LA PAROLA ALL'AUTORE
Dell'arte della guerra è scritto
in forma dialogica e composto tra
il 1519 e il 1520. In questo passo,
assai famoso, Machiavelli, per bocca
del condottiero Fabrizio Colonna,
critica l'incapacità e la debolezza
militari e politiche dei principi
italiani nelle recenti guerre condotte
in Italia da eserciti stranieri, che
avevano fatto sì che "tre
potentissimi stati" fossero "più
volte saccheggiati e guasti"...
...Credevano i nostri principi
italiani, prima ch'egli assaggiassero
i colpi delle oltramontane guerre,
che a uno principe bastasse sapere
negli scrittoi pensare una acuta risposta,
scrivere una bella lettera, mostrare
ne' detti e nelle parole arguzia e
prontezza, sapere tessere una fraude,
ornarsi di gemme e d'oro, dormire
e mangiare con maggiore splendore
che gli altri, tenere assai lascivie
intorno, governarsi co' sudditi avaramente
e superbamente, marcirsi nello ozio,
dare i gradi della milizia per grazia,
disprezzare se alcuno avesse loro
dimostro alcuna lodevole via, volere
che le parole loro fussero responsi
di oraculi; né si accorgevano
i meschini che si preparavano ad essere
preda di qualunque gli assaltava.
Di qui nacquero poi nel mille quattrocento
novantaquattro i grandi spaventi,
le subite fughe e le miracolose perdite;
e così tre potentissimi stati
che erano in Italia, sono stati più
volte saccheggiati e guasti. Ma quello
che è peggio, è che
quegli che ci restano stanno nel medesimo
errore e vivono nel medesimo disordine,
e non considerano che quegli che anticamente
volevano tenere lo stato, facevano
e facevano fare tutte quelle cose
che da me si sono ragionate, e che
il loro studio era preparare il corpo
a' disagi e lo animo a non temere
i pericoli. Onde nasceva che Cesare,
Alessandro e tutti quegli uomini e
principi eccellenti, erano i primi
tra' combattitori, andavano armati
a piè, e se pure perdevano
lo stato, e' volevano perdere la vita;
talmente che vivevano e morivano virtuosamente.
E se in loro, o in parte di loro,
si poteva dannare troppa ambizione
di regnare, mai non si troverrà
che in loro si danni alcuna mollizie
o alcuna cosa che faccia gli uomini
delicati e imbelli. Le quali cose,
se da questi principi fussero lette
e credute, sarebbe impossibile che
loro non mutassero forma di vivere
e le provincie loro non mutassero
fortuna. E perché voi, nel
principio di questo nostro ragionamento,
vi dolesti della vostra ordinanza,
io vi dico che, se voi la avete ordinata
come io ho di sopra ragionato ed ella
abbia dato di sé non buona
esperienza, voi ragionevolmente ve
ne potete dolere; ma s'ella non è
così ordinata ed esercitata
come ho detto, ella può dolersi
di voi che avete fatto uno abortivo,
non una figura perfetta. I Viniziani
ancora e il duca di Ferrara la cominciarono
e non la seguirono, il che è
stato per difetto loro, non degli
uomini loro. E io vi affermo che qualunque
di quelli che tengono oggi stati in
Italia prima entrerrà per questa
via, fia, prima che alcuno altro,
signore di questa provincia; e interverrà
allo stato suo come al regno de' Macedoni,
il quale, venendo sotto a Filippo
che aveva imparato il modo dello ordinare
gli eserciti da Epaminonda tebano,
diventò, con questo ordine
e con questi esercizi, mentre che
l'altra Grecia stava in ozio e attendeva
a recitare commedie, tanto potente
che potette in pochi anni tutta occuparla,
e al figliuolo lasciare tale fondamento,
che potéo farsi principe di
tutto il mondo. Colui adunque che
dispregia questi pensieri, s'egli
è principe, dispregia il principato
suo; s'egli è cittadino, la
sua città. E io mi dolgo della
natura, la quale o ella non mi dovea
fare conoscitore di questo, o ella
mi doveva dare facultà a poterlo
eseguire. Né penso oggimai,
essendo vecchio, poterne avere alcuna
occasione; e per questo io ne sono
stato con voi liberale, che, essendo
giovani e qualificati, potrete, quando
le cose dette da me vi piacciano,
ai debiti tempi, in favore de' vostri
principi, aiutarle e consigliarle.
Di che non voglio vi sbigottiate o
diffidiate, perché questa provincia
pare nata per risuscitare le cose
morte, come si è visto della
poesia, della pittura e della scultura.
Ma quanto a me si aspetta, per essere
in là con gli anni, me ne diffido.
E veramente, se la fortuna mi avesse
conceduto per lo addietro tanto stato
quanto basta a una simile impresa,
io crederei, in brevissimo tempo,
avere dimostro al mondo quanto gli
antichi ordini vagliono; e sanza dubbio
o io l'arei accresciuto con gloria
o perduto sanza vergogna....
Niccolò
Machiavelli, Dell'arte della guerra.