt partir mais en réalité
ils resteront- il se tape le front- là,
dans nos cerveaux, nos cerveaux de blancs[
]
que sommes-nous ?des indiens capables de
comprendre et réaliser les aspiration
de notre peuple ?ou bien de mauvaises copies
danglais qui en nous glorifiant davoir
acquis lindépendance allons perpétuer
lesclavage ?(16)
I meccanismi che sono alla base di questo processo
non nascono nellepoca contemporanea, in
risposta al bisogno di controllare, plasmandole,
le ondate migratorie. Il tentativo di influenzare
alcune categorie di individui appare evidente
soprattutto nel periodo della colonizzazione
francese delle Antille, iniziato nella prima
metà del 1600 e continuato nei secoli
successivi. Diversamente da altri luoghi, infatti,
in questi posti non si cercava solo di sfruttare
le ricchezze naturali e di sottomettere con
la forza degli uomini prima liberi, ma si voleva
intraprendere un esperimento demiurgico. Si
voleva creare degli esseri nuovi che agissero
e soprattutto pensassero come i loro padroni
.
Si volevano controllare i pensieri e le idee.
Si pretendeva di attuare ciò che in seguito
sarà definita aliénation,
ossia un processo
mentale per cui [
] le maître
nexiste en tant que maître- maître
divinisé- que par le regard de son esclave.
Et lesclave nexiste en tant que
tel que parce quil veut bien accepter
limage de lui-même que lui propose
son soi-disant maître. (17)
Tale impresa demiurgica di creazione di esseri
nuovi è stata realizzata completamente
e ha coinvolto tutti gli strati della società.
La successiva continuità politica, il
principio di assimilazione inerente alla filosofia
coloniale nata durante la Rivoluzione, la scolarizzazione
obbligatoria e il centralismo di matrice giacobina
hanno contribuito a dissolvere ogni tentativo
di ritorno alla cultura originaria di quei luoghi.
Le Antille hanno , di conseguenza, perso la
loro identità e sono state per lunghi
anni sottomesse alla cultura francese.
Nonostante le numerose lotte di liberazione
nazionale avvenute nei periodi successivi, questa
influenza si è con il tempo talmente
radicata da impedire il sorgere di unautentica
coscienza antillana. I tentativi di creare un
immaginario specifico e proprio di quei luoghi
si sono rivelati fallimentari poiché
si è giunti solo ad un semplice rovesciamento
dei modelli coloniali ed alienanti e ad una
riscrittura di ciò che antecedentemente
era stato imposto.
Solamente agli inizi del 1900, è apparsa
una cultura delle Antille, libera ed originale:
il riconoscimento delle radici africane e dellimportanza
dei concetti di popolo e di nazione, e la scoperta
di una certa continuità tematica delle
produzioni artistiche si sono rivelate fondamentali
per la nascita e lo sviluppo di una coscienza
creola indispensabile per lacquisizione
di unidentità personale e collettiva.
Così, per scongiurare il pericolo di
essere soggetti ad un processo di aliénation
, gli individui che non vivono nella loro terra
di origine, cercano di trovare una propria dimensione
in cui difendersi dallinfluenza altrui.
Talvolta, però, la paura di perdere la
propria identità culturale porta ad unestrema
( e dannosa ) chiusura verso laltro.
Alle regole imposte dallesterno iniziano
a configurarsi altre norme. Sovente ancor più
restrittive, queste appaiono però indispensabili
poiché rafforzano e garantiscono la continuità
del nuovo universo in cui si desidera vivere.
La tradizione e, in alcuni casi, la religione
assumono una posizione determinante nellambito
delle decisioni riguardanti lagire quotidiano
ed arrivano fino a divenire più importanti
ed influenti anche della famiglia: Lo
sceicco non lha detto così tanto
per dire, ma cha messo il cuore, a dire
il vero stava provando che la mia teoria sugli
alberi senza radici me coi rami che comunque
crescono è una stronzata, e quando ci
segano il ramo che ci siamo sopra, che resta?
Le radici, ma quelle vere. Al di là della
tua famiglia assurda e dei tuoi amici bastardi
qual è lunico legame che conta
davvero? Quello con il tuo Creatore, fratello,
e che Lui abbia creato te o tu abbia creato
Lui non cambia niente della questione, visto
che adesso Lui cè, e prova un po
a farLo sloggiare. (18)
Uneccessiva osservanza dei principi stabiliti
e la conseguente intransigenza morale non comportano
solamente il possesso di solidi punti di riferimento,
ma una nuova forma di limitazione di libertà.
Se prima lindividuo si sentiva costretto
ad attenersi le imposizioni sociali, ora è
obbligato a rispettare i divieti famigliari.
La crescita e lo sviluppo personali si rivelano
di difficile attuazione : non si hanno responsabilità,
ne si possono commettere degli errori, dal momento
che le decisioni non nascono da una serie di
riflessioni individuali, ma sono il prodotto
di una scelta compiuta dalla comunità
di appartenenza.
