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Modelos de mujer (Modelli di donna)
di Almudena Grandes
Pubblicato su SITO
Anno
2007-
Guanda
Prezzo €
8,00-
193pp.
ISBN
9788882463793
Una recensione
di
Federica Spiga
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Negli anni Novanta la scrittrice spagnola Almudena Grandes scrive dodici racconti pubblicati tra il 1989 e il 1995 su diverse riviste letterarie, sette dei quali raccolti in un testo unico, Modelos de mujer, pubblicato nel 1996 dalla casa editrice Tusquets Editores. La scrittrice si affermò durante il periodo della transizione dalla dittatura alla democrazia, sviluppando nella sua narrativa tematiche e tecniche particolarmente attente al privato, alla ricerca della propria identità e al recupero della quotidianità, non discostandosi dalle tendenze di quella che si era definita Nuova Narrativa Spagnola. I temi comuni ai sette racconti sono il concetto di bellezza femminile, quello dello sguardo e il rapporto madre-figlia, universi narrativi analizzati attraverso un esercizio di introspezione psicologica costante delle protagoniste. La negazione del modello di bellezza delle top models è un tema ricorrente, essendo il suo canone alienante o utopico a seconda di chi ad esso si rapporta. Al contrario, l’accettazione dei propri difetti fisici è prerogativa fondamentale di qualsiasi donna e sta alla base della creazione di un nuovo modello di donna, che comporta una sovversione dei canoni estetici imposti e secondo cui la donna bella è una strega, mentre quella meno bella ma intelligente è una fata. La voce addormentata delle donne è recuperata da queste loquaci protagoniste che non sono solo oggetto, ma anche soggetto letterario in quanto narrano la propria storia. Altro tema implicito è la ricerca continua da parte loro della propria identità attraverso un processo vitale di apprendimento, costellato di problemi, perdite e fallimenti che le mettono alla prova. Per questo motivo i racconti o romanzi corti, diventano storie di apprendimento, in cui le protagoniste cercano una via d’uscita dal disamore che le circonda e si muovono alla conquista di una maggiore autostima, sicurezza, potere decisionale e di parola. Lo stile letterario è postmoderno e caratterizzato da soggettivismo con monologhi interiori e io narrante protagonista, digressioni spaziali e temporali, pastiche con incorporazione nel testo di elementi extratestuali e realismo magico. Ironia e sarcasmo vengono utilizzati a piene mani oltre che per stigmatizzare comportamenti e aspirazioni piccolo-borghesi o esprimere il proprio dissenso nei confronti di modelli culturali negativi, anche per sdrammatizzare situazioni complesse e delicate evitando il rischio di cadere nel grottesco e nel tragico e ancora, per permettere ai personaggi di esprimere il proprio punto di vista su sé stessi e sugli altri con sguardo critico e impietoso. Il linguaggio utilizzato è quotidiano, ma talvolta, come in El vocabulario de los balcones, ricco di figure retoriche quali l’enumerazione, la ripetizione, l’onomatopea e la personificazione e di proverbi che conferiscono poeticità alla sua prosa. L’interdiscorsività dei racconti con altre arti come la musica e la poesia è attuata per mezzo del pastiche, il cui tratto saliente è l’incorporazione nel testo di poesie, canzoni, articoli di giornale, fotografie, etc. Ma la scrittrice non accetta di buon grado che venga data eccessiva importanza allo stile usato nella narrazione, perché un racconto o un romanzo sono molto più che un semplice esercizio di stile.
Una recensione di Federica Spiga
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