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Era una mattina come molte altre, quando Tonio, tranquillamente intento a fare colazione con i suoi biscotti preferiti, udì il campanello di casa squillare talmente forte da farlo sobbalzare sulla sedia. Seccatissimo, andò alla porta e si trovò davanti un postino che, con fare frettoloso, gli consegnò una lettera facendogli firmare una ricevuta e andandosene poi rapidamente come era venuto. Tonio rimase sul pianerottolo immobile come un idiota cercando di capire cosa fosse successo in quella manciata di secondi, quindi rientrò nel suo appartamento e, gettata con noncuranza la lettera sul tavolo della cucina, dedicò nuovamente tutta la sua attenzione ai biscotti, ingurgitandoli con l'avidità di un elefante. Solo una volta sazio si ricordò della lettera,che aprì ed iniziò a leggere. Ma, arrivato alla fine del testo, rimase letteralmente allibito. "Eh ?" esclamò stupefatto " Ma che cacchio di storia è questa?" Si rimise allora a leggere con molta più attenzione e controllò chi fosse il mittente. A prima vista, sembrava che la lettera arrivasse da un ufficio del Ministero dell'Interno, e in pratica gli ordinava in maniera perentoria di presentarsi entro sette giorni dal ricevimento della missiva presso gli uffici comunali del suo paese, dove sarebbe stato giustiziato tramite impiccagione. Tonio dapprima pensò ad un scherzo e scoppiò a ridere, poi d'un tratto si fece scuro in volto...si vestì quindi alla svelta ed andò immediatamente in Comune, seriamente intenzionato a rompere la faccia a qualche impiegato. Ma quando riuscì a parlare con il segretario comunale, scoprì che purtroppo quel pezzo di carta diceva il vero. Immediatamente s'inalberò scagliandosi contro l'impiegato e alzando sempre di più il tono della voce, fino a che non giunse una coppia di vigili urbani che cercò in tutti i modi di calmarlo. Tonio non stava dentro ai panni dalla rabbia, ma nonostante tutto quel trambusto, l'unica informazione che riuscì ad ottenere fu il consiglio di recarsi negli uffici della capitale, dove avrebbe potuto avere ulteriori spiegazioni. Ancora furente, Tonio si liberò a strattoni dalla presa dei vigili e tornò a casa nero come il cielo prima del temporale. Appena tornato nella sua abitazione incominciò a camminare in tondo nel salotto, guardando fuori dalla finestra e pensando le cose più nere che un uomo potesse immaginare. Poi prese il telefono e compose un numero. "Pronto?" rispose una voce femminile che Tonio conosceva bene. "Pronto, Barbara?" " Si...ciao Tonio,dimmi...cosa c'è ?" "C'è che qui sono diventati tutti pazzi!" urlò nella cornetta agitatissimo. "Ma cosa gridi ?! Si può sapere che ti è successo?" Tonio allora, dirompendo come un fiume in piena, raccontò a Barbara della lettera e di quello che era successo in Comune.. "Ah, tutto qui? Io credevo chissà cosa!" esclamò Barbara un po'scocciata. "Come tutto qui? Ma ti sembra normale che una persona, senza aver commesso nessun delitto, debba presentarsi di sua spontanea iniziativa su una forca ?" "Ma sì, Tonio, non ti devi preoccupare! Questo genere di lettere circolano da anni! Pensa che una volta ne è arrivata una anche a mio fratello!" "Ah! E cosa ha fatto ?" "Niente di particolare. È andato dal suo legale, che ha aperto una pratica presso il Ministero degli Interni e lo ha citato a giudizio, bloccando così il procedimento esecutivo. Poi, dopo un paio d'anni, sono andati in tribunale e lì mio fratello, carte alla mano, ha dimostrato che al momento non poteva essere giustiziato perché aveva dei seri impegni personali e famigliari. Il giudice allora ha deciso di rimandare l'esecuzione di altri due anni,dopodichè lo ha riconvocato in aula. Ma il suo avvocato ha ottenuto che l'esecuzione fosse ancora rimandata, perché nel frattempo mio fratello si era appena sposato e quindi giustiziandolo, il Ministero avrebbe creato un danno esistenziale a sua moglie, rendendola precocemente vedova." "E poi?...com'è andata a finire?" "Non è ancora finita, a dir la verità. Ogni tanto il giudice lo convoca in aula e il suo avvocato, che è davvero uno dei