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C'era il vento tra i filari. Le nuvole si trascinavano nel cielo; sulle colline correvano isole di luce. La langa giocava a nascondersi dietro se stessa; le colline ne celavano altre. Su tutte i colori vivevano intensamente fra luce e ombra e luce. Il verde dei filari era maculato di livido, il violaceo dei grappoli maturi. "Ti prego, fallo ancora" gli disse la ragazza. E lui le cinse i fianchi con le mani e la tirò a se. Erano sdraiati sulla terra fresca fra i filari di dolcetto. Il vignòt veniva giù dal crinale dolce di una collina, illuminata dal sole, e le viti facevano ombra. Lei lo attanagliò alla schiena con le gambe, e le loro urla si udirono fin quasi al paese. Poi si separarono, e rimasero sdraiati sulla schiena con la testa sulle braccia, a guardare in alto l'azzurro ritagliato nella striscia fra le foglie dei filari. "Lo senti?" disse lui, "E' il profumo dell'uva" Il profumo avvologeva l'aria e i suoni. Dal fondo del rio latrava un cane; da dietro la crina del brich, da dove non si poteva vedere, arrivavano i rintocchi d'ottone dal campanile della chiesa, che vibravano fra il profumo dolce d'uva matura e quello fragrante dell'erba gialla fra le vigne, e l'odore fangoso e sapido di terra d'argilla umida all'ombra, e quello polveroso dove il sole l'aveva asciugata. Ora lui teneva il mento sul suo seno, e lei la testa sotto il filare. Lui allungò la mano e afferrò un grappolo basso che sporse verso la sua bocca, e lei ne addentò un acino. "Perché tengono i grappoli così bassi?" chiese lei. "Il sole scalda il terreno, e la terra scalda di più i grappoli più bassi, e li gonfia più di zucchero" "E quelli più alti sono meno buoni?" "A volte sì" rispose lui, e la baciò, e lei staccò un acino e glielo infilò in bocca, e poi lo baciò, sentendo sulla sua bocca il gusto zuccherino del dolcetto maturo. Ricordava la crota dopo la vendemmia dell'anno passato, e dopo la fermentazione dei mosti, quando si faceva il travaso nelle botti di legno, e il profumo di vino giovane che inebriava era dappertutto, e poi per tutto l'inverno e la primavera e l'estate anche le pietre dei muri della crota continuavano a sapere di vino. E ricordava le bottiglie di due anni prima. Appena stupa' le natte, saliva deliziosa nel naso la mora vinosa e il lampone; e il vino scendeva nel bicchiere rubino violaceo, e profumava di mirtillo e di viola; e a berlo subito era acidulo e sapido, e poi se rimaneva un po' nel bicchiere si riempiva di gusto, e dopo lasciava sulla lingua il prufumo del mosto. "Com'è bello stare qui" disse lei. Si alzarono a sedere e guardarono la campagna in mezzo ai tralci e alle foglie della vite. Rimasero a lungo in silenzio, col volto sfiorato dalle foglie e il mento appoggiato sul tralcio. C'è un po' di vento, abbaia la campagna, c'è una luna in fondo al blu. "Com'è bello" ripetè. "Hanno ammazzato mio nonno da partigiano su quel crinale" disse lui, indicando il brich di fronte a loro, decorato di filari e alberi. Lei non disse niente, ma l'abbracciò. "Venivano da un'attacco a una colonna giù sulla strada che va a Dogliani" continuò, "Scappavano su per la collina. Non c'era vigna allora, ci portavano le mucche, era tutto prato. Mio nonno e gli altri correvano su verso la cima della collina, e i tedeschi sparavano da sotto. Mio nonno è stato colpito a una gamba, lì, a mezza costa, vedi, più o meno dove adesso c'è quel martinetto dell'acqua. I suoi compagni volevano prenderlo di peso, ma lui li ha mandati via, e ha detto che avrebbe fermato i tedeschi per un po', e ha dato via il moschetto e si è fatto dare il mitra, e poi è strisciato più in su, sui gomiti, e sparava col mitra ai tedeschi che salivano. Quel castagno, vedi, ce l'ha piantato mia nonna, qualche giorno dopo. Mio nonno l'hanno ammazzato lì, dove adesso c'è quell'albero". La ragazza lo strinse a sé e lo baciò, e disse: "Dobbiamo andare una volta a farci l'amore"
Questo racconto ha vinto il premio letterario Grinzane Cavour per il concorso Scrivi il Paesaggio del Vino
©
Jacopo Seccatore
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