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La prima e ultima volta che partecipai a un raduno di scrittori litweb
di Mauro Moscone
Pubblicato su SITO


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Avvertenza per il lettore: il nome del sito litweb e di tutti i nicknames coinvolti nel post sono di pura immaginazione, ogni riferimento a persone o animali normali è puramente casuale.

Sono ormai passati sette anni da quella volta, la prima e spero l’ultima, che partecipai a un raduno di scrittori litweb. Spero che questo resoconto possa salvare qualche amico/a di mail da una simile terrificante esperienza.

Sette anni  fa cominciai a scrivere in un sito di letteratura web dal nome “Anacletika”. All’inizio c’era un grande entusiasmo, tutti scrivevano e commentavano i brani altrui con voglia e appassionata condivisione.
Dopo circa sei mesi, la Redazione del sito litweb, annunciò che il blog sarebbe diventato anche casa editrice ma non dovevamo preoccuparci, tutto sarebbe rimasto come prima. Chi voleva poteva pubblicare con loro il suo libro nel cassetto, ovviamente pagando, s’intende. Chi non voleva pubblicare non sarebbe stato emarginato, ci mancherebbe, non siamo più ai tempi dei lager e dei gulag, pontificarono. Mah, pensai io.

Nel frattempo molti utenti invocavano ogni settimana un grande raduno tra noi scrittori in erba e finalmente la Redazione organizzò a Milano il lieto evento.
Mi arrivò il programma della manifestazione e scoprii con amarezza che quello che avevo intuito si era realizzato: sette utenti del sito avevano deciso di pubblicare a pagamento con “Anacletika” e dopo la prima ora di presentazione, dove ognuno di noi poteva leggere un suo brano e mostrarsi agli altri per com’era veramente dietro il nick, sarebbero poi proseguite sette, dicasi sette, presentazioni dei sette libri editi dalla casa editrice/sito litweb.
Lì per lì pensai che la Redazione faceva giustamente quello che credeva in casa sua e senz’altro un sito ha spese di gestione e di manutenzione che necessitano di entrate finanziarie. Ma non potevo nascondermi che nel sito il clima si era guastato, dopo quelle sette pubblicazioni; un malumore poco celato e un senso di diffidenza reciproca portarono alle prime liti informatiche a cui avessi mai assistito, alternate a una strategia dell’indifferenza totale verso chi non era della parrocchia amica. Scoprii anche la nuova parola di moda globish, ban, bannato: pena alla cancellazione dal sito che i duellanti richiedevano con fiumi di parole per eliminare l’avversario.
Per nostra fortuna, tre giorni dopo c’era la grande adunata e l’atmosfera tra i bloggers sembrò placarsi in attesa dell’evento.
Quando arrivai alla libreria, scelta come teatro dell’agognato congresso di scrittori  litweb, fui ricevuto da un tavolino gestito da due petulanti e fredde commesse bottegaie di libri che mi sottoposero la vendita dei sette libri di Anacletika.
- Sono Mauro il Moscone, scrivo su Anacletika, siete voi la Redazione? Non ci sarebbe da bere qualcosa e dov’è il cesso, per cortesia?Mi scappa un’orinata…
- Sì, eccole il catalogo dei nostri libri, sarebbe interessato? Se vuole c’è lo sconto paghi due prendi tre…
Allora c’erano, se non ricordo male:

