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Shanghai baby
di Zhou Weihui
Pubblicato su SITO
Anno
2002-
Editore BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Prezzo €
8-
320pp.
ISBN
2147483647
Una recensione di
Alessia Marelli
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Votanti:
6447
Media
80.4%
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Mai come adesso si sente parlare (difficile dire come) della Cina. Di cosa fa o cerca di fare, di cosa deve o dovrebbe fare, di come è cambiata o dovrebbe cambiare. Con il risultato che la gente non solo ha le idee ancora più confuse e frammentate di prima, ma non ne può più di sentirla nominare. In mezzo a tutti i luoghi comuni e i disastri che l’hanno resa celebre in Occidente, i bambini bolliti, l’aviaria e la Sars, donnine coi piedi piccoli, Mao, il Grande Fratello (quello vero), le arti marziali, i ravioli al vapore, le bancarelle di vestiti di (basso) costo e (modesta) qualità e molto altro ancora, ultimamente si sente parlare della sua nuova irrequieta generazione, che, in cerca di identità, si è gettata alle spalle le proprie tradizioni e i propri stereotipi, copiando nel bene e nel male lo stile di vita delle metropoli occidentali, cercando di farsi strada in un paese che guarda negli occhi il futuro con la mente ancora saldamente affrancata al passato. Shanghai è una di queste città caotiche e brulicanti, in cerca del suo equilibrio che, ancora incerta sul dafarsi, si lascia cullare da questi giovani inquieti e ansiosi di tutto, che la amano e la odiano. Ed è lo spirito della città che rispecchia Coco, la protagonista poco più che ventenne del romanzo che si aggira per le strade, prendendo di volta in volta direzioni diverse senza conoscerne la destinazione. Il suo sogno è diventare scrittrice, più per raggiungere il successo e i soldi che per una vera aspirazione letteraria. Il libro percorre in prima persona, la sua ascesa, la sua giovinezza, i suoi dilemmi erotico-sentimentali, la sua famiglia e i suoi rapporti con gli altri: Tiantian, il fragile e complicato fidanzato, eroinomane e impotente, che la venera e la ama senza poterla soddisfare sessualmente, l’amante ricco, europeo, sposato e in carriera, che non può e non vuole darle nulla se non la passione fisica, i genitori borghesi, gli amici bizzarri e sbandati. Le giornate di Coco passano così, tra i (leggeri) sensi di colpa verso Tiantian, che la incoraggia nei suoi tentativi letterari, sospettando un suo tradimento, senza mai incolparla, gli incontri saltuari ma folgoranti con l’amante, le notti insonni tra i ristoranti e le feste. Shanghai, rumorosa e infaticabile, come una vecchia amica, sembra accompagnarla di volta in volta in mezzo a queste giornate confuse, malinconiche e nottate di visi estranei e vuoti, baldorie senza fine, sogni senza un domani. Ciò che colpisce, oltre le affettuose e accurate pennellate notturne della città, è il carattere e la personalità della protagonista. Già dalle prime righe introduttive Coco si presenta, con una buona dose di vanità e spavalderia, facendoci capire ben presto di essere decisa e sicura di sé, poco incline alla modestia e alla insicurezza, e molto banalmente, insoddisfatta della sua vita, che non sembra darle tutto ciò che vorrebbe. Nel corso del romanzo Coco si muove tra gli altri personaggi, scrutandoli, conoscendoli, ignorandoli e a volte sfruttandoli a suo piacimento, rincorrendo i suoi sogni senza sosta, con qualche dubbio esistenziale, ma seguendo un percorso pressappoco unidirezionale. Con la sua determinazione e la sua astuzia celata, riesce a ottenere di volta in volta ciò che vuole cha sia l’amore, dolce e altruistico da Tiantan, che non fa domande, accetta, soffre, si crogiola nella solitudine e nella sventura, si sente inferiore, cerca sollievo nella droga, ma continua ad amare, che sia la passione, intensa, inaspettata ma inconsciamente desiderata, da Mark, l’amante tedesco, bello, sconosciuto, perfetto perché non ha identità, non chiede ma neanche pretende, prende, fa, sa, parla poco, ma ha sempre ragione e appare al momento giusto nel posto giusto, e infine il faticato e scontato successo letterario, l’ammirazione della gente e per ultimo i soldi (che arrivano quasi sempre – guarda caso – dai genitori). Più che a una fragile e interessante giovane cinese, Coco somiglia di più alle fredde e insoddisfatte intellettuali newyorkesi, dalla vita invidiabile e dal carattere impossibile e se l’intento dell’autrice era di rendercela simpatica possiamo dire che è fallito miseramente, perché neanche il misero prezzo finale che Coco deve pagare è paragonabile ai traguardi che ha raggiunto. Da questo punto di vista il ritratto della giovane femminilità del nuovo millennio è tutt’altro che bonario e lusinghiero ed è forse questo che sta all’origine dello scandalo che il libro ha avuto in patria, più che della descrizione troppo materialista e superficiale di Shanghai. Coco è tutt’altro che ingenua e spaventata, la sua sicurezza e la sua forza derivano da una vita di agi, comodità date per scontate e la totale assenza di preoccupazione reali, più che da esperienze o iniziazioni che l’hanno maturata e la sua giovinezza non le impedisce di manipolare gli altri. L’aver accettato come compagno di vita un uomo più insicuro di lei, buono e docile, ma incapace di farla felice realmente denota infatti una paura inconscia dell’amore, un desiderio di “prendere tempo”, un bisogno nascosto di sentirsi forte e superiore agli altri, ma la scelta di un amante, che vuole poco e a cui dare poco, è segno di una grande consapevolezza dei propri bisogni e desideri. E’ dunque questo io- narrante che rende spesso il romanzo (eccessivamente lungo) pesante e a volte noioso. Lo stile dell’autrice, per fortuna, è fresco e gradevole, e alcuni lampi di poesia aiutano laddove manca l’originalità come pure sorprendono piacevolmente le ricercate citazioni che aprono ogni capitolo.
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