migliori in città, trova sempre una scusa adatta per rinviare l'esecuzione." "Ma da quanto dura questa storia?" "Da anni...non ricordo nemmeno quando è iniziata." "Cavoli, allora mi ero spaventato per nulla!" Eh sì, come tuo solito!Senti, vuoi l'indirizzo di quell' avvocato?" "Sì,dammelo! Costerà molto fare quella pratica?" "Beh sì, costa parecchio... però giustamente ne vale la pena!" "Senza dubbio, ma... i soldi dove li prendo?" "Non so... questo non chiederlo a me !" "Uhm! Barbara,senti..Io in questo momento non ho molto denaro... non potresti prestarmeli tu, giusto il necessario per aprire la pratica?" "Tonio... potrei anche prestarteli ora, ma se poi non ne hai la prossima volta che devi pagare l'avvocato sarebbe un prestito inutile, non credi?" "Perché inutile? Intanto vivrei ancora un paio d'anni e nel frattempo potrei trovare il modo di guadagnare il denaro necessario!" "Senti Tonio...non ti voglio dire di no, ma lasciami pensare un attimo, almeno un paio di giorni. Tu nel frattempo potresti andare a parlare con quel legale, che ne dici?" Tonio sentì improvvisamente un nodo in gola, poi rispose a bassa voce: "Sì, facciamo così...dammi l'indirizzo." Barbara glielo dettò, poi si congedò rapidamente da Tonio, promettendo di farsi sentire al più presto. Nel frattempo a Tonio era venuto un bel calo di pressione: aveva trovato una soluzione al suo problema, ma non la vedeva per nulla praticabile. Si mise ancora davanti alla finestra di casa sua e ricominciò a spremersi le meningi, ma purtroppo gli vennero in mente solo delle idee tra il fosco e il bislacco. Ad un certo punto pensò di andare a trovare un'altra sua vecchia amica, che, grazie alla sua mente colta e geniale, era sempre stata capace di dargli notevoli consigli. Uscì di casa, con la testa sempre intasata di pensieri e camminando a testa bassa, andò a cozzare contro un tal Gino, uno strano personaggio molto sveglio e grintoso, che con la scusa di portare a spasso il suo cagnolino Axel passava parecchie ore girovagando qua e là e impicciandosi più che volentieri negli affari degli altri. I due si scontrarono violentemente, perché anche Gino era un tipo distratto, tanto che in quel momento aveva lo sguardo incollato su una vetrina di apparecchi elettronici. Fatte le reciproche scuse, Tonio ne approfittò subito per spiegare la delicata situazione in cui si era ritrovato e Gino, da buon ascoltatore si sorbì tutta la zuppa, a partire dal postino sino alla telefonata fatta a Barbara. Poi sorrise come suo solito e sbottò: "Senti Tonio, per risolvere situazioni come queste bisognerebbe conoscere qualcuno...ma qualcuno d'importante." "..Al diavolo ! Io non conosco nessuno!" "Male, malissimo! È inutile andare a chiedere ai tuoi amici...certo un suggerimento te lo possono sempre dare, ma questi problemi non sono all'ordine del giorno!" "Eppure ci sarà una soluzione, no? Che so, un'associazione che combatta questo genere di soprusi. Ma perché devo morire così, senza aver alcun genere di colpa?" "Tonio...non sai che il mondo è malato? Non so davvero cosa dirti...Pensa, se ti fosse successo qualche mese fa, forse avrei potuto aiutarti!" "E come?" "Beh, sai, frequentavo con una ragazza che lavorava al Ministero degli Interni e magari avrebbe potuto informarsi, mettere a posto qualche pratica...chissà." "E che fine ha fatto questa ragazza?" "Ci siamo lasciati ormai da un pezzo." "Beh, ma sarete rimasti amici, no?" "Si, lo siamo. però adesso esce con un'altro ragazzo e non me la sento proprio di chiederle dei favori...forse se la incontrassi per caso,lo farei.. ma così..." "Va bene, lasciamo stare, troverò una soluzione.. ti ringrazio lo stesso!" "Figurati! Mi raccomando però, non ti perdere d'animo, non si sa mai...anzi, sono certo che riuscirai almeno a rimandare l'esecuzione!" "Sì,sì...adesso però ti saluto: come puoi capire ho una certa fretta!" Tonio s'incamminò ancora verso la casa della sua amica, una giovane maestra, e una volta arrivato suonò il campanello con insistenza, come se fosse stato il postino. La donna si presentò alla porta e vedendo Tonio lo accolse con un sorriso. Lo fece