E con grande
piacere che presentiamo ai nostri lettori questa
intervista, cortesemente concessaci da Luca
Briasco, direttore editoriale della casa editrice
Fanucci, storico baluardo del fantastico e della
fantascienza sulla scena letteraria italiana.
Leggetela con attenzione, forse a dirlo sembreremo
parziali... ma è davvero molto interessante!
Nella storia della vostra editrice siete
sempre stati attenti, oltre che ai generi, anche
alla "contaminazione" tra vari generi,
al punto da avere una collana, AvantPop, dedicata
proprio alla letteratura di confine tra un genere
e l'altro. Come vedete il futuro della lettura:
ci saranno più lettori di genere, oppure
la tendenza è verso il lettore "onnivoro"?
Va fatta prima di tutto una distinzione tra
generi letterari: la fantascienza è in
crisi di lettori (e anche di idee), mentre impazza
il genere giallo (definito, in modo onnicomprensivo
e spesso improprio, noir) e anche il fantasy,
finita la sbornia di Tolkien, sembra godere
di buona salute. Il punto mi sembra piuttosto
che certe tematiche e strutture di genere hanno
invaso la letteratura mainstream, dove sono
utilizzate in modo sempre più consapevole,
e che ciò facilita senza ombra di dubbio
una tendenza verso modelli di lettura "onnivori".
In quasi trentacinque anni di storia, avrete
visto cambiare la fantascienza: quali sono gli
elementi più significativi, secondo voi,
che differenziano la fantascienza anni '70 da
quella di oggi?
Come ho già accennato nella mia prima
risposta, a noi sembra che la fantascienza abbia
perso molto del suo slancio. E lo ha perso perché
non riesce più a essere narrativa di
anticipazione e di speculazione, perché
tenta vanamente di reggere il confronto con
il cinema, dove l'innovazione è tutta
giocata sull'immagine, la fotografia, gli effetti
speciali, e la trama spesso tende a divenire
un pretesto (tra l'altro, quasi tutte le trame
dei film di fantascienza degli ultimi anni sono
sostanzialmente "gialle"). Non so
se esista un margine per il rilancio della fantascienza.
A me sembra che i giovani autori più
vitali e più consapevoli del loro mestiere
tendono a scrivere romanzi nei quali, anziché
speculare su possibili mondi futuri e giocare
tutte le proprie carte sull'anticipazione, viene
stabilito un nuovo patto con il lettore, che
deve accettare di venire proiettato in un mondo
privo di legami diretti e cronologici con il
nostro presente. Un mondo che appartiene in
tutto e per tutto alla dimensione dell'immaginario,
e che proprio per questo - e per via essenzialmente
metaforica - può dirci molte cose sul
nostro presente.
A questo proposito, vorrei soffermarmi brevemente
sulla distinzione tra fantascienza e fantasy.
Tradizionalmente, alla fantascienza si associa
il concetto di anticipazione, di discorso sul
futuro, sviluppato sovente a partire da elementi
scientifici: al fantasy la magia, il medievalismo,
l'invenzione di mondi che guardano al passato
e alla mitologia e che tendono a svincolarsi
da qualsivoglia rapporto - anche metaforico
e indiretto - con la realtà. Mi sembra
che quella che definirei come "nuova letteratura
fantastica", o dell'immaginario (e che
include al suo interno autori come Neil Gaiman
e China Miéville) tenta di operare una
mediazione tra i due generi, usandoli uno contro
l'altro: reclamando cioè al tempo stesso
la forza speculativa della fantascienza come
riflessione indiretta sul nostro presente e
la libertà inventiva del fantasy. Forse
il futuro del genere sta proprio in questi autori,
e nei loro mondi.
Nonostante ci siano sempre più donne
che scrivono, anche professionalmente, la fantascienza
sembra rimasta un genere "maschile".
Siete d'accordo con questa diagnosi, ed avete
una spiegazione per questo?
Credo che il fenomeno abbia a che fare "storicamente"
con il côté scientifico del genere,
tradizionalmente associato a interessi e professionalità
più maschili che non femminili. Non è
un caso, infatti, che la diagnosi non si applichi
al fantasy, dove c'è una notevole e qualificata
presenza femminile (e la stessa Ursula LeGuin
ha scritto molto fantasy). E per analoghe ragioni,
la nuova letteratura fantastica ha una presenza
femminile più forte rispetto al passato,
con autrici di grande talento come Kelly Link
o l'australiana K.J. Bishop, di cui pubblicheremo
il romanzo d'esordio, The Etched City, il prossimo
luglio.
Seguite con interesse la letteratura su
Internet, per esempio quella che esce nelle
E-zine? Pensate che potrebbe accadervi di trovare
un nuovo talento tra gli scrittori dilettanti
"in rete", o avete un qualche scetticismo
verso questa possibilità?
Nessun preconcetto: solo la consapevolezza
che, per strutture a dir poco "snelle"
come quelle di un piccolo editore, seguire la
produzione narrativa su Internet è un
onere spesso proibitivo.
La maggior parte degli inediti che considerate
vi giungono attraverso agenzie letterarie. Se
doveste dare qualche consiglio ad uno scrittore
esordiente (o ad un suo agente) sugli errori
da evitare per non essere cestinati, cosa suggerireste?
Un solo suggerimento: nello scegliere i potenziali
destinatari di un manoscritto, evitare i criteri
a pioggia per cui lo si manda a tutti e a nessuno.
