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LE INTERVISTE
DI PB
Morena
Fanti Intervista SALVO ZAPPULLA
Chi è...
Salvo Zappulla
Salvo Zappulla
Risiede a Sortino (SR). Ha pubblicato
varie opere di narrativa e fiabe per
bambini con piccole case editrici siciliane.
Edizioni in ristampa dei romanzi di
Zappulla sono state corredate da schede
didattiche e adottate, come narrativa,
nelle scuole medie. E il presidente
dellAssociazione culturale Pentelite
che organizza la Mostra-Mercato delleditoria
siciliana a Sortino. Presidente del
Concorso Letterario Nazionale Città
di Sortino. Cura annualmente la
rivista Pentelite. Collabora alla rivista
I siracusani, al mensile
La voce dell'Isola e a diversi
siti letterari. E' il direttore della
Casa Editrice Terzo Millennio di Caltanissetta.
Nel 2006 si è classificato 2°
con un testo teatrale inedito al premio
Massimo Troisi. Attualmente è
in corso di stampa con la casa editrice
Il pozzo di Giacobbe la
fiaba illustrata Lo sciopero dei
pesci.
IL MONDO DELLEDITORIA
Intervista a Salvo Zappulla
Scrittore e direttore della Casa Editrice Terzo
Millennio
a cura di Morena Fanti
Da qualche anno è aumentata la vendita
di libri online, anche se ancora in percentuale
abbastanza esigua rispetto ad altri paesi.
Nello stesso tempo è nata lofferta
di editoria print on demand, cioè i libri
stampati nel momento in cui vengono richiesti,
abbattendo così molti costi, tra cui
anche il costo di produzione di libri spesso
invenduti.
Pensa che questo abbia generato un diverso modo
dapproccio al libro e alla lettura?
Pensa anche che tutto ciò favorisca lo
sviluppo delleditoria tradizionale, o
possa, invece, avere leffetto contrario? Sicuramente internet ha rivoluzionato il
mondo della comunicazione. Se prima il monopolio
apparteneva alle grandi testate giornalistiche,
ora anche i piccoli editori ed autori hanno
trovato un'alternativa per farsi conoscere.
Tuttavia ritengo che il Tempio dei libri rimangano
sempre le librerie tradizionali perché
conservano un loro fascino particolare, quasi
mistico direi. Non credo molto ai libri stampati
in digitale e non credo che possano avere alcun
effetto, né in bene né in male
nei confronti dell'editoria tradizionale. Non
basta pubblicare un libro per diventare scrittori.
Scrittori lo si diventa quando lo status viene
riconosciuto dai lettori, ovvero sono disposti
a spendere 10 euro per acquistare il tuo libro
tra tanti altri. E in ogni caso stampare un
libro non può considerarsi la fine di
un percorso ma, al contrario, l'inizio. E' necessario
tutto un lavoro di preparazione e di programmazione
affinché quel libro venga inserito nel
circuito della distribuzione.
Alcune piccole case editrici nascono a sostegno
di determinate problematiche sociali e di culture
emarginate e minori, che spesso nessuno ascolta,
diventando così la loro voce, e creando
uneditoria di nicchia con guadagni molto
ridotti.
Questo aumenta le difficoltà di inserimento
in un mondo, quello delleditoria, che
spesso è in mano a quattro o cinque grossi
colossi e lascia poco spazio per i piccoli,
considerando anche le altre grosse difficoltà
che ci si trova a dover affrontare, tipo il
problema della distribuzione che ha costi molto
onerosi.
Come ci si può salvare, allora, da un
appiattimento dellofferta editoriale,
che potrebbe derivare dal cedimento ed eventuale
chiusura di queste piccole case editrici? Io credo che si possa fare editoria seria
anche con mezzi limitati, basta avere le idee
chiare, individuare fasce di mercato ben definite
e inserirsi con prodotti qualificati che riscontrino
l'interesse dei lettori. E' chiaro che il problema
principale dei piccoli editori rimane la distribuzione,
la poca o inesistente visibilità nelle
librerie. In questo caso il web può essere
d'aiuto ma il problema di fondo rimane riuscire
a conquistarsi un piccolo spazio nelle librerie.
Altra cosa è pubblicare a spese dell'autore
speculando sulle velleità artistiche
di persone che magari scrivono bene ma non hanno
nulla di importante da dire. In questo caso
i piccoli editori, non investendo fondi propri,
non hanno alcun interesse ad operare una valida
selezione e tendono a pubblicare opere mediocri
che vanno a ingolfare un mercato già
saturo.
