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Ho la facoltà, la capacità, nonché la possibilità di fermare il tempo. Impossibile ? Non ci credete eh? Non importa. Quando lo racconto non ci crede mai nessuno. Io però ne sono convinto. Benché debba ammettere lo sforzo di concentrazione sia notevole, ci riesco quasi sempre. Dico stop! E tutto tace intorno a me. Il mondo all’improvviso si arresta. Il mondo d’incanto mi ubbidisce, si ferma. Fico no ? Fichissimo dico io ! Provate ad immaginarvi in mezzo al caos di una metropoli e poter urlare a squarciagola: Silenzio ! Tutto all’istante si blocca, tutto resta immobile. Il silenzio, totale, assoluto è irreale. La prima volta ti lascia senza fiato non sembra vero, sembra quasi che il tempo si sia fermato… che stupido, l’ho fermato io ! Le persone, le macchine, gli animali, anche il vento e la pioggia si fermano. E le foglie per aria si paralizzano, sospese nel limbo del loro casuale viaggio che io ho arrestato. Tutto assume uno strano aspetto che non noti quando c’è il movimento. Il mondo lo puoi osservare da un’altra prospettiva. Puoi cogliere particolari che prima non vedevi, perché non avevi tempo. Perché normalmente tutto è frenetico, i ritmi di vita sono convulsi e nessuno si ferma più ad osservare , a guardare e di conseguenza a riflettere. Tutti corrono chissà dove. Io invece no, io non corro. Io ho tutto il tempo che voglio. Sono il suo padrone. Mica male eh ! Stop, dico ! Stooop ! E faccio quello che mi va. Vivo per strada io. La notte mi riparo là, sotto quel ponte, dove dormo sotto strati di cartone. Mi fa compagnia un boccione di rosso. Quello buono però. Io compro solo quello. Mi riscalda nelle notti fredde e mi aiuta a passare il tempo in quelle calde. Di giorno invece cammino per la città e fermo il tempo. Stop, dico, e mi diverto, per esempio, a gironzolare, con cautela, tra i passanti osservando le loro espressioni, le loro strane posizioni, indovinando cosa stavano facendo o a cosa stavano pensando. Passo accanto a strani personaggi variopinti. Gente bella e gente brutta, gente allegra e gente triste e …. che so, do uno schiaffo a chi mi sta antipatico o un bacio ad un vecchio. Tiro giù i pantaloni ai “palestrati” che vanno in giro a far vedere il fisico o a quei ragazzetti che comprano i jeans così a vita bassa da tenerli sotto al sedere, quelli non li sopporto ! Dovreste vedere che facce fanno quando il tempo lo faccio ripartire e loro si trovano improvvisamente con i pantaloni abbassati o… che so… con una scarpa in bocca ! Che risate quando leggo nei loro volti autentico stupore e visibile imbarazzo. Che risate! Quando vedo poi qualcuno particolarmente “spocchioso” che immagino ricco, gli sfilo il portafogli di dosso, gli prendo i soldi e li infilo in tasca a chi invece mi sembra ne abbia bisogno. Sono “il Robin Hood del tempo”. Un’attività molto altruistica non trovate ? Beh confesso che a volte è anche molto remunerativa, ma…. che volete è il mio lavoro. Devo pur campare io! Oh, mica campo d’aria ! E poi oh, io faccio quello che mi pare, per diana! Mi sento forte, onnipotente cavolo ! Tutto si paralizza al mio comando: i vigili smettono di fare le multe, le macchine di inquinare, i prepotenti di fare prepotenze, gli assassini di assassinare, i politici la smettono di dire cavolate. E io mi godo il silenzio. Ah, che pace ! Non avete idea di quanto sia bello il silenzio all’improvviso, di quanto sia affascinante girare per la città senza rumori, senza confusione, senza chiacchiericci inutili e inutili rombi di motori e gas di scarico e clacson del cavolo. La città diventa poetica, nuova, finalmente vivibile ed io, eh eh, ne sono il padrone. Mi sento un padrone, come tra l’altro non mi sento mai, e confesso che qualche volta cado in tentazione e quando vedo una bella ragazza, mi diverto ad alzarle la gonna, per vedere se ha un bel culo. Oppure le alzo la maglietta, per vedere se ha le tette grosse. E… vi assicuro ne ho viste di tette! Mi vergogno un po’ ma vi confesso che questo è il mio passa tempo preferito: guardare le tette. Oh intendiamoci, non faccio altro eh, sono una persona per bene io , guardo e basta. Ci sono le tettone, le siliconate, quelle che sembrano avercele grosse ed invece sono tutte reggiseno e quelle che hanno una bella quarta tonda tonda che sfida la forza di gravità. Quelle sono le mie preferite. Si quelle le adoro. Purtroppo non sono molte, il più delle volte rimango molto deluso. Il più delle volte questi nuovi reggiseno che hanno inventato… pus… push… qualcosa, sono