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Thorolf
di Pasquale Francia
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Thorolf

-Ha ha ha! - Il vecchio sdentato rise di gusto, mentre la birra, a rivoli, gli colava lungo gli angoli della bocca, imbevendo il tavolaccio di legno scheggiato dalle lame dei coltelli.

-Ha ha ha! Anche questa notte Thorolf avrà il suo nutrimento...che il Diavolo se lo porti! Ed egli diventerà giovane e grasso, mentre a noi non toccherà altro che rabbrividire tra la paglia delle nostre capanne... come tanti maiali che attendono di essere macellati! - Aggiunse, sboccando ancora birra, rifiutata dal suo ventre gonfio e prominente.

Gli altri suoi compari, a quelle parole, sbarrarono gli occhi e si strinsero silenziosi nelle spalle, perdendo all’improvviso il colore rubizzo delle loro facce.

-Suvvia, Boegifort, non dovresti scherzare sulla peste che ci tormenta...faresti bene a tenere la bocca chiusa! Se non ne hai voglia, allora alza quel tuo sporco sedere dalla sedia e vattene dalla tua vecchia!

Il nerboruto locandiere, dai baffi neri lunghissimi e dai polsi ornati di spessi bracciali di cuoio cotto, puntò il suo sguardo accigliato sul viso giallastro dell’euforico avventore, inducendolo, in un attimo, al silenzio.

-Quel demonio dovrebbe portarsi via lui...così ci libereremo una volta per tutte di quella sua risata idiota...- mormorò poi, tornando a pulire con un panno consumato i boccali di coccio, con un movimento così forte da farli scricchiolare.

Accanto al camino annerito dal fumo, un uomo scarno e tuttavia robusto, sobriamente vestito di un abito nero dal quale spiccava un consunto colletto bianco, squadrò senza simpatia il vecchio ubriaco, manifestando un disprezzo che sembrava condividere con il locandiere.

Era seduto presso il fuoco già da una buona mezz’ora, dopo che aveva fatto silenziosamente il suo ingresso in quel rumoroso ambiente ed era rimasto lì, asciugandosi gli abiti intrisi dalla pioggia.

Tuttavia, quel rapido scambio di battute tra i due uomini, sembrò suscitare la sua più viva attenzione e, molto lentamente, si alzò dalla sedia, dirigendosi verso il locandiere.

-Posso avere un boccale di birra? - Chiese a questi, poggiando due mani robuste e piene di calli sul bancone.

Il locandiere lo scrutò per un attimo, ma si sorprese nel non reggere lo sguardo freddo e profondo dello straniero, il quale, dal canto suo, si mantenne certamente poco espansivo. Poi annuì.

-Certo, vi servirò in un momento.

Una tintinnante moneta d’argento rotolò sul bancone.

-Eccovi la vostra birra, signore. - Replicò il locandiere, spingendo presso lo straniero il boccale traboccante. Poi azzardò la domanda:

-Non vi ho mai visto dalle nostre parti...- disse.

-A giudicare dal vostro abito e dal vostro accento, direi che siete inglese e per giunta puritano.

Un sorriso ironico si dipinse sulle sottili labbra dello straniero, mostrando una dentatura bianchissima e perfetta, ed i suoi occhi sembrarono scintillare, nella soffusa penombra delle fumose lampade ad olio.

-Il mio nome è Solomon Kane - rispose- e sono certamente inglese. Ma non vedo la mia terra da molto tempo, poiché vago per il mondo senza mai impormi una destinazione precisa ed obbedisco al volere del Signore, al quale mi offro come strumento della sua giustizia...

Il locandiere si fece più attento. C’era qualcosa nello sguardo di Kane che suscitava il timore più recondito ma anche fiducia. Lo osservò mentre beveva la sua birra. Era un uomo sulla trentina dal fisico molto sottile ma non era difficile valutare che nelle sue braccia albergasse una notevole forza fisica poiché, i suoi muscoli, modellavano il velluto dell’abito.

-Ho udito le parole di quel vecchio...poco fa. - Aggiunse Solomon Kane, lambendosi le labbra con il dorso della mano. -Chi è questo Thorolf e quali nefandezze egli compie in queste contrade?

Il locandiere restò fulminato dalla domanda a bruciapelo, ma si affrettò a nascondere la sua sorpresa e, cercando di acquisire un tono normale, replicò dicendo:

-Oh, signor Kane...non è un bell’affare, dovete credermi! Quel vecchio scemunito bestemmia Dio quando scherza a quel modo, nel totale disprezzo di quelli tra noi che ci hanno rimesso la pelle. Thorolf è un demonio, signore, un demonio che si nutre del sangue della gente di Hvamm. Un demonio che alberga sulla collina ad ovest della foresta...un luogo pericoloso, dove tutti gli animali e gli uccelli che vi si avvicinano muoiono e dove persino il sole sembra risparmiare il proprio calore...