LItalia è sempre stata un paese
di scrittori e poeti, ma oggi si assiste ad
un vero e proprio boom del numero di aspiranti
scrittori, grazie anche alla facilità
con cui si può mettere in rete i propri
scritti in un proliferare di siti di scrittura
e blog personali, in cui ognuno si può
pensare come uno scrittore a tutti gli effetti.
La cosa sorprendente di tutto ciò, è
che tutti scrivono ma nessuno legge.
Secondo lei è possibile pensare di scrivere
davvero senza aver letto?
Pensa che ci siano degli autori che sono vincolanti
per arrivare ad una conoscenza del modo migliore
di sviluppare una buona scrittura? E' proprio questo il grande limite della
rete: chiunque può pubblicare, visto
che non costa nulla, tutti sono scrittori e
nessuno è scrittore; ci si immerge in
un grande calderone dagli ingredienti più
disparati. Non sono contrario, ognuno può
dare sfogo alle proprie aspirazioni come meglio
ritiene opportuno. A livello amatoriale può
andare benissimo, ritrovarsi in un sito è
una maniera per stare insieme tra persone che
coltivano gli stessi interessi, questo vale
sia per i siti letterari che per i siti porno.
Non si diventa grandi scrittori senza aver letto;
nella vita non si inventa nulla, non si può
costruire una casa senza conoscere gli strumenti
di lavoro. Leggere vuol dire confrontarsi, assimilare
stili di scrittura diversi, differenti capacità
di affabulazione. Non credo ci siano scrittori
vincolanti, io amo i grandi surrealisti:
Borges, Calvino, Kafka, Buzzati. Il deserto
dei tartari l'avrò riletto almeno una
diecina di volte. Lo sgocciolio lento dei minuti
che si consumano, così come la fiammella
della vita, in attesa del grande evento, mi
fanno venire la pelle d'oca.
Come si concilia il suo lavoro di scrittore
con quello di direttore di una casa editrice
come Terzo Millennio? Per lei è quasi
un percorso obbligato per uno scrittore,
arrivare ad occuparsi delleditoria in
tutti i suoi aspetti, o pensa che possa ancora
esistere lo scrittore che vive appartato in
un suo mondo di parole e non si interessa dei
problemi legati al suo lavoro? Si concilia con il fatto che io amo tutto
ciò che ruota attorno alla carta stampata,
mi verrebbe da abbracciare anche il più
scalcinato dei tipografi. Terzo Millennio è
una piccola realtà di cui siamo orgogliosi,
ha la sua identità, siamo distribuiti
in maniera capillare in tutta la Sicilia e per
adesso può essere sufficiente. Abbiamo
pubblicato scrittori di ottima qualità
quali Gordiano Lupi, toscanaccio dalla penna
tagliente e irriverente; Leone Zingales nella
collana di educazione alla legalità,
che ha avuto un riscontro di vendite al di là
di ogni più rosea previsione. Il nostro
fiore all'occhiello rimane Roberto Mistretta,
tradotto in Germania e oggi conteso dalle migliori
Case Editrici italiane. Ecco, basterebbe l'esempio
di Mistretta per dare senso alla nascita di
una piccola Casa editrice come Terzo Millennio.
Tuttavia ci tengo a precisare, proprio perché
intendiamo rimanere una piccola realtà
seria, che esigenze di mercato non ci consentono
di pubblicare più di uno o due romanzi
all'anno, dando maggiore spazio alla collana
di Recupero delle tradizioni.
Per quanto riguarda lo scrittore che vive appartato.
Non so, mi sembra una visione piuttosto romantica.
A me pare che tutti facciano a gara per apparire
in televisione e per conquistarsi un metro di
spazio. Lo scrittore è un manager di
se stesso. La concorrenza è spietata
e bisogna correre per non rimanere indietro.
Si parla spesso di editoria siciliana, mentre
non si parla di uneditoria lombarda o
emiliana, ad esempio. A cosa crede sia dovuto
questo? Al fatto che la Sicilia si sente come
slegata dal resto dellItalia, con problemi
che sono sempre e solo suoi, in cui solo i siciliani
si possono riconoscere, oppure proprio in un
voler rivendicare questa sicilianità
di cui mi sembra, lei stesso si fa portabandiera? La Sicilia geograficamente è posta
in una situazione di svantaggio rispetto alle
altre regioni, bisogna attraversare il mare
per portare i libri dall'altra parte, forse
questo è penalizzante. La verità
è che tutti i grandi mass media, televisioni
e giornali, sono concentrati al nord e tendono
a valorizzare i prodotti del luogo. O forse
al sud non ci sono grosse realtà imprenditoriali
all'altezza di competere con i colossi lombardi
o piemontesi. Tuttavia ci sono ottime Case Editrici
che si stanno creando spazio a livello nazionale,
tra queste desidero ricordare Il pozzo
di Giacobbe che produce libri di elevato
impegno sociale e fiabe per bambini, corredati
da una veste grafica elegantissima, che attira
subito l'attenzione del lettore. Portabandiera?