accomodare in salotto e vedendolo parecchio agitato gli chiese subito il motivo di quella visita improvvisa. Tonio raccontò la sua storia per filo e per segno, mentre la maestra lo stava sentire sempre più indignata. "Santo Dio!" esclamò ad un certo punto "Non se ne può più di questo governo! Sei già il terzo che conosco a cui è arrivata quella maledetta lettera! Perché non ne mandano una anche a mio marito?Almeno mi libererei di lui!" "Ma dai, che dici?" "Insomma, se proprio devono mandare queste cose in giro, che lo facciano con un criterio!" "Eh, dici bene...il criterio! Scarcerano i peggiori delinquenti e condannano a morte chi non fa male ad una mosca!" "Ah, ma alle prossime elezioni vedranno a chi darò il mio voto!" sbottò rabbiosa la maestra. "Dimmi...cosa è successo ai tuoi conoscenti che hanno ricevuto la lettera? "Mah! Uno purtroppo ha deciso di obbedire all'ordine e si è consegnato agli uomini del Ministero, che lo hanno giustiziato in piazza. L'altro invece è scappato e non si sa più dov'è...ma sicuramente starà facendo una vita grama." "...possibile che non ci sia una soluzione?" "Certo che c'è, te l'hanno suggerita i tuoi amici...ma purtroppo sono scappatoie impraticabili." "Non capisco...perché mai dovrebbero giustiziarmi?" "Questioni politiche! Sembra che il Governo parecchi anni fa abbia varato una campagna di sensibilizzazione dei cittadini." "Cosa vuol dire?" "Quelle teste d'uovo dicono che noi cittadini siamo diventati insensibili a tutto e che con queste condanne a morte cercano di stimolare il nostro senso di solidarietà!" "Non ci posso credere..." sbottò l'uomo con tono rassegnato. Vedendolo così depresso, la maestra preparò del the molto forte, che Tonio bevve tutto in un fiato, continuando poi a rigirarsi la tazza nervosamente tra le mani. "Io stasera parto per la grande città," esclamò improvvisamente Tonio"così domattina sarò davanti agli uffici del Ministero degli Interni.Verresti con me? Potresti essermi di grande aiuto nel risolvere questa brutta situazione." "No, Tonio...Non posso venire.Dovrei lasciare mio figlio da solo e questo assolutamente non mi và. Non posso proprio: dovrai andare e cavartela con le tue mani." "Ma...ne va della mia vita!" "Anche la vita di mio figlio è importante...e se mi accadesse qualcosa? Non sappiamo cosa succede in quegli uffici e non posso certo permettermi il lusso di non tornare più indietro...Prima di te viene mio figlio." "E va bene, andrò da solo."esclamò affranto Tonio. "Tonio, non fare quella faccia, lo sai che vorrei aiutarti." "Già, come tutti!" La maestra fece finta di nulla e si limitò appena a dargli una pacca sulla spalla. "Adesso vai a casa e preparati per il viaggio...se sarai più sereno troverai una soluzione." Tonio s'alzò con aria mesta, salutò la Maestra e camminando lentamente arrivò a casa. Preparò una piccola valigia, indossò il suo abito migliore ed uscì di nuovo dirigendosi alla stazione, dove si mise ad aspettare il primo treno che lo portasse in città. Viaggiò per tutto il pomeriggio e al calar della sera finalmente arrivò nella grande città, dove si trovavano centinaia d'uffici amministrativi. Scovò nei paraggi della stazione un piccolo albergo e trascorse lì la notte, dormendo poco e male. La mattina dopo, alle otto in punto, era già davanti al palazzo del Ministero degli Interni e chiedendo all'usciere trovò rapidamente gli uffici che sbrigavano le pratiche relative all'esecuzione capitale. Arrivato al piano, entrò con decisione e si diresse verso l'unica addetta alla ricezione, che controllava tutti gli accessi di quel triste luogo. Le porse la lettera rivolgendosi in modo brusco: "Signorina, ieri ho ricevuto questa lettera e mi piacerebbe moltissimo avere delle spiegazioni convincenti." La ragazza prese la lettera e la controllò "È lei il signor Tonio?" "Si, sono io." "Allora ho poco da dirle. Si presenti venerdì prossimo presso gli uffici del Comune in cui risiede, dove sarà portata avanti la procedura qui indicata." Tonio si fece ancora più nero di rabbia ed esclamò a pieni polmoni: "Signorina, forse non ci siamo capiti! Io non ho nessuna intenzione di