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Castle
Rock
a cura di Miriam Ballerini
Articoli
riguardanti Stephen King ne sono stati scritti
molti.
Non penso di dire nulla di nuovo, affermando
che è uno scrittore eclettico perché,
al di là dei suoi romanzi horror,
ha dimostrato di sapere spaziare in generi
diversi: dal fantasy a storie più
impegnate, come ad esempio nel Il miglio
verde.
Personalmente lo seguo da tanti anni, finora
è stato solo uno dei suoi libri ad
avermi delusa, cioè Unico indizio
la luna piena. Tutti gli altri romanzi mi
hanno sempre affascinata, per il suo modo
di scrivere che si adatta a ogni età;
per la sua ampia descrizione che non annoia
mai. Anche nei libri di un certo spessore,
nel senso più fisico del termine,
si giunge alla fine quasi con dispiacere.
Per esempio It con le sue 1238 pagine, o
L'ombra dello scorpione, con 929 pagine.
Dalla fantasia notevole di King è
nata un'intera cittadina: Castle Rock, la
quale compare per la prima volta nel libro
La zona morta, edito negli Usa nel 1979,
giunto in Italia nel 1981. La si ritrova
in Cujo (1983), per poi seguirla nella sua
decaduta in Cose preziose (1991).
Cos'ha di particolare questo luogo? King
ha saputo creare un'intera società,
coi suoi vizi e virtù, dove i personaggi
sanno essere reali; forti della loro esistenza
proprio perché riproposti in libri
diversi. Come se, effettivamente, la loro
vita procedesse anche al di fuori delle
pagine del libro. King, inoltre, sa trascinarti
nei suoi libri, col coraggio che ha di raccontare
la normalità delle persone, narrandole
per quel che sono. Leggendo alcune sue interviste,
ci si rende conto che, scrivendo, è
poco quel che inventa; basta, infatti, essere
un buon osservatore perché, una scena
vista, diventi una storia scritta.
Vi sembrerà strana, ora, questa mia
affermazione, perché, pur scrivendo
io libri di narrativa, prediligo per le
mie letture il genere horror, o comunque
King, il quale è un genere tutto
particolare! Parlando di questo scrittore
affermo sempre che se lo si conosce solo
per le sue storie del brivido, non lo si
conosce affatto. Ho imparato a migliorarmi
nello scrivere seguendo i suoi passi, i
suoi consigli che trapelano qua e là,
nelle note dell'autore che spesso accompagnano
i suoi romanzi, dove il contatto scrittore-lettore
è molto forte.
Di certo devo ancora compierne molta di
strada, soprattutto perché non riuscirò
mai nella sua dote di sapere spaziare negli
eventi, allargandoli a pagine e pagine di
descrizioni. Il mio elastico, dopo averlo
teso, trova sempre il proprio punto di rottura.
King, sa andare oltremisura. Inoltre è
quasi impossibile che uno scrittore sappia
inventarsi un altro luogo come Castle Rock,
dove si riesca a viaggiare nelle sue strade,
a entrare nei suoi negozi. Anche a comprare
qualche souvenir da portare a casa. In questo
è stato unico, solo, a creare quella
porta nel muro, a dare una chiave a ogni
suo lettore per vivere alcune ore con gli
abitanti che si finisce col conoscere così
bene.
Termino, lasciandovi all'incipit del libro
Cose preziose:
"Sei già stato qui.
Sì che ci sei stato. Sicuro. Io non
dimentico mai una faccia.
Vieni, vieni, qua la mano! Ti dirò,
guarda, ti ho riconosciuto da come camminavi
prima ancora di vederti bene in faccia.
Non avresti potuto scegliere un giorno migliore
per tornare a Castle Rock".
Direi che ha ragione: è sempre bello
ritornarci.
(c) Miriam Ballerini
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