1)“ Conigli dai denti viola e carote azzurro cobalto”, di Hobbitfemmina, il nickname di una scrittrice di Fantasy, autrice dell’opera. In questo romanzo lugubre e manicheo, degli stronzissimi opossum cremisi s’industriavano a ciulare le carote cobalto dei simpatici dentoni saltellanti. La vendetta sarebbe arrivata inesorabile e orribile e per gli opossum sarebbero stati cazzi, perché il Bene sta sempre tutto da una parte e il Male viene brutalmente fottuto. Questa la morale del cupo dramma.
2) “Sola, tra le foglie d’autunno; in compagnia, tra fusti abbronzati in estate”, raccolta di liriche di Spazialia, poetessa eroticecologica underground.
3) “Come cagare nei boschi non visti”, romanzo breve di Tracamanocubano, prosatore neorap (scoprii in seguito che in effetti era calvo).
4) “Ricetta di cucina e cugiappone”. Manuale di ricette orientali speziate diStracchinarugosa, gastronoma web con anni e anni d’esperienza nella mensa della Scuola Materna di Casalpusterlengo.
5) “Farsi da soli le seghe è utile e dilettevole e non ti viene la cechìa”. Vademecum alla falegnameria di MastrusGeppettus, il divulgatore scientifico di Anacletika, amico intimo di Alberto Angela.
6) “Statuette e lacrime della Madonna”, raccolta di pensieri religiosi frizzanti e ferventi e liriche consacrate, redatte da MariaGorettinonladàmica, la devota pentecostale web, animatrice di omelie quotidiane nel sito.
7) “ Tutti i particolari dei servizi igienici nelle trincee della Prima Guerra Mondiale”, opera storica di Matusal’Emme, il simpatico storico ottuagenario del sito, testimone auricolare, a suo dire, di un clamoroso peto registrato dal microfono del balcone di Piazza Venezia a Roma, durante un discorso del Duce, che venne salutato con una salva di reverenti loffe.

Piano piano arrivarono i venti partecipanti al raduno, tra cui i sette neo pubblicati che subito cominciarono a rompere le palle a tutti, cercando di vendere i loro bestsellers. Grazie al mio intuito femminile –anche se sono penedotato – avevo messo solo dieci euro dieci nel portafoglio e mi difesi strenuamente dai venditori libro a libro, dicendo che mi servivano per la benzina per tornare a casa nei dintorni del passo Penice, a mille e ottocento metri di quota. L’assedio fu comunque affine a quello di Stalingrado, e Matusal’Emme ci deliziò ricordandoci come erano disegnate le mostrine degli ufficiali russi.
Finalmente arrivò il referente di Anacletika con una suonatrice d’arpa venezuelana tutta scosciata, che accavallando le gambe attirò nella saletta lettura tutti i tredici scrittori maschi, infervorati dal testosterone e si diede inizio alla lettura e alla presentazione dei vari utenti di Anacletika.
Con la mia solita faccia di bronzo e altamente indispettito dalla piega commerciale e banausica che aveva preso la faccenda, chiesi di presentarmi per declamare per primo il mio pezzo, dato che erano tutti imbarazzati o presi dalla vendita del loro libro.
- Scusate amiche e amici, ma oltre a parlare del codice ISBN, perché non ci diciamo anche il nome e il cognome, così tanto per fare gli originali…

Nella libreria milanese calò un silenzio surreale. Il mio tentativo di rompere il ghiaccio e di ritornare all’umanità venne interpretato come una feroce polemica, e tutti, tranne il mio carissimo amico di sitoZuppallatte, narratore e specialista di barzellette su Pierino, che si sbellicava, mi guardarono come un UFO mannaro, maniaco sessuale.
E allora al posto di leggere il mio racconto breve “ I mille rompicapi della Litweb mi hanno rotto i coglioni”, il mio genietto diabolico scelsi all’istante di recitare una poesia di Rimbaud che conosco a memoria: “La preghiera della sera”.

Vivo seduto, come un angelo nelle mani di un barbiere,
impugnando un bicchiere dalle profonde scanalature,
l'ipogastro e il collo arcuati, una sigaretta «gambier»
fra i denti, sotto l'aria gonfia di impalpabili velami.

Come caldi escrementi di un vecchio colombaio,
mille Sogni procurano dolci bruciature:
poi, d'improvviso, il mio cuore triste è come un alburno
che insanguina l'oro giovane e scuro delle linfe.