Gli occhi del locandiere, nel pronunziare tali parole, non erano più fissi sulla persona di Kane, ma sembravano ora perduti tra i meandri dei ricordi, evocando un orrore che andava al di là delle comuni leggi della natura.

Egli scosse forte la testa, come se volesse allontanare la paura e si guardò intorno con circospezione, poi si avvicinò di più a Kane, che era rimasto impassibile innanzi a lui, ed aggiunse...

-Ha avuto tutto inizio quando Helmut Thorolf fu ucciso lo scorso inverno. Egli era un semplice pastore ed abitava nelle vicinanze della collina, in una capanna di legno. Una notte, dei forestieri rubarono tutti i suoi armenti e gli spaccarono il cranio con un bastone. Da allora, che ci crediate o no, egli tormenta la gente di questo villaggio, uccidendo fino a cinque persone al mese e succhiandogli il sangue...una specie di...sanguisuga...capite? Egli s’aggira di notte, quando la luna è già alta nel cielo e nessuno può accorgersi della sua presenza, poiché è fugace come un’ombra e penetra con facilità nelle capanne...

Il volto pallido del puritano subì una trasformazione ed i suoi lineamenti divennero più duri.

-Un vampiro! - Escalmò a denti stretti -Voi siete tormentati da un vampiro. Un essere senz’anima, le cui azioni sono opera del Demonio!

Ci fu un attimo di silenzio, poi:

-Nessun figlio di Dio può tramutarsi in vampiro dopo la sua esistenza terrena, eccetto il caso che la sua anima non sia lorda di colpe abominevoli...cosa, quindi, può mai aver fatto costui per ritornare dalla tomba e tormentare i viventi?

-Egli morì privo del sacramento del battesimo! - Disse il locandiere, in un rantolo.

Solomon Kane strabuzzò gli occhi, esterrefatto.

-...Ed il prete del villaggio si rifiutò di accogliere il suo corpo nel cimitero della chiesa. Ecco perché egli fu sepolto poco sopra la collina. - Aggiunse l’uomo, la fronte luccicante per il sudore. - Non so se fu o meno una scelta giusta, signor Kane, ma evidentemente il Signore ha permesso all’angelo malvagio di fare uscire questo disgraziato dalla sua tomba, per camminare con il suo corpo da morto...

-Non bestemmiare, uomo! - Interruppe, brusco, l’inglese. -Credi forse che il Signore possa scendere a patti con gli spiriti infernali affinché essi agiscano come meglio li aggrada?

Gli occhi del locandiere si abbassarono, fino a fissare il suolo.

-E’ la mancanza del battesimo che priva l’anima di tutti i privilegi della comunione con Dio...- Aggiunse, grave, Solomon Kane – E, di conseguenza, la dannazione eterna è inevitabile ed il Demonio può dilettarsi nel fare camminare sulla terra il corpo morto di un simile sventurato, sotto le spoglie di un vampiro!

Queste ultime parole, pronunciate con veemenza dall’inglese, furono accolte nel silenzio più grande dagli avventori della locanda, ed egli si vide fissare da numerosi sguardi. Essi lo seguirono fino alla robusta porta di legno che si apriva sull’oscurità della strada, presso la quale ristette la sua sagoma sottile, avvolta in un mantello come fosse un sudario.

-Prima dell’arrivo del nuovo giorno – disse ad un tratto Solomon Kane, lo sguardo perso nelle ombre azzurre della notte- io giustizierò Thorolf il vampiro, affinché le vostre vite beneficino nuovamente della pace di Dio. Non per caso egli guidò i miei passi in queste remote contrade, ed io, servo suo umile, sarò onorato di servire quale mezzo per la sua giustizia!

Un momento dopo, la sua sagoma non fu più visibile nel riquadro della porta. Aveva smesso di piovere ed una improvvisa folata di vento, fece ondeggiare le cime degli alberi tutt’intorno alla costruzione di pietra e tronchi massicci.

***

I nervi di Solomon Kane si contrassero, e la sua mano andò a cercare l’impugnatura metallica del fioretto. Vi fu un fruscio sordo e la lama, con un breve baluginio, fu sfoderata. Un lamento orribile, disegno di una sofferenza inimmaginabile, era giunto alle sue orecchie come una frustata. Egli allora si fermò silenzioso, ombra tra le ombre, e stette ad ascoltare.

In fondo al sentiero, qualcosa si muoveva ