Ci si incontrava nel tardo pomeriggio, in prossimità delle scadenze fiscali.
Tutta la vita aveva fatto il ragioniere. Ora si manteneva in esercizio e arrotondava la pensione.
Quel pomeriggio entrò in casa e si diresse verso la sua sedia, sudaticcio e in affanno. Se la faceva a piedi per mantenere in forma sia la mente che il fisico. Dopo aver discusso di numeri, ci scappava qualche parola salottiera e le ultime notizie del tiggi.
Però avvertivo che esitava su qualcosa. Lo avevo notato già altre volte come se Umberto, questo il suo nome, volesse confessare qualcosa per liberarsene, e non tardò a prendere coraggio.
"Credo di vedere mia madre".
"Vedi tua madre? Mi hai sempre detto che l'hai persa anni fa?"
"Sì, ma ti dico che l'ho vista".
"E in quale sogno sarebbe avvenuto l'incontro?", risposi ironico.
"Sogno? La vedo al mercato settimanale!”
“La vedi o l’hai vista?”
“La vedo da tempo. Non è la prima volta”.
"Umbe', ti rendi conto di quello che stai dicendo? Vuoi impressionarmi o ti si sta avariando il cervello?"
"Nooo-o, l'ho vistaaa! Era lei, mi ha sorriso e mi ha salutato con la mano. Mi faceva così", e agitò la mano come un tergicristalli.
"E tu.. ?"
"Sono rimasto come paralizzato, imbambolato. Poi le ho fatto un cenno di fermarsi ma è sparita nel fiume di persone. Aveva lo stesso aspetto di prima che morisse. Non mi ha mai parlato, si limita a sorridermi. Solo in una occasione mi è passata vicino superandomi. Ho avuto la sensazione che trapassasse il mio corpo per girarsi verso di me dopo qualche metro. Per farsi riconoscere, che dici?"
“A ragionie', con tutto il rispetto ma è assurdo!”
"Capisco, ma ti assicuro che non sono andato fuori di testa. Tu non vuoi credermi. Col tuo scetticismo non puoi credere a cose del genere ma si tratta di mia madre. Per me è una cosa eccezionale, importante. E’ tornare indietro nel tempo e mi dà certezze!”
"E io devo crederci per farti contento?"
"Volevo che tu lo sapessi. Raccontarlo a qualcuno per non tenere per me questo segreto così pesante. Forse anche per... ", non volle finire la frase ma sapeva cosa desiderava dire e lo ripeté mentalmente.
"Adesso cosa intendi fare?"
"Nulla. Mi basta credere in quello che ho visto e sapere che continuerò a vederla. Mi basta pensare che qualcosa continua dopo di noi".
Mi aggiravo tra i banchi del mercato quando venni urtato da una signora.
Il fatto si ripeté e non seppi trattenermi: "Signora, che diamine!"
"Mi scusi ma non sapevo come attirare la sua attenzione".
"Bastava rivolgermi la parola! Cosa vuole dirmi di così importante?"
"E' bravo il mio Umbertino?"
"Umbertino chi?"
"Il suo amico ragioniere. Lo so che lo conosce!"
"Umbertino? Ma se ha più di settantanni".
"Lo so e tra un po' mi verrà a trovare".
"Scusi, non vorrei essere scortese, ma lei chi è?"
"Non è importante. Mi raccomando, me lo saluti!"
"Perchè non lo fa lei stessa?"
"Non mi è permesso!"
"Scusi non capisco, proprio non afferro!"
"Non si preoccupi, riferisca. Umbertino mi conosce molto bene. Oh, sì, mi conosce molto bene". E si dileguò in gran fretta.
Quando rientrai a casa mi diressi sotto la doccia lasciando tracce con i miei vestiti. Desideravo tornare alla realtà.; seduto in poltrona mi concedevo un abbandono rilassante.
Dopo qualche giorno - come d'accordo -, Umberto tornò per consegnarmi i moduli compilati.
Senza esitare tirò fuori una fotografia.
"Questa è la foto di mia madre. Qualche anno prima che morisse".
Restai senza respiro.
"Non avrei voluto dirtelo ma questa signora io l'ho vista al mercato e c'ho anche parlato”.
"Davvero, e cosa ti ha detto? Raccontami!"
"Mi ha chiesto di te, di salutarti. Sapeva che ci conoscevamo".
"Ora sei convinto che ti ho detto la verità? Non mi sono rincoglionito", sentenziò.
Andò via soddisfatto per essere stato creduto, con tutto il compiacimento che in quel momento poteva raccogliere.
Dopo qualche giorno Umberto raggiunse sua madre.