Quando hai diciassette anni senti di avere il mondo ai tuoi piedi, che la tua vita non avrà mai fine, che qualunque cosa farai o ti succederà non avrà alcuna importanza perché sei giovane e immortale. Puoi buttarti nel fiume da un ponte altissimo, salire in macchina con degli sconosciuti, sballarti tutta la notte, senza avere la minima paura, perché credi che niente e nessuno ti potrà toccare, che la tua giovinezza ti proteggerà come un armatura d'acciaio indistruttibile. Poi all'improvviso tutto finisce, bastano pochi secondi per farti comprendere che era tutto falso, che nessuno è indistruttibile e immortale, che presto o tardi anche la tua vita avrà fine, allora avrai paura, ti sentirai solo e sarai in cerca di quell'unica persona, di quell'unico posto, che per te conta qualcosa, che possa farti stare di nuovo bene come prima. Ed è esattamente ciò che è successo a me appena due mesi fa, quando svegliandomi dopo un mese di coma in una camera d'ospedale, sola e spaventata, le mie certezze e la mia vita si sono sgretolate nel nulla. All'improvviso mi sono ritrovata sola ed orfana, senza una famiglia a cui aggrapparmi, sbattuta in una casa famiglia dove si accolgono orfani solo per avere i soldi del governo, tra ragazzini sbandati e impauriti che cercano un po' di affetto in chiunque glielo dimostri, che preferiscono drogarsi o prostituirsi pur di scappare da una vita priva d'amore e d'affetto, dove sei trattato con indifferenza e nel peggiore dei casi picchiato a morte da uomini e donne ubriachi e stufi di vedere sempre la tua faccia. Ma basta che arrivi quell'unica persona, quell'unico amico per farti ritornare a vivere, per farti sentire di nuovo protetta e al sicuro, per farti sentire indistruttibile e immortale, solo perché quella persona è lì con te e sai che farebbe qualunque cosa per renderti felice.
Il detective posò il foglio sul tavolo con un sospiro e guardò la ragazza di fronte a lui. Aveva lunghi capelli neri che ricadevano davanti al viso in disordine e occhi verdi, fieri e decisi, in un bel viso dai lineamenti delicati. Dal suo modo di confrontarsi con gli adulti fino alla giacca a vento vecchia e ai jeans scoloriti, tutto in lei gridava la sua condizione di adolescente sola e impaurita senza più certezze. -Chi è questa persona Anna?- le chiese con dolcezza.
- Justine, il mio migliore amico-. Non disse altro, come se quelle tre parole spiegassero, da sole, la sua presenza al commissariato nel pieno della notte.
-E'successo qualcosa, vero?-
Anna annuì – Si, mi ha lasciata sola-.
Il detective si mosse sulla sedia e accavallò le gambe sistemandosi più comodamente -Spiegati meglio! È stato trasferito in un altra casa famiglia e tu volevi andare con lui? È per questo che sei qui?-
Anna rise divertita da quelle parole - Crede che sarei venuta qui se fosse stato così facile? È scomparso e vorrei che lei mi aiutasse a ritrovarlo-.
Il detective la guardò scettico -Non credi possibile che se ne sia andato di sua volontà e che non voglia più farsi ritrovare?!-.
Anna scosse la testa mentre si torceva le mani – Lei non capisce, mi aveva promesso di portarmi con lui quando sarebbe fuggito, me l'aveva chiesto ma io non ho risposto, ho aspettato troppo e lui se n'è andato. È stata l'ultima volta che l'ho visto-.
Il commissario stava cominciando a spazientirsi – Dove doveva andare? Dov'eravate?-.
Il viso di Anna cominciò a rigarsi di lacrime -Sulla statale 29 dietro i capannoni abbandonati, dove lui e altri ragazzi si prostituiscono -.
L'espressione del detective mutò immediatamente, finalmente avrebbe preso con serietà la richiesta d'aiuto di quella ragazza sperduta.
-E' salito sulla macchina di qualche uomo?- chiese il detective con voce dura.
Anna annuii -Sono andata a vedere nei posti dove lui li fa fermare di solito, ma...- si bloccò non ce la faceva a dire quelle ultime parole. Justine non era lì con lei era di nuovo sola e sperduta.
-....ma lui non c'era!- concluse il detective per lei.
