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Q WER W
di Filippo Mezzetti
Pubblicato su PBSF2


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Il pennino della stilografica era secco e le incrostazioni si erano talmente cementificate nel corso di quei lunghi anni di inattività da renderlo totalmente inservibile.
Era molto tempo che quella penna non vedeva una goccia d'inchiostro; del resto sarebbe stato decisamente anacronistico firmare la propria condanna a morte con uno strumento così obsoleto.
Nico guardò quell'oggetto d'antiquariato soppesandolo tra le dita. La punta era di platino, un metallo che all'epoca in cui era stato costruito veniva considerato pregiato ma che adesso era completamente privo di valore come del resto tutta la penna.
Per firmare la propria condanna a morte poi...
La Prassi voleva che il volontario firmasse il modulo di condanna con una penna laser di dotazione esclusiva dell'Esercito; e quella era l'unica occasione che veniva concessa ad un Vetro di usare uno strumento fabbricato per i Soldati.
Nico aveva portato quel cartoncino a casa ma sapeva che non avrebbe avuto alcun valore se l'avesse riconsegnato col suo nome scritto in calce.
Era la Prassi.
Il volontario poteva scegliere la propria condanna a morte a condizione che firmasse il modulo con una penna laser di fronte al funzionario dell'Esercito incaricato. Qualunque altro espediente avrebbe reso nulla la richiesta.
Chiunque poteva prendere il modulo e portarselo a casa per leggerlo con calma, ma la firma era un atto ufficiale ed andava compiuta secondo la Prassi.
A questo pensava Nico mentre lo leggeva. Alla Prassi.
Era del tutto inutile avere una penna in mano quando si leggeva il modulo; anzi, era pericoloso.
I moduli erano personali, ma soprattutto unici.
Colui che lo avesse in qualche modo contraffatto avrebbe invalidato la Prassi perdendo automaticamente il diritto alla condanna.
Allora cosa ci faceva Nico con quella penna in mano? Forse un ricordo ancestrale di un passato remoto nel quale gli uomini ancora scrivevano...
...la Prassi...
La Prassi consisteva in un codice di comportamento non scritto, una sorta di Galateo del XXV secolo che aveva sostituito la legge in ogni sua forma.
Tutti i codici di procedura penale e civile erano stati bruciati tra la fine del XXII secolo e l'inizio del XXIII, dopo che il Feldmaresciallo Dragoimir aveva respinto con successo l'ultimo tentativo di invasione da parte degli Altri.
L'operazione era costata quattro miliardi di vite umane, quasi tutti Soldati, ma aveva gettato le basi per l'edificazione della Prassi.
Adesso l'umanità era divisa in due categorie: i Soldati ed i Vetri.
Tutti, al compimento del sesto anno di età, venivano inquadrati nell'Esercito.
Dopo dieci anni di addestramento durissimo quelli che ce la facevano diventavano Soldati; gli altri erano Vetri.
Il termine Vetro era stato coniato dal Feldmaresciallo Von Xavier, succeduto a Dragomir al comando dell'Esercito quando questi era deceduto, ed era molto più crudele di quanto non potesse sembrare a prima vista.
In apparenza il termine Vetro rappresentava una persona fragile, come il vetro appunto, che non era stata capace di superare gli anni dell'Accademia Militare; ma il suo significato più profondo era un altro: il vetro è trasparente, ed un Vetro era una persona che poteva venir guardata senza essere vista.
Solo i Soldati erano degni. I Vetri no, pertanto non avevano diritti; ed il primo diritto previsto dalla Prassi era il diritto al lavoro.
Quando una persona veniva congedata dall'Esercito, ovvero quando diventava un Vetro, da quel momento era certa che non avrebbe mai più lavorato.
Doveva solo preoccuparsi di andare tre volte al giorno alla Mensa, gratuita per Vetri ma gestita dai soldati, di accoppiarsi con un altro Vetro e sperare di procreare dei figli degni dell'Esercito.
A partire dal compimento del trentesimo anno poi, un Vetro aspettava di finire nel Q-WER, cosa che poteva accadere il giorno dopo come mai, ma che con ogni probabilità avveniva nell'arco dei trecentosessantacinque giorni successivi.
C'era però una possibilità di non finire nel Q-WER che consisteva nel firmare il modulo della propria condanna a morte; e si poteva anche scegliere quale!
Era praticamente l'unica scelta riservata ad un Vetro. Le condanne andavano dalla lenta ma dolce morte per inalazione di gas Simponasio fino all'istantaneo decesso per combustione.
Nico ripensò a sua moglie Giada, di tre anni più vecchia di lui. Lei aveva avuto il coraggio di rinunciare a quella scelta. Aveva lasciato trascorrere i termini massimi di presentazione del modulo e aveva aspettato.
I Soldati erano venuti a prenderla una mattina, poco prima dell'alba. Con discrezione ma con fermezza tre di loro le avevano ammanettato i polsi dietro la schiena e le avevano fissato alle caviglie una catena lunga trenta centimetri mentre un quarto, una donna, teneva a bada Nico con una pistola puntata alla tempia.
Giada era così finita nel Q-WER.
Tre anni fa.
Da allora più nessuna notizia, ma ci sarebbe stato da meravigliarsi del contrario.
Lui si era chiesto spesso a quali esperimenti fosse stata sottoposta. Era una domanda che si faceva quasi tutte le sere nella solitudine del suo cubicolo di diciotto metri quadrati assegnatoli dalla Prassi.
Si chiedeva anche come stessero i suoi due figli, inquadrati entrambi nell'Esercito. Il più piccolo era già stato congedato ma Nico non l'avrebbe mai saputo. Era uno dei tanti articoli non scritti della Prassi. Affinché i bambini diventassero dei veri Soldati era necessario toglierli alle famiglie quando avevano sei anni per non farveli mai più ritornare.
Chi non ce la faceva veniva relegato in un istituto per Giovani Vetri dove restava in attesa della maggiore età. Quindi, a sedici anni, gli veniva assegnato il suo cubicolo.
Nico posò il modulo e si affacciò alla finestra.
Dalla sua posizione, ottantasettesimo piano di un palazzo che ne contava duecentodieci, non poteva vedere né il cielo né la strada ma solo il dormitorio per Vetri difronte al suo.
Immediatamente il suo cubicolo fu invaso dall'odore di pesce sintetico fritto proveniente dalla Mensa del suo stabile i cui tubi di sfiato erano presenti ad ogni piano come per voler dividere equamente quel tormento tra tutti i Vetri presenti. Le molecole che componevano quel tanfo si combinavano con le particelle di nebbia presenti ovunque formando una sorta di liquame che andava a depositarsi sui mobili della casa.
Per questo motivo era sconsigliato aprire le finestre. L'affaccio, poi, era parziale in quanto ogni apertura era ostruita da una robusta rete di ferro che si sviluppava all'esterno di ogni piano e che lasciava solo venticinque centimetri di spazio.
Nico odiava il liquame, ma in quel momento aveva bisogno di mettere la testa fuori. L'indomani avrebbe compiuto trent'anni, ciò significava che aveva ancora quarantotto ore per riconsegnare il modulo di condanna a morte; altrimenti sarebbe finito nel Q-WER.
Certo, la morte nel Q-WER non era sicura, ma lui aveva mai conosciuto qualcuno che fosse stato nel Q-WER e l'avesse poi raccontato? Anzi, in certi casi la morte sarebbe stata una liberazione.
Il Q-WER si divideva in tre livelli dove venivano svolti esperimenti medico-scientifici su cavie umane a beneficio dell'Esercito.
La pericolosità di tali esperimenti cresceva a seconda del livello.
Un Vetro che non si fosse mai macchiato di alcuna infrazione alla Prassi finiva al primo livello; al secondo ed al terzo andavano rispettivamente quelli che avevano commesso reati lievi e gravi.
Offendere verbalmente un Soldato era considerato un reato grave.
Chiunque però poteva scegliere di firmare la propria condanna a morte. Solo così si era certi di non finire nel Q-WER.
