Saggio molto interessante ed efficace quello scritto da Marco Innocenti insieme a Laura Levi Manfredini.
Gli anni folli. Parigi e gli artisti della generazione (Mursia, 2oo7) riassume in 224 pagine la vita frenetica e vivace che offre Parigi, ed in particolare la collina di Montparnasse, dal primo dopoguerra alla crisi finanziaria di Wall Street nel 1929.
Attraverso un linguaggio veloce, scorrevole, frammentario, quasi giornalistico, i due autori ci illustrano come piccoli autoritratti le vite dei personaggi che animato questi anni.
Personaggi che fuggono dal loro presente per rifugiarsi in una Parigi libertina e vitale, diversa da tutte le altre città europee, ma differente anche da città importanti a livello mondiale, come New York.
I protagonisti della generazione perduta sono Hemingway, Zelda e Scott Fitzgerald, Gertrude Stein e Silvia Beach, James Joyce ed Ezra Pound, Man Ray e Kiki de Montparnasse, Peggy Guggenheim, Picasso e Mirò, Dalì e Magritte, Arp e Tamara de Lempicka, tutti artisti che hanno voluto far riflettere le loro piccole esistenze nella grandezza della loro arte.
I legami che si creano tra questi soggettii sono allo stesso tempo sia di amicizia che di rivalità, in un clima spesso torbido quando non apertamente dissoluto (un esempio lampante può fornirlo proprio il capitolo su Hemingway e Fitzgerald, entrambi scrittori ma molto diversi nei loro contenuti e nella personalità).
"Mentre Hem ama dominare, Scott ha bisogno di amare e di essere amato"
Inoltre vengono descritte grandi personalità del mondo letterario, come Getrude Stein, alla quale viene relegato il compito di aver coniato la definizione di "generazione perduta" per questo gruppo di intellettuali, che si raccoglievano nei suoi salotti, luoghi che permettevano di raggiungere fama e fortuna.
Interessante il capitolo che illustra molto bene il legame che si crea tra Sylvia Beach, editore dell' Ulisse, e l'autore stesso del libro, James Joyce.
Lei, grande fan del lavoro di Joyce, vede crollare il suo mito quando conosce aspetti poco cordiali e riconoscenti del suo idolo, uomo capace di scrivere uno tra i più importanti capolavori del XX secolo, ma che non possiede un briciolo di umanità e di sensibilità, egoista e opportunista.
E il capitolo su Man Ray, l'autore della celebre foto "Le violon d'Ingres", con modella la sua amante, Kiki, la ragazza più scatenata di Parigi.
"Uomo affascinante, Man Ray ha sempre accanto a sè una donna stimolante. Vive immerso nell'erotismo e alla base del suo lavoro c'è il corpo della donna con il suo mistero e la sua sensualità."
E poi abbiamo squarci che si aprono sulle vite di figure femminili coraggiose e irrequiete, come Peggy Guggenheim e Tamara de Lempicka.
Per descrivere Peggy, Innocenti ci dice che "la sua esistenza è un' irrequieta combinazione di nomadismo e libertinaggio", mentre l' artista Tamara si era guadagnata lo pseudonimo di "principessa delle calle".
Ed infine, un capitolo intero ci racconta il mondo saffico in cui vivono le donne di Parigi, "le Ammazzoni di Paris lésbo", "angeli odorosi di Chanel numero 5": donne decise e arroganti, dolci e timide, che si guadagnano il loro spazio in una città che corre veloce, e che inebria le menti la vita di questi artisti con i fumi dell'alcol e della fama.