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Nella cittą degli specchi tutto aveva le sembianze delle pietre arrotolate, in un tempo in cui gli oggetti si alimentavano distanti al di lą ed oltre il pensiero degli uomini.
Trasalivano invece, al sentire di passi o di voci sparse dalla tramotana.
Avremmo volentieri discusso al lungo e visto la ruggine stratificare sulle ancore dei galeoni spagnoli, quando i secoli non spaventavano i cuori angusti di intere generazioni di murene, ma ostacoli troppo grandi penetravano le nostre menti inabili. Ad esempio la cura dei beni immateriali ostentata sul ponte delle navi, oscurava i passi millenari di intere flotte di uomini, intenti a trascrivere lucidamente passi inutili di racconti di guerra. Mentre noi ci affacciavamo sulle coste dei fiumi, intere massicciate crollavano sotto il peso pacifico dei capodogli e ranocchi pieni di galloni o di mostrine, espettoravano medaglie andando oltre i confini del tempo.
Di certo, se solo avessimo voluto, tutto questo non sarebbe accaduto e le appendici del tempo avrebbero mostrato a lungo gli effetti dei nostri pensieri, ma le lunghe partite a scacchi, o la noia, ci sottrassero volentieri alle incombenze della contrattazione di mare; cosģ fu lintero oceano di acqua dolce ad essere venduto al primo mercante levantino e non la nostra furia elementare a prevalere; ed oltre il mare adesso primeggia la vista desertica di miraggi celtici e fantasie da fata morgana.
Gli oggetti cambiavano espressione e tornavano muti al passaggio degli uomini, ed ostacoli inutili sarebbero diventati ben presto la parola e il suono. Ma niente a confronto dei suoni di fanfare e di trombe che si potevano ascoltare ai margini della cittą degli specchi: - .
Chi fuggiva da non sarebbe pił tornato abbastanza in tempo per riconoscere qualunque cambiamento ma del resto il viaggio alla velocitą del suono non avrebbe consentito risultati migliori, tuttavia gli abitanti di non uscivano mai volentieri dalle proprie mura e chi vi arrivava, rimaneva annegato dentro una coltre nitida di immagini riflesse penetrando al di lą dei pensieri stessi e coltivando in breve la percezione dellinutilitą della scansione del tempo.
...Inoltre il tenente Valcavi percorreva i suoi ricordi sfiorando con le dita la sua vecchia pistola di ordinanza, scarica e mai utilizzata.
Ben oltre la percezione delle immagini riflesse, si estendeva la lucida trasformazione di realtą in illusione a tal punto concreta da affastellare ricordi come si farebbe con la legna da ardere.
Mentre le pietre suonavano immutabili annegate dallo scorrere dellacqua, chiedevamo a noi stessi se -, la cittą degli specchi potesse ancora esistere attorno i margini delle nostre menti, ma le risposte sembravano arrotolarsi nelle tasche dei pantaloni, senza farsi trovare.
©
Attilio Scatamacchia
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