Piuttosto la croce porto. La croce di un vizio
chiamato scrittura di cui non riesco a fare
a meno, come le sigarette.
La Sicilia è da sempre terra di grandi
letterati. Grandissimi scrittori sono nati in
questa bella isola. Ci si potrebbe chiedere
se, oltre alla bellezza dei luoghi, che possono
influire su una certa ricerca intima da cui
possono scaturire poesie e storie di sicura
bellezza, abbia influito su questo anche il
fatto stesso dellisola che porta ad una
sorta di isolamento anche spirituale
e ad un approfondimento di se stessi, di nuovo
strada da percorrere per arrivare alle parole.
Cosa pensa di queste versioni? Quale ha più
pesato sul suo modo di scrivere? Bufalino parlava di Isolitudine. Forse è
la stessa spiritualità a cui fa riferimento
lei. In verità non mi sono mai ispirato
agli scrittori siciliani nei miei romanzi. Io
amo il surrealismo, la scrittura satirica, tutto
ciò che è brio, esplosività.
Amo immensamente quel geniaccio, non del tutto
compreso, di Achille Campanile. Non mi pare
che ci sia una grande tradizione di scrittori
siciliani in questo campo. Sa qual è
la molla che mi ispira? Il fatto di essere convinto
di essere il più grande scrittore del
mondo. Guai se pensassi che ci possa essere
uno più bravo di me. Perderei lo stimolo
a scrivere, mi sentirei sconfitto in partenza.
Il problema più grosso è riuscire
a convincere anche gli altri. (Spero, dopo queste
dichiarazioni, non ci mettano in galera entrambi).
Le agenzie letterarie in Italia sono presenti
da non molti anni. In che modo unagenzia
letteraria può essere utile ad uno scrittore
esordiente? Ritiene che un lavoro di rappresentanza
svolto in maniera competente possa essere davvero
il punto di forza per presentarsi ad una casa
editrice e ottenere ascolto e attenzione? Le agenzie letterarie svolgono un ruolo
importantissimo, direi determinante in certi
casi. L'agente letterario professionista, che
riscuote credito dai grandi editori, esegue
un lavoro di ricerca, snellendo il lavoro agli
editori, i quali ricevono centinaia di manoscritti
da vagliare, con costi e impiego di tempo fastidiosi.
L'agente conosce le esigenze degli editori,
sa qual è quello giusto a cui indirizzare
una determinata opera. E' in grado di effettuare
un lavoro di editing e dare i consigli migliori
al suo autore. Attenzione però a non
cadere nella rete di certe agenzie improvvisate
che cominciano a chiedere una determinata somma
per stipulare il contratto, un'altra per il
lavoro di editing e un'altra ancora ad accordo
concluso con l'editore trovato da loro. Quasi
sempre si finirà nelle fauci di un editore
a pagamento che completerà l'opera spillando
altri soldi al povero sprovveduto autore, che
alla fine si ritroverà con un libro stampato
e mai o poco distribuito e con qualche migliaia
di euro in meno.
I concorsi letterari sono stati da sempre
uno dei modi più sicuri per farsi conoscere
nel mondo delleditoria e anche ai lettori.
Negli ultimi anni il numero dei concorsi ha
avuto un grande incremento. Pensa che siano
ancora uno strumento efficace per farsi conoscere,
o crede che abbiano perso parte del loro fascino,
in questo mondo in cui tutto deve essere immediato
e di pronto consumo, e che per molti rimanga
lidea che alcuni concorsi e alcuni premi,
siano in un certo senso pilotati? Non mi faccia parlare male dei concorsi.
Sono arrivato 2° l'anno scorso al premio
Massimo Troisi con un'opera teatrale. E giuro
che non ero raccomandato. Non amo partecipare
ai concorsi, ma questo è all'insegna
dell 'umorismo e mi ispirava. I concorsi, quando
sono gestiti in maniera professionale, con giurie
qualificate, possono costituire buoni trampolini
di lancio. Astenersi da concorsi dove sono in
palio medaglie, pergamene, immaginette della
santa patrona, coppe e coppette e ci sono esose
tasse di iscrizione da pagare. Meglio se in
palio c'è la pubblicazione su un'antologia
curata bene. Ne approfitto per segnalare il
concorso indetto dalla mia amica Rina Brundu,
L'indizio nascosto, quello sì
è un concorso serio.
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