presentarmi da nessuna parte!" "Faccia come preferisce" rispose l'impiegata con un tono di sufficienza "non mi riguarda affatto." "Mi ascolti bene, non mi faccia perdere la pazienza: voglio immediatamente parlare con chi mi ha mandato questa lettera!" "Il Dottor Corticelli riceve solo su appuntamento. Se vuole posso fissargliene uno." "Appuntamento un corno!Voglio vederlo immediatamente!" "Le ho già detto che non è possibile. Se vuole le fisso l'appuntamento, altrimenti non ho altro da dirle." A quella risposta Tonio s'arrabbiò moltissimo e tirò un pugno secco sulla scrivania della ragazza, che, spaventatasi, iniziò a strillare come un'ossessa. Immediatamente dai vari uffici uscirono altri impiegati, che chiesero spiegazioni alla collega. "Quest' uomo è un pazzo! Mandatelo via!" urlò la segretaria. "Non sono un pazzo! Voglio parlare con il dottor Corticelli!...Chi è il dottor Corticelli?" Tra la piccola folla d'impiegati si fece avanti un ometto dall'aria seriosa che si qualificò come il dottore tanto cercato. "Ah, è lei? Bene, allora tenga questa lettera, è roba sua!" L'uomo prese la lettera e la lesse con attenzione, poi replicò con molta calma: "Senta signor Tonio...Visto che la sua situazione è piuttosto delicata, è meglio che ne parliamo in privato nel mio ufficio." "Non chiedo di meglio!" sbottò Tonio, calmandosi immediatamente. Il dottor Corticelli fece strada e qualche minuto dopo i due si trovarono faccia a faccia, divisi solamente da una scrivania piuttosto spartana. Piazzata la lettera sulla scrivania, il dottore esordì così : "Signor Tonio, lei sa dirmi quante persone muoiono ogni giorno nel mondo?" "Non ne ho idea..." "Glielo dico io : circa 60.000. E sa di cosa muoiono?" "Beh,sì...Vecchiaia, guerre, malattie...qualche omicidio e qualche suicidio." "In teoria è così, almeno questo è ciò che crede l' opinione pubblica. In realtà la maggior parte delle persone muore d'indifferenza." "Indifferenza? Cosa intende dire?" "Vede, moltissime persone potrebbero sopravvivere e molte altre vivere ancora meglio, se il loro prossimo si interessasse di loro...Ma nella nostra società non è più così da parecchio tempo. Ad esempio, Lei cosa ha fatto quando ha ricevuto questa lettera ? Ne ha parlato con qualcuno?" "Certamente, ne ho parlato con degli amici." "E l'hanno ascoltata? Hanno trovato insieme a lei una soluzione per evitarle la pena capitale ?" "Certo che mi hanno ascoltato! E mi hanno anche suggerito delle soluzioni, anche se difficilmente praticabili." "Uhm! Lei allora è fortunato, perché parecchie persone che ricevono questa lettera non trovano l'ascolto e la comprensione di nessuno." "Ma è impossibile!" "E' possibilissimo invece. La nostra società ha esorcizzato la morte, abituandoci a vederla ogni giorno, continuamente, come se fosse una cosa normale. Ha mescolato in un unico contenitore la morte rappresentata con la morte vera e nessuno protesta veramente con forza davanti ai continui stermini e soprusi, perché spesso queste cose capitano solo agli altri, a chi è molto lontano da noi. L'anonimato che dilaga in ogni angolo della società ci ha permesso di non doverci più occupare degli altri, perché solo noi siamo importanti." "Sì, va bene, capisco...Ma cosa c'entrano queste esecuzioni capitali?" "Il nostro governo ha deciso di sensibilizzare i cittadini su questo argomento, portando nelle loro case l'orrore della morte provocata, affinché tutti ritornino a toccare con mano quello che è stato dimenticato dalle ultime generazioni. Le celebrazioni commemorative degli orrori della guerra non servono più a nulla, come non serve una notizia di cronaca nera. Le persone inghiottono tutto come se fosse un hamburger, lo digeriscono ed immediatamente sono pronte per divorarne un altro. Con l'esecuzione capitale mostrata nelle piazze di tutta la nazione, intendiamo riportare la realtà della morte cruenta ed ingiusta nella coscienza del cittadino." "Ma questo è peggio di un crimine di guerra! E poi perché uccidere della gente innocente?" "Perché se giustiziassimo un delinquente, diventerebbe solo uno spettacolo di mera ed equivoca giustizia. E