La maggior parte dei Vetri firmava e le condanne si svolgevano in silenzio senza testimoni.
Nico stava valutando seriamente l'ipotesi di firmare per una sentenza virtuale nella quale sarebbe morto eroicamente in un impari duello contro dieci avversari; avrebbe così vissuto almeno alcuni attimi di esaltazione dopo una vita vissuta ai margini.
Improvvisamente si ricordò le parole che aveva pronunciato Giada nel momento in cui aveva deciso di non firmare - "Lo faccio per stare ancora insieme a te - aveva detto - con un po' di fortuna potremo vivere uniti ancora per qualche mese."
Ma i Soldati erano arrivati dopo sei giorni.
In quel momento capì che sua moglie aveva mentito. Non era per stare con lui che aveva rinunciato al diritto alla condanna a morte. Giada non voleva essere complice dell'Esercito, e aveva capito che la condanna era solo un trucco.
Chiunque, sia che firmasse con la penna laser difronte al funzionario dell'Esercito sia che non firmasse sarebbe finito nel Q-WER; e lei voleva che quei bastardi si prendessero le loro responsabilità. La scelta della condanna a morte era solo una farsa: il destino di ogni Vetro era segnato nel momento stesso in cui veniva congedato dall'Esercito ed era immancabilmente lo stesso: sarebbe finito nel Q-WER.
Capì anche perché lei non gli aveva mai detto niente. Ogni Vetro doveva arrivarci da solo. Sarebbe stato non solo inutile, ma addirittura dannoso.
Vivendo nella certezza di una possibilità, quella della condanna appunto, Nico era potuto arrivare ai trent'anni senza soffrire troppo; ma come sarebbe stato se avesse saputo, se Giada gli avesse comunicato tre anni prima i veri motivi della sua scelta?
Chiuse la finestra e riprese il modulo.
Tra le scelte possibili c'era anche quella di fare da esca umana per l'addestramento dei Soldati.
Era una morte allettante per un Vetro; se non altro in questo modo avrebbe potuto comunque servire quell'Esercito dal quale era stato scartato. Del resto nessuno era immune al complesso del Vetro che consisteva nel sentirsi un sotto-uomo per il semplice fatto di non essere un Soldato... se solo fosse stato vero ciò che veniva promesso...
Con un moto di rabbia accartocciò il modulo, quindi lo strappò in tanti pezzettini. La cosa gli dava gusto. Non se ne rese subito conto, ma quello era il primo atto di ribellione che avesse mai fatto in trent'anni.
Passò un'ora a sbriciolarlo. Alla fine i pezzetti di carta erano talmente fini da confondersi col liquame che era entrato nel cubicolo in quei pochi minuti durante i quali la finestra era stata aperta.
Quella notte Nico non dormì.
La mattina dopo uscì di casa prima del solito, ammesso che una persona che non ha niente da fare possa avere un orario solito, e si recò al ponte Dragomir che univa l'Asia al Giappone.
- "Non finirò nel Q-WER - si diceva mentre era dentro al mezzo di trasporto elettrico che l'avrebbe portato sul ponte - mi suiciderò gettandomi di sotto. Sono un uomo, cazzo! Non un animale da macello. Io ho un cervello e questa notte, forse per la prima volta, l'ho fatto funzionare. Non sarò complice di quei criminali. Ah, Giada. Se solo tu potessi vedermi ora.."
Giunto a metà del ponte Dragomir, Nico scese dal mezzo elettrico. Sotto di lui milleottocento metri di vuoto, poi l'Oceano. Da quell'altezza l'acqua sarebbe stata più dura del marmo.
Non si sarebbe accorto di niente.
Scavalcò con un'agilità sorprendente per un Vetro il recinto di protezione e si tuffò disotto; ma non arrivò in fondo.
Una seconda rete di seta sintetica, invisibile ad occhio nudo, correva cinque metri sotto al ponte. Nico vi rimase impigliato. Dopo appena dodici secondi giunse una squadra di Soldati in elicottero a portarlo via.
Nessuno può sfuggire al Q-WER.

© Filippo Mezzetti





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