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Di mostrare le cose a parole
di Giovanni Di Muoio
Pubblicato su SITO
Anno
2005-
Giulio Perrone Editore
Prezzo €
10-
108pp.
ISBN
886004023X
Una recensione
di
Salvo Ferlazzo
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Possono coesistere due mondi, uno dei quali risponde al più grossolano epicureo:" mi piace"; mentre l'altro va incontro a dolci esperienze estetiche ed etiche, rasentando la coscienza del sublime? Un simbolo della comunicazione, un dentro che diventa voce non appena avverte l'esigenza di farsi fuori. Fuori dai concetti ambigui, oscuri, retorici che vorrebbero relegare questa comunicazione entro i confini angusti di una falsa morale, di un'arte altrettanto falsa. Nella ricerca dei modi di comunicare, si ritrova il piacere della lingua, in un ancoraggio mnemonico che richiede uno sforzo minimo, ma che restituisce un quadro di insieme dal forte impatto emotivo. Da "mentre voi dormite" a " avere vent'anni o non averne affatto", passando per "certe parole non dette" e " ora puoi aprire gli occhi", oppure "vicini", fino alla supplica "portami con te Avvocato Agnelli", è una continua ricerca che trova il suo sbocco quasi naturale in un simbolismo descrittivo dentro il quale vita e pensiero, esistenza e arte coincidono. Ogni racconto, pur se a prima lettura, sembra indulgere in un realismo semplice e immediato, rivela piuttosto una sensibilizzazione della coscienza di fronte ai ritmi reali della in-significanza della vita. Allora, i racconti si storicizzano in un pluralismo d'immagini variamente disposte, ma tutte riconducibili, ricondotte, ad unità strutturale di questa dicotomia esistenziale: la solitudine e l'amore. La solitudine della popolazione di Vidalle, priva della luna, compagna del sole; la solitudine di chi affidava il suo amore a frasi scritte su cartamoneta. L'amore che non sarà scritto su carta, perchè nessuno insegnerà a scrivere lettere d'amore. Dall'amore alla solitudine, e viceversa,e poi ancora amore fino a che la storia del vissuto, del processo della vita emotiva non trovano il loro dato biografico. Persino la morte nei suoi segni più intimistici (v. il mare ad occhi chiusi, portami con te...) diventa momento dinamico per riconsiderarne la sua stessa natura: porta a rivedere, con una sorta di apertura coscienziale, ciò che è stato. Diventa motivo di un pensiero di pagana spontaneità, quasi una dionisiaca esaltazione:" Certo io al mare ce l'ho portata la signora Vassallo...sarebbe bastato calare a mare la cassa e io sopra, a cavalcioni, remando deciso fino a Positano". Ecco la spontanea solarità mediterranea che si traduce in una specie di marcia incontrare il desiderio e l'amore. Riduzione temporale di un futuro sospeso rispetto ad un presente ricomposto nello svuotamento di un istante vissuto come presenza incorporea. Passione amorosa mai esaudita, ricordo di dolci emozioni mai dimenticate. Motivi elegiaci, raccolta di ricordi che si tramanda nelle frasi, risolvendo il problema del tempo. Problema del temppo come entità psicologica, esistenziale, in una evidenza totale, in una attuazione celebrativa della mera esistenza di ognuno dei personaggi. L'autore, sin dalle prime pagine, ha strutturato, quasi in maniera definitiva, i suoi protagonisti in una relazione io-altri, che mai li confina in una spenta, grigia mediocrità. Alejandro e Gabriela, io e tu di "manca la carta", Orazio, e gli altri che seguono non stanno maid entro le regole. Ecco perchè ci coinvolgono: perchè sono fuori gioco. Di Muoio non indulge nell'enfasi; abile nel rimanere discreto nelle situazioni dai contorni sfumati, è rapido quando deve mostrare situazioni fatali, concrete, dove l'azione umana non si riduce a corpo e il tempo a presente. Egli avverte per tempo il lettore, e questo fa del libro un momento di lettura non indifferente in cui tutti i protagonisti sembrano usciti dal pennello di Telemaco Signorini.
Una recensione di Salvo Ferlazzo
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