poi la morte violenta, causata dall'indifferenza degli altri, ha come vittima qualsiasi persona. Può uccidere il sano e l'ammalato, il ricco ed il povero...la solitudine, il non aver nessuno che s'interessa di noi, colpisce chiunque. Se il cittadino comprende che può far evitare il patibolo ad un innocente, forse riuscirà a comprendere che ci sono migliaia d'altre persone che può salvare, perché le ha condannate lui stesso. Tutto questo si può fare togliendo alle persone l'idea della morte trasformata ormai in spettacolo, come una cosa molto lontana a cui non pensare perché non tocca l'individuo stesso." "Mi pare tutto così pazzesco..." "Invece è la realtà. Lo prova il fatto che non è riuscito a trovare una soluzione per evitare il patibolo: nessuno l'ha veramente aiutata ed è dovuto venire fin qui, in questo ufficio...da solo!" "Ma i miei amici non potevano fare nulla!" "Forse è vero, ma forse, in realtà, hanno già inconsciamente accettato la sua perdita, come anche lei ha accettato molte volte il destino di altre persone che avevano bisogno del suo aiuto." A quel punto Tonio si alzò di scatto dalla poltrona e con fare minaccioso si avvicinò al dottor Corticelli. "Beh, comunque sia, non mi arrenderò certo a quel pezzo di carta! Io non mi presenterò in Comune e anzi, visto che sono già condannato, prima di uscire da questo ufficio le torcerò il collo!" Il dottor Corticelli prese mezzo metro di distanza dall'arrabbiatissimo interlocutore, poi disse con aria di sufficienza: "Si calmi, per favore. Lei può uccidermi e scappare, ma questo peggiorerebbe la sua situazione perché verrebbe ricercato per omicidio e finirebbe per essere arrestato e processato. Passerebbe molti anni in prigione e infine sarebbe giustiziato lo stesso." "Sì, ma almeno mi toglierei una grande soddisfazione !" "Sarebbe una soddisfazione molto magra, mi creda. Invece, se mi permette, voglio darle un consiglio." "Che genere di consiglio?" "Lei ha ancora del tempo a disposizione prima che la condanna venga eseguita, ed ha anche detto di avere degli amici: ebbene torni da loro e gli spieghi tutto quello che le ho detto. Se veramente sono amici, capiranno, la aiuteranno ed insieme troverete una soluzione adatta ad evitarle il capestro." "Lo crede possibile?" "Non lo credo, lo so, perché qualcuno ci è riuscito." Tonio rimase per un attimo pensieroso, poi rispose: "Va bene, può essere una buona idea. Tornerò dai miei amici e parlerò con loro...e se non riuscirò a combinare nulla, scapperò...anzi, tornerò qui e l'ammazzerò come un cane!" Il dottor Corticelli storse il labbro, fingendo di non aver sentito l'ultima parte del discorso. "D'accordo, allora le auguro buona fortuna." Tonio uscì dall'ufficio e si diresse fuori dal palazzo, sperando in cuor suo che gli amici lo avrebbero aiutato. Nel frattempo anche il dottor Corticelli uscì dal suo ufficio e andò alla reception. "Signorina, è previsto l'arrivo di qualche altro condannato a morte?" "No dottore, fino a domani non dovrebbe arrivare nessuno." "Meno male, questo era un gran rompiscatole." "Già...Com'è andata con lui?" "Beh, l'ho visto abbastanza convinto...e dato il suo carattere, credo che troverà il modo per sensibilizzare qualcun' altro!"
L'AUTORE "Federico Torchio è nato in provincia di Pavia nell' agosto del 1968,in una zona agricola chiamata "Lomellina", ricca d'acqua, riso e di milioni di zanzare.Ha compiuto studi tecnici d' elettronica e informatica ed attualmente opera in quest' ultimo settore. Single da tempi antidiluviani, è un esperto di tacchinaggio, birra e spaghetti alla carbonara. La sua passione per la scrittura nasce dal casuale incontro con una moretta delle terre calde di cui è innamorato e che lo spinge costantemente a redigere fantasiose storie, ispirate dal nutrito mondo dei fumetti che colleziona da anni e da esperienze sorte dalla frequentazione della più svariata umanità. E' autore di parecchi brevi racconti che sono stati pubblicati dalla biblioteca del comune di Cilavegna (PV)."
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Federico Torchio
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