E studiarsi bene cataloghi e linee delle case
editrici, per verificare in anticipo le possibilità
che un certo prodotto possa essere considerato
interessante. I migliori agenti lo fanno sistematicamente,
ma è difficile immaginare quante volte
veniamo contattati da aspiranti autori che,
a semplici domande, dimostrano di non sapere
nulla del catalogo e di non aver letto neppure
un libro da noi pubblicato!
Fino a qualche tempo fa c'erano veramente
pochi scrittori italiani di valore che si dedicassero
alla narrativa "fantastica" (in senso
lato). Adesso sembra che le cose stiano un po'
cambiando. Chi sono, secondo lei, in questo
momento i migliori autori italiani di fantascienza?
Avete in programma di pubblicare a breve romanzi
di scrittori italiani?
Non sono molto d'accordo su questa moltiplicazione
di autori di valore. A me sembra che, con la
parziale eccezione di Luca Masali, quello di
Valerio Evangelisti tende a rimanere un caso
isolato. E del resto, lo stesso Evangelisti
(non a caso, io credo) si sta progressivamente
allontanando dalla letteratura fantastica e
si sta avvicinando piuttosto a moduli narrativi
più riconducibili al "nero".
Qualche anno fa la Newton & Compton,
con la collana "Il fantastico economico
classico" ha compiuto un'interessante operazione
di riscoperta e ripresentazione di autori semidimenticati.
Certo le edizioni non erano particolarmente
curate (ma si salvavano, se non altro, per il
contributo dei responsabili della collana, gli
inossidabili Pilo e Fusco) però i testi
proposti erano, se non proprio tutti di elevata
qualità, certamente interessanti e rari.
La N&C ha interrotto la pubblicazione dopo
poche uscite, eppure ci sono ancora moltissimi
autori di racconti e romanzi fantastici del
primo novecento che restano inediti, in tutto
o in parte, in Italia. Avete mai pensato alla
possibilità di inaugurare una collana
economica dedicata proprio alla ripubblicazione
di quest'enorme patrimonio narrativo? La Fanucci
avrebbe certamente titolo e tradizione per un'operazione
di questo tipo!
Non solo ci abbiamo pensato, ma lo stiamo già
facendo! Lo scorso maggio abbiamo inaugurato,
all'interno della linea tascabile, una mini-collana
di classici della letteratura fantastica. Oltre
a riproporre testi noti come Frankenstein e
Carmilla, abbiamo rilanciato con buon successo
una grande autore dimenticato come Machen, di
cui abbiamo ripubblicato I tre impostori e Il
gran dio Pan. Abbiamo celebrato il centenario
di Verne riproponendo un testo tanto interessante
quanto trascurato come I cinquecento milioni
della Bégum. E a luglio proseguiremo
con il primo volume dei racconti completi di
Ambrose Bierce e con il primo volume de Il pozzo
alla fine del mondo, di William Morris, antesignano
del fantasy più colto e raffinato.
Nel vostro vastissimo catalogo, ci sono
autori come Philip K. Dick, Zelazny, Michael
Moorcock e Jack Vance, solo per citarne alcuni.
C'è uno scrittore del quale andate particolarmente...fieri?
Qualche rimpianto per un autore che vi è
"sfuggito"?
Sembra quasi ovvio rispondere Philip K. Dick:
non solo perché si tratta di un vero
e proprio classico del novecento, che finalmente
sta ottenendo il riconoscimento che gli spetta
di diritto, ma anche perché, proponendolo
al lettore italiano in toto, attraverso edizioni
critiche curate da un accademico di valore assoluto
come Carlo Pagetti e in nuove traduzioni, abbiamo
ottenuto un grande salto di qualità nella
percezione esterna del nostro lavoro editoriale.
Certo, molta strada resta ancora da fare, ma
ci sembra sempre più diffuso un atteggiamento
verso la Fanucci che tende a vederla come casa
editrice di qualità e di progetto.
Quanto ai rimpianti, uno su tutti: Jonathan
Lethem, che abbiamo "mancato" per
un soffio e che, dei tanti autori americani
pubblicati in Italia, sentiamo particolarmente
vicino per tematiche e uso delle forme narrative.
Qualche anticipazione (in quasi-esclusiva)
sui programmi futuri della Vostra casa editrice?
A febbraio, con la pubblicazione di Ombre senza
nome del messicano Ignacio Padilla, abbiamo
inaugurato una nuova collana, la 'Collezione
narrativa', che speriamo segni in modo inequivocabile
quella vocazione verso una letteratura per lettori
onnivori che la Fanucci ha cominciato a coltivare
fin dai tempi della collana AvantPop. Il nostro
impegno in questa direzione ci porterà
già quest'anno a pubblicare qualcosa
come dieci titoli, che diventeranno almeno quindici
il prossimo anno. Con nomi già presenti
nel nostro catalogo AvantPop (Vollmann, Ruff,
Powers, Millhauser) ma anche con autori nuovi
e, da ottobre, con autori italiani.
Mille grazie per la sua cortesia e per averci
dedicato un po' del suo tempo! C'è qualche
"consiglio di lettura" che vuol dare
ai nostri lettori prima di salutarci?
Due consigli: La casa delle anime, di quel
Matt Ruff che considero uno dei talenti più
grandi espressi dal romanzo americano negli
ultimi anni, e Dhalgren, di Samuel Delany, per
riscoprire (o scoprire per la prima volta) cosa
era in grado di produrre la miglior fantascienza
degli anni settanta. E magari per accorgersi
di quanto quella fantascienza sia presente nei
migliori romanzi americani d'oggi, da Wallace
a Lethem.
Per gentile concessione di
Luca Briasco
DA LEGGERE (SUL SITO):
>>LE CASE
EDITRICI: FANUCCI
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