Tuttavia il desiderio di non soccombere alla
cultura dellaltro e di mantenere un forte
legame con le proprie origini può essere
esaudito anche senza un isolamento totale.
La consapevolezza di appartenere ad un particolare
mondo non presuppone un distacco dal resto;
non implica la decisione di vivere in un presente
senza imprevisti, né novità e
neppure cambiamenti poiché ogni elemento
è già stato ordinato, ogni evento
stabilito e ogni persona decisa: il presente
non è ( e soprattutto non deve esserlo)
una fedele copia del passato.
In particolare in una condizione di immigrazione,
lindividuo non può pensare di vivere
una realtà identica a quella dei suoi
avi. Il contesto in cui si trova, si rivela
diverso da quello dei suoi antenati: mutano
le situazioni geografiche, storiche e politiche;
cambiano i doveri sociali e gli obblighi personali;
dei nuovi bisogni si sostituiscono ai vecchi.
Ma i principi e i valori, che sono stati tramandati
dalle generazioni e che costituiscono le componenti
costituenti della stessa identità famigliare,
possono essere recuperati e seguiti con il medesimo
rispetto. Ed è per questo motivo che
il passato non deve essere dimenticato, considerato
come unentità autonoma rispetto
al presente, ma come un imprescindibile elemento
costitutivo di questultimo.
La conoscenza degli avvenimenti che maggiormente
hanno determinato il destino della propria famiglia
permette quindi lacquisizione di una memoria
famigliare indispensabile per lo sviluppo dellidentità
personale. Infatti , riportare alla luce storie
lontane nel tempo, non solo si traduce in un
arricchimento di conoscenza e di coscienza del
presente attraverso la scoperta del passato,
ma diviene anche un importante momento di autoanalisi
e di ricerca personale. Grazie alla consapevolezza
delle proprie origini e una conseguente maggiore
conoscenza di sé, lindividuo può
vivere nel nuovo paese senza essere obbligato
a compiere una scelta tra due universi (quello
sociale e quello famigliare e/o comunitario)
che lo circondano.
Egli può padroneggiare due lingue (quella
materna e quella seconda), conoscere due sistemi
di valori e capire il funzionamento di due sistemi
mentali. Di conseguenza, sperimenta una sensazione
di molteplicità culturale e possiede
una coscienza multilinguistica: vive quelleterogeneità
pensata e teorizzata da Bakthine. (19)
Ma, diversamente da quanto pensava lo studioso,
in questo preciso caso, lalterità
non comporta un sentimento di estraneità
causato dalla mancanza di una certa continuità
ed unità. Il soggetto, infatti, ha trovato
nelle sue origini e nella memoria famigliare
dei solidi punti di riferimento capaci di durare
nel tempo e di aiutarlo ad affrontare i problemi.
E forse, solo in questo momento, il lungo viaggio
che ha intrapreso quando ha abbandonato la sua
terra, può finalmente terminare.
_________________________________________________________________________
(1)Maalouf, Origines, ed. Grasset, 2004, p
. 9
(2) E. Glissant , Introduction à une
poétique du divers, ed. Gallimard, 1996
p. 60
(3) J. De Rosiers, Théories Caraïbes
, ed. Triptyque, 1996, p. 77
(4) Blandiaux, Parachuté dans le passé,
in DH 26 ottobre 2001
(5) R. Robin, Le roman mémoriel, ed.
Le Préambule, 1989, p.52
(6) Maalouf, Origines, ed. Grasset, 2004, p
. 24
(7) ibid, p 400
(8) Nina Bouraoui, Una vita di sguardi, ed.
Feltrinelli, 1993, p. 104
(9) Y. Mechakra , La grotte éclatée
, ed. Enal, 1986, p. 8
(10) K. Mourad, De la part de la princesse morte,
ed. le livre de poche, 1987, p. 300
(11) Y. Benmiloud, Allah superstar , ed. Einaudi,
2004, p.123
(12) F. Mernissi, La terrazza proibita, ed.
Giunti, 1994 , p. 92
(13) G. Pineau, Lexil selon Julia, ed.
Stock, 1996, p. 110
(14) Khalid Boudou , Il paradiso della cotoletta,
ed. Garzanti, 2004, p. 77
(15) Y. Benmiloud, Allah superstar , ed. Einaudi,
2004, p. 42
(16) K. Mourad, De la part de la princesse morte,
ed. le livre de poche, 1987, p. 501
(17) J. Corzani, La littérature dexpression
française, in Europe, aprile 1980
(18) Y. Benmiloud, Allah superstar , ed. Einaudi,
2004, p. 92
(19) M. Bakthine, Esthétique et théorie
du roman, Paris, 1978
(c) Francesca
Fava
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