Poi, quando ho ingoiato con cura i miei sogni,
mi volto, bevuti più di trenta o quaranta bicchieri,
e mi concentro per mollare l'acre bisogno:

mite come il Signore del cedro e degli issopi,
io piscio verso i cieli bruni, molto in alto e lontano,
approvato dai grandi eliotropi.

Conclusi la mia esibizione, memorabile a mio modesto avviso, facendo il gesto di pisciare sul mio affezionato pubblico di venditori. Non fu un nobile lazzo, lo ammetto ma la rabbia mi fa divenire un po’ camionista, con tutto il rispetto per chi sa fa un mazzo così per le disastrate autostrade italiche. Andai a sedermi e furibonda chiese la parola MariaGorettinonladàmica, guardandomi come se fossi un’immonda merda.
Con lei e altre poetesse del sito avevo avuto una dura polemica letteraria. Sostenevo che dopo Montale e Pasolini, la poesia italiana era ritornata al decadentismo dannunziano e pascoliano e la lirica web, salvo rare eccezioni, era decadenza allo stato brado, con tutti quegli Ego sbrodolanti e sussultanti per coliche intestinali, preservativi difettati e cicli ritardati, e postavo poesie di Rimbaud, affinché almeno imparassero a fare del decadentismo fatto bene.

- Prima di leggere una mia lirica, volevo rivolgermi al Sig. Moscone…

- Prego Signora – disse il referente di Anacletika.

- Stronzo! Stronzissimo! Sei un uomo di merda, come sei uno scrittore di merda, come sei un vigliacco, come sei un porcografico(sic!), come sei un depravato…
- Signora, si contenga – le suggerì impassibile il Redattore.
- Ma perché ce l’ha con me? Sono così paciarotto* come un orsachiotto di pezza… – le dissi assurdamente.
- Mi hai rovinato una figlia con i tuoi sporchi luridi post. Ha letto di nascosto le opere e la vita di quell’altro stronzo del tuo Rimbaud ed è scappata con un senegalese e l’hanno ritrovata, non più illibata, su una panchina della stazione a farsi delle spine con quel cazzone! Stronzo!
- Signora, ma io che c’entro, glabbs…-
- Il Signore non ti deve mai lasciare in pace, ti deve dare tanti di quei grattacapi che solo il Padreterno te li può dare…te lo auguro di tutto cuore perché ti sto perseguitando tramite una fattucchiera, che ti ha lanciato un malocchio di cento chili, stronzo!
- Ma Signora, non possiamo parlarne in modo più pacato, civile e democratico?
- Ti perseguiterò sia mentalmente sia fisicamente sia psicologicamente, come hai fatto con mia figlia che è finita a farsi le spine con un cazzone di negro alla Stazione Centrale!
Sant’Agostino una volta ha detto una bella frase: stronzo!
- Signora, ma guardi che non si dice farsi delle spine, ma bensì degli spinelli, intendeva?
-  Sei un uomo di merda, come sei uno scrittore di merda, come sei un vigliacco, come sei un porcografico(sic!), come sei un depravato…
Un coro di disapprovazione si levò dalla libreria (quasi) tutta, nei miei confronti e mentre la suonatrice d’arpa strimpellava a gambe aperte, cercando perlomeno di calmare i maschi con le sue mutandine di pizzo viola, ritenni opportuno abbandonare quel minimarket del libro, accompagnato dal mio amico Zuppallatte, ormai vicino all’asfissia per il troppo ridere.
- Mai più un raduno litweb! Mai più! Via, questi sono tutti folli!
- Mai dire mai, Moscone, e a proposito…
- Che cosa vuoi Zuppa?
- Avrei da proporti un mio libro dal titolo “C’è Pierin che fa la cacca!”
- Ma vaff......!
- Ahahahahhahaha!

NOTE DELL'AUTORE

* Paciarotto= termine del dialetto milanese che sta a indicare persona mansueta, tranquilla, un po' pirla.*

*Pirla= termine del dialetto milanese che sta a indicare un tonto, un cretinotto, un ingenuo.

© Mauro Moscone





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