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Binari di solitudine
di Maurizio Piccirillo
Pubblicato su PBSR2006
Anno
2002-
Prospettiva Editrice
100pp.
ISBN
Una recensione di
Salvo Ferlazzo
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Perché Rosignano? Perché la Toscana? Non c’è una spiegazione geografica del malessere, del disagio, dell’inadeguatezza, delle speranze mortificate da mete irraggiungibili, raffinate da amicizie improbabili, quando non da amori impossibili.
In questo riconoscimento della propria coscienza, si inserisce, impoverendola ulteriormente, il pensiero della morte che si costituisce come supremo annichilimento di fronte alla verità, collocata nell’indifferenza del mondo.
Ne viene fuori uno spaccato di vita riconosciuto da tutti i protagonisti, fondamentale per la loro stessa esistenza.
Un’esistenza che va dall’incazzatura col mondo fino alla mera sensazione di essere poco interessante alla famiglia, al mondo intero.
L’autore penetra dentro le frontiere di una non-esistenza, facendoci percepire la minaccia, spesso attuata, di una pesante inquietudine del sé, il cui riconoscimento ideologizzato, quasi una sorta di stallo vitale, rinnova ad ogni storia la voglia di la sicurezza per rafforzare i legami con lo scopo di umanizzarli.
Non esiste un orizzonte normale, o quantomeno normalizzato, a cui guardare. Si evoca una strana parentela di suggestione con i termini problematici delle figure dei protagonisti, di primo o secondo piano che siano.
Tutto sembra coagularsi nell’immagine di un bassorilievo dell’assurdo, che si staglia sulle fabbriche, sulle ciminiere, sui muri della caserma, sulle strade del viale delle lucciole. Insopportabile la violenza, ma ancora più insopportabile la sua implicazione soggettiva.
In questo quadro faticoso, si perdono i connotati delle persone più care. Esse sono immagini metaforizzate, “fantasmate”, cui si da forma di vita per poterne pensare solo l’esistenza.
Eppure, in questa desolante periferia, accade un miracolo (l’Incontro), e per un momento questo magma angoscioso smette, solo per un momento, di ribollire minaccioso, e sembra crescere lentamente il destino umano.
Plotino, nelle Enneadi, scriveva:”Non esiste un punto dove si possano fissare i propri limiti, in modo da poter affermare “ fino a qui, sono io…”.
I limiti posti dall’appartenenza ad una società che spinge al consumo, servono ai protagonisti solo per essere superati, e tale superamento li fa correre verso quella terra oscura, inesplorata, dove il pensabile diventa possibile, concretizzando un messaggio ideologico che parla dell’abolizione di ogni limite e di ogni divieto.
E allora perché non abbandonare i legami, le costrizioni e rivolgere con forza le proprie attenzioni all’essere autonomi, considerando, quindi, questa una qualità altamente desiderabile?
È’ quello che, a mio sommesso avviso, il libro di Piccirillo ci fa leggere tra le righe dei racconti, nella sfrenata concupiscenza, da parte dei personaggi, di uno spazio che si vorrebbe dilatare all’infinito, e che inevitabilmente si scontra con il tempo.
Una recensione di Salvo Ferlazzo
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