veramente fuorvianti ed ingannatori. Fanno apparire tutto bello e tonico e sodo, poi se per caso provi a toglierli… beh allora è un disastro, cade tutto per terra. Come una diga che improvvisamente crolla e lascia andare in libertà tutta l’acqua che conteneva, così questi nuovi ritrovati di furbi stilisti, lasciano andare il loro contenuto “mammellico” ed insieme a loro cadono a terra sgretolandosi anche tutte le mie fantasie. Maledetti push up, maledetto wonder…. qualcosa… mi fanno perdere un sacco di tempo! Una volta, in uno dei miei giri, diciamo così… anatomici, incontrai uno splendore di ragazza. Una di quelle che ti fai venire il torcicollo a forza di girarti quando passa. Alta , bionda , minigonnata, con uno stacco di cosce da saltatrice in alto e due tette che sembravano essere enormi. E' così che passo il mio tempo, all’interno di esso, che ci crediate o meno. Siete scettici eh ? Io no, io ne sono certo. Perché io posso. Sì, posso fermare il tempo e fare quello che voglio. Che “ganzata” eh? E’ una capacità che ho acquistato inconsapevolmente, senza rendermene conto. Così, un giorno mi accorsi che ad un mio comando tutto si fermava, tutto rimaneva sospeso in una nuova dimensione: la mia. Devo confessare che ho approfittato molto di questa mia facoltà. Tanto che se mi guardo allo specchio quasi non mi riconosco e sembro molto più vecchio dei miei trentacinque anni. Sembro un quarantenne, canuto e mal vestito. Ma che dire, è più forte di me, non riesco a trattenermi. Quando vedo qualcosa che non va, quando vedo una bella ragazza, non riesco a trattenermi e devo dire stop ! E tutto si ferma. Eh sì, ho abusato troppo di questa mia capacità e ne ho abusato fino al giorno in cui incontrai “ Occhi tristi “. In uno dei miei tanti peregrinare tra la folla immobile, nel più assoluto dei silenzi, la notai. Era la ragazza con gli occhi più tristi e grandi che avessi mai visto. Minuta e dolce sicuramente. Con tanti capelli tagliati cortissimi. Una spallina della canottiera le era caduta e quasi le scopriva il seno, ma lei non se ne curava. Teneva una borsa di stoffa per un solo manico come se la stesse trascinando, come se da un momento all’altro dovesse abbandonarla lì, per terra, in mezzo alla gente. Nell’altra mano un foglietto sgualcito anche quello destinato al primo cestino. Non era particolarmente bella, carina sì ,ma niente di più. Però mi aveva colpito. Il suo sguardo, i suoi occhi verdi, di un verde intenso, quello di uno stagno al tramonto illuminato di sbieco dal sole, mi avevano folgorato. La ragazza aveva sicuramente il cuore infranto. E per me era bellissima. In quel preciso istante mi innamorai di “Occhi tristi”. Il tempo intanto era ripartito. Io no, io rimasi lì a guardarla allontanarsi con passo lento, quasi barcollante. Come fosse ubriaca, ma non lo era. Quasi fosse stordita, ma non lo sembrava. Come fosse disperatamente infelice e forse lo era. Non sapevo cosa avrei potuto dirle, non sapevo cosa avrei potuto fare. Non lo sapevo quasi mai. Mi misi anch’io in cammino. La seguivo a distanza, senza toglierle un attimo gli occhi di dosso. Urtando le persone che incontravo sul mio cammino, inciampando nelle buche della strada, ma senza perderla un solo attimo. Senza però avere il coraggio di avvicinarla. Quello non ce l’avevo mai. Senza avere l’ardire di fermarla, per dirle quanto era bella, per dirle quanto mi piaceva, per conoscerla, per dirle chi ero o per svelarle il mio segreto. Non l’abbandonai per tutto il giorno. Non l’abbandonai nemmeno quando salì sul parapetto del ponte. Quando da lassù guardò di sotto lo strapiombo. Quando appollaiata sul muretto girò la piccola testa con i suoi occhi tristi per vedere se intorno c’era qualcuno. Ma non c’era nessuno. C’ero io, ma non mi vide. Non mi vede mai nessuno. E poi saltò. Urlai, gridai, mi sbracciai ! E mi misi a correre per raggiungerla. Ma era troppo lontana. Non feci in tempo. Mi affacciai dal parapetto e la vidi, di sotto tra i flutti del fiume. Appena in tempo, prima che l’impeto delle acque la risucchiasse, i suoi occhi verdi incontrarono i miei. Che stupido, avrei potuto fermare il tempo. Avrei potuto salvarla. L’avrei potuta immobilizzare lì su quel muretto e poi l’avrei potuta far scendere. Le avrei spiegato perché non doveva farlo. Le avrei spiegato perchè io avrei rallegrato i suoi occhi tristi. Che stupido, avrei dovuto fermare il tempo. E giuro che l’avrei fatto se ne fossi stato capace.
©
Christian Bigiarini
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