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Questo interessante romanzo di Luigi Pirandello fu il primo di una lunga serie. Terminato nel 1893, fu pubblicato a puntate sulla rivista La Tribuna con il titolo Marta Ajala e, nel 1901, in edizione definitiva in volume. La trama è divisa in due parti. La prima si svolge in un anonimo paesino della provincia agrigentina e, più precisamente, nella casa di Stefano Pentàgora. Quest'ultimo sta cenando con la sorella Sidora ed i figli Rocco e Niccolino. Il primo di questi due, Rocco, ha appena cacciato di casa la moglie Marta Ajala, in quanto colpevole, secondo lui, di adulterio. Motivo di questo sospetto sono le lettere che essa scambia con l'avvocato, in seguito divenuto deputato, Gregorio Alvignani. Marta Ajala, incinta di un bambino ed ormai circondata di maldicenze, vive con la propria famiglia, il padre Francesco, proprietario di una conceria, la madre Agata e la sorella Maria. Il padre, molto arrabbiato e deluso dalla figlia e per questo motivo odiato da essa, decide di chiudersi nella sua stanza e muore poco prima del parto di Marta, lasciandola sola con la madre, la sorella e l'amica Anna Veronica. Neppure il parto va a buon fine, in quanto il bambino nasce senza vita ed in seguito Marta si ammala e la conceria, nel frattempo passata in mano al nipote di Agata, Paolo Sistri, comincia a navigare in cattive acque. Ma neppure questi rovesci della fortuna abbattono Marta, la quale vince un concorso e viene assunta in un Collegio a Palermo, dove è ambientata la seconda parte del romanzo. Qui Marta, insieme alla madre e alla sorella, ricomincia a vivere, sia perchè la città è all'oscuro di quanto avvenuto nel paesino, sia perchè nel Collegio essa si trova molto bene, pur sucitando le attenzioni dei suoi colleghi. Tra questi il goffo professor Falcone, il quale si innamora perdutamente di lei. La casualità però le fa incontrare l'uomo con cui aveva avuto, fino a quel momento, un amore puramente letterario e che aveva sempre rifiutato: Gregorio Alvignani, del quale diventerà l'amante. Nel frattempo Rocco Pentàgora, ripresosi da un abreve malattia, decide di raggiungere Marta a Palermo. Qui i vicini di casa di Marta, Don Fifo Juè e Donna Maria Rosa, informano la famiglia che la madre di Rocco, Fana, cacciata dal marito Stefano perché ritenuta anch'essa colpevole di adulterio, sta per morire. Presa dalla curiosità Marta va a trovare la signora in fin di vita e li incontra Rocco. Malgrado essa ammetta stavolta di aver commesso realmente adulterio in quanto amante di Gregorio Alvignani, Rocco la perdona.
Marta Ajala è una donna forte e combattiva che non si abbatte di fronte al giudzio altrui, in primis quello del padre, e trova un lavoro diventando così una guida per la sua famiglia, in crisi economica dopo il fallimento della conceria. Ma essa è allo stesso tempo anche donna oggetto, tipica della letteratura del periodo, in virtù del suo lasciarsi andare al volere degli altri. La sua figura ripropone due tematiche frequenti nel repertorio di Pirandello: la solitudine, in quanto è abbandonata da tutti, e l'inettitudine alla vita, in quanto si dimostra debole nell'opporsi alle convenzioni sociali. Rocco Pentàgora è, all'interno del romanzo, il personaggio che più di tutti rappresenta la figura della maschera pirandelliana, in quanto è un uomo buono che viene costretto ad agire contro la propria volontà per essere accettato dalla società ed è costantemente oppresso dalle regole e dalle convenzioni. Gregorio Alvignani è invece il personaggio che più di tutti rappresenta la figura dell'inetto in quanto è incapace di prendere decisioni definitive che diano una svolta alla sua relazione con Marta. Maria, sorella di Marta, è un personaggio secondario al quale Pirandello sembra dare poco peso, mentre Agata, la madre di Marta, è molto debole assolutamente incapace di opporsi ai comportamenti del marito. Anche Anna Veronica, l'amica di Marta, che vive con la famiglia prima del trasferimento a Palermo, è un altro esempio di questo asservimento completo alle convenzioni sociali: ripudiata in paese è completamente rassegnata al fatto non poter mai avere un marito. Merita una menzione particolare la figura di Sidora, sorella di Stefano Pentàgora, padre di Rocco, la quale, mentre nell'edizione definitiva appare come un personaggio di pochissima importanza, nell'edizione precedente era invece presentata come una vecchia che nascondeva in se un presenza sovrannaturale. Il cambio di ambientazione geografica dall'anonimo paesino dell'agrigentino a Palermo che divide il romanzo in due parti è molto importante per lo sviluppo del personaggio: fin dall'arrivo in città Marta, grazie al riconquistato anonimato, sente di poter avere una seconda possibilità. La descrizione del panorama visto dalla casa di Gregorio Alvignani, con i monti palermitani e Monreale, serve per rendere l'idea della magnificenza della metropoli in comparazione all'orizzonte angusto del paesino di provincia. In quest'opera Pirandello aderisce ai canoni del Naturalismo e la società viene descritta come luogo di sopraffazione ove il comportamento umano è conseguenza di fattori naturali e condizioni socio-ambientali. Anche nella narrazione lo scrittore rimane fedele alla figura del narratore onnisciente ed al principio dell'impersonalità tipici del Verismo. E' il lettore che, come se stesse osservando un avvenimento reale, deve avere la capacità di comprendere le motivazioni e le ragioni di un gesto o di un atteggiamento all'apparenza bizzarro. Da notare anche l'aspetto prevalentemente teatrale dell'opera, con la rapidità dei cambi di scena, l'accuratezza della collocazione di personaggi ed oggetti, la precisione impersonale della messa in scena, e l'utilizzo di termini dialettali e di forme arcaiche (come "non ostante" al posto di nonostante e "su le" al posto di sulle).
A cura di Giuliano Spina
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