|
|
|
|
|
VOTA QUESTO TESTO
|
|
Votanti:
4773
Media
80.33%
|
|
Ore 17:20. Timbro il cartellino. Venti minuti oltre l’orario, giusto per non far vedere che sono lì, con l’orologio in mano, in attesa che una grigia giornata di lavoro finisca.
Fuori c’è ancora il sole, ma è un sole stanco che implora riposo.
Altri colleghi si avviano con indolenza verso le macchine, corpi trascinati senza vigore, sguardi spenti da una vita che ha scelto per loro. Entro nella mia auto e accendo la radio. L’ospite del giorno è un noto sommelier. Alzo il volume, io adoro il vino.
Le sue parole emanano energia alcolica. La soddisfazione di chi ama quello che fa.
E finalmente sorrido. A lui, alla vita, a questo vino meraviglioso di cui parla, dal gusto secco, armonico, vellutato. Ed è finita la stanchezza. La mia giornata comincia adesso.
Telefono a Giulio.
-Stasera andiamo in enoteca, ho appena sentito grandi cose di un vino che dobbiamo provare, passi alle nove? Baci.
Una tiepida serata di fine estate. L’enoteca del centro storico,quella piccola e intima, con la terrazza colma di fiori che si distende su un mare profondo e carezzevole. Questa sera c’è un concerto di musica jazz e una voce nera vibra cantando “Don’t worry ‘bout me”
Siamo seduti a un tavolo laterale, in penombra. Al centro una candela a illuminare una bottiglia di vino rosso, il Merlot che il mio amico radiofonico mi ha consigliato con tanto calore.
Giulio lo versa nei bicchieri con gesti esperti, io guardo i suoi movimenti leggeri, il modo in cui gusta il vino e si accende la sigaretta , i capelli lucidi che gli sfiorano le labbra socchiuse.
E un Fluido caldo travolge le dighe in un gioco di emozioni tattili.
E un profumo mi corre dentro sfiorando le mie resistenze mentali.
Io sono il vino che bevo, fine ed elegante, con un retrogusto di ciliegia e una delicata nota di vaniglia. Sono vellutata e morbida e fiera.
Lo sento mentre mi scivola dentro e cancella la stanchezza, la noia, la rabbia. Mentre mi sorride e sussurra silenzioso che non c’è tempo per perdersi nel non detto non vissuto non visto.
Scende e risale, e poi scende ancora. E’ una danza la sua, un rito tribale a cui non può sottrarsi, e io lo accompagno, ballo con lui e lo ringrazio.
Giulio avvicina un crostino alla mia bocca. Lo mordo, lui sorride, dice « E’ bello vederti mangiare.» .
E le sue dita ballano sulle mie labbra di ciliegia.
E affogano lungo il mio mare impetuoso.
Mi versa altro vino e beviamo in silenzio continuando a guardarci, a sorridere.
Allora chiudo gli occhi e penso che è proprio tutto lì, in quel momento, in una tiepida serata di fine estate, su una terrazza fiorita protesa nel golfo, davanti a un intenso Merlot.
©
Claudia Girardi
|
|
|
|
|