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Giornata tipo di un tarantino che lavora.
Sveglia ore 6:30.Colazione. Doccia. E poi via,di corsa in macchina,per anticipare tutti quei genitori semi isterici che accompagnano i figli a scuola prima di andare a lavorare,e le loro auto,abbandonate,ovviamente,in modo del tutto casuale.
Ma in quanti hanno avuto la stessa idea?La tua macchina è bloccata da quella della mamma-papà in preda all’isterismo,e non permetterti di suonare. Non farlo.
Il nostro genitore ha un’intera settimana di stress da vomitare sui tuoi abiti lavati e stirati con cura.
E quando,dopo dieci lunghi minuti,la mamma decide di liberarti dalla trappola in cui sei chiuso,comincia finalmente la tua nuova attesa,in coda, imbottigliato in una fila interminabile in cui tutti suonano e gridano e ti tagliano la strada.
Ma tu sei calmo e ben educato,resti tranquillo nella tua fila,fai finta di non sentire i gas delle auto che ti mordono i polmoni,cerchi addirittura di guardare il mare.
Ed è allora che lo vedi,grande e imponente,quel mostro dell’Ilva,e vedi nuvole di fumo bianche e nere. Già perché questa è Taranto,una città bellissima,con uno dei lungomari più suggestivi d’Italia e poi,sullo sfondo,sempre, da qualunque punto tu guardi, l’Ilva.
“Uomo e salvaguardia dell’ambiente:un dovere o una necessità?”
Ma di cosa parliamo?di lasciare la macchina a casa e di usare la bicicletta per andare a lavorare?di separare,da buon cittadino,plastica vetro carta e normali rifiuti?
Parliamo di balconi neri,di strade nere,di case nere,di polmoni neri.
Parliamo di un’ enorme macchina da guerra che da sola immette nell’atmosfera un quantitativo di diossina pari al 8,8% del totale europeo.
Di bambini del quartiere tamburi che a dieci anni presentano la sindrome del fumatore perché i loro polmoni sono gli stessi di un adulto che fuma sette sigarette al giorno. Di bambini che si ammalano e muoiono di tumore del rinofaringe solo perché respirano.
Parliamo di una città nella città,di reparti da gironi danteschi,di uomini che per otto ore al giorno si iniettano veleno.
E allora pensi a come sarebbe stata Taranto senza l’Ilva.
Forse si sarebbe sviluppato l’artigianato. Tante piccole botteghe disseminate per i vicoli della città vecchia e uomini laboriosi chinati sulle loro opere,sorridenti,felici di vivere in una bella città di mare. E poi sarebbero arrivati i turisti,riesci anche a vederli quei giapponesi agitati dai flash delle loro macchine fotografiche mentre passeggiano nelle stradine del borgo antico immaginando la vita che correva lì prima di loro.
Ma tu sei sempre imbottigliato nel traffico,e adesso è tardi davvero,e a quel signore che ti blocca la strada non puoi non dire niente,accidenti!se arrivi tardi il tuo capo urlerà con te,e allora gridi e suoni il clacson.
E come può quell'anziano signore che si tappa le orecchie preoccuparsi dell’inquinamento acustico,quando non c’è un solo pezzo,un solo angolo di questa città che non sia inquinato?
Quando finalmente arrivi in ufficio un timpano probabilmente ha appena subito un danno permanente e i tuoi polmoni ti supplicano di respirare.
Ma tu sei un impiegato modello,rimuovi quei piccoli fastidi della prima mattinata,inspiri profondamente Dio solo sa cosa e ti metti a lavorare,paziente,ordinato come hai imparato a fare negli anni.
Poi la sera ti rimetti in macchina,se sei fortunato percorri il lungomare e ammiri un bellissimo tramonto,e torni a casa.
Schiacci la bottiglia d’acqua e la riponi con cura nel sacchetto della plastica,pulisci i fili su cui stendere il bucato immacolato e ti accorgi che il panno è diventato nero,che strano,avevi fatto lo stesso lavoro anche ieri. Poi prepari la cena,tutti cibi biologici, per carità!la salute prima di ogni cosa. Mangi e infine ti distendi comodo sul divano, ed è proprio in quel momento che la senti,quella irrefrenabile voglia di una sigaretta. Ma hai smesso di fumare qualche mese fa. Il fumo fa venire il cancro ai polmoni.
©
Claudia Girardi
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