-Si, non risponde al cellulare, l'ho cercato nei posti che frequentiamo, nelle sue vecchie case famiglia, a scuola.... ma non c'è, è scomparso. Ha diciassette anni come me ed è orfano da dieci, si drogava, prima oltre a prostituirsi; almeno una delle due cose gliel'ho fatta smettere. Sa cosa mi ha detto prima di andarsene?!-. Il detective le sorrise comprensivo – No, dimmelo tu-. Anna fece un sospiro -Eravamo appoggiati ad una delle lamiere di ferro di un capannone a guardare la luna, all'improvviso lui si volta verso di me e mi prende il mento tra le dita guardandomi dritto negli occhi “Questa è l'ultima volta, dopo verrai con me dove piangono i salici?” I suoi occhi azzurri erano più scuri e freddi del cielo sopra di noi, ma la luna si rifletteva sui suoi capelli biondi rischiarandogli il viso, non riuscivo a parlare e quando i fari della macchina ci hanno abbagliato lui se n'è andato -.
Anna scoppiò a ridere – A lei sembrerà strano che l'unica persona che mi fa sentire bene, sia un ragazzo così-.
Il detective scosse la testa -No, ti capisco meglio di quanto credi. Sei riuscita a vedere la targa dell'auto?-
Anna annuii e sporgendosi prese la mano del commissario e scrisse sul dorso una combinazione di numeri e lettere -Che stai...- cominciò a dire l'uomo, ma in quel momento Anna gli lasciò la mano e disse -Ecco la targa trovate quel bastardo-.
Il detective le lanciò un occhiataccia e si alzò -Aspetta un attimo torno subito-. Si diresse alla porta, ma quando l'aveva già aperta si bloccò e si voltò verso la ragazza -Dove sarebbe voluto andare?-. Anna sorrise per quella domanda -Quando aveva cinque anni i suoi genitori affittarono una casa su uno dei laghi della contea. Voleva andare lì dove aveva imparato a nuotare ed era stato davvero felice-.
Il detective la guardò dubbiosa -Non sai il nome del lago vero?-
Anna scosse la testa – No, per questo sono venuta qui, per trovarlo-.
Il detective annuii solamente ed uscì dalla stanza. Anna prese il telefonino e chiamò il suo numero, aspettò uno, due, tre squilli fino a che non rispose la segreteria. Si staccò il telefonino dall'orecchio e lo gettò sul tavolo con rabbia – Stronzo perché non rispondi?! Non dovevi lasciarmi sola-. Si strinse la giacca attorno al corpo minuto, e aspettò il ritorno del detective.
***
-Trovami questa targa- disse il commissario mettendo la mano davanti agli occhi della poliziotta che si occupava delle indagini informatiche.
-Se l'è fatta scrivere sulla mano?!- disse con tono ironico la poliziotta mentre inseriva i dati nel computer.
-Mi ha preso alla sprovvista- sbuffò il commissario.
***
-Ti ho portato un caffè – disse il detective posando sul tavolo un bicchiere di plastica fumante.
-L’avete trovato?- chiese Anna prendendo la bevanda bollente.
-Abbiamo scoperto chi è il proprietario dell’auto, ma non troviamo né lui né il bastardo-. Anna scoppiò a ridere con freddezza – Allora aveva capito a chi mi riferivo-.
-Abbiamo rintracciato la moglie dell’uomo, alcuni agenti sono andati da lei ad interrogarla. Spero che ci aiuti a ritrovare il tuo amico-.
Anna sorrise –Grazie e non solo per il caffè – disse alzando il bicchiere.
Gli agenti riuscirono a far parlare la moglie dell’uomo che disse, spaventata, che il marito l’aveva chiamata due giorni prima e le aveva detto che sarebbe andato a caccia al Weeping Willow Lake e sarebbe stato via per il weekend.
Arrivarono li e trovarono, steso sotto un salice piangente in riva al lago, un bel ragazzo di diciassette anni in punto di morte, picchiato e violentato ripetutamente da un uomo sulla cinquantina che lo guardava con disprezzo come se lui si fosse meritato tutto il male che gli aveva fatto.
Quando il detective lo arrestò gli chiese perché l’avesse fatto. L’uomo rispose –Perché a diciassette anni credono che vivranno per sempre, che sono immortali, che non moriranno mai. E questo li spinge a non aver paura di salire in macchine di sconosciuti che potrebbero porre fine alle loro insulse vite-.
Il detective rispose –E tu gli hai fatto capire quanto si sbagliava, perché è successa la stessa cosa a te quando avevi diciassette anni-.
-Si- disse solamente l’uomo prima che il detective gli sbattesse la porta in faccia.
***
Era seduto su uno dei tavoli da pic-nic con una coperta stretta attorno alle spalle e il viso livido e tumefatto. Anna si avvicinò senza lacrime e poggiò la fronte vicino a quella del ragazzo stringendolo tra le braccia.
-Mi hai trovato- disse.
Era solo un affermazione ma Anna annuii lo stesso -Chiedimelo di nuovo!- disse alzando il viso verso di lui e vedendo le luci dell'alba illuminare gli occhi azzurro cielo del suo migliore amico.
-Verrai con me?-. Anna sorrise e scoppiò a piangere abbracciandolo forte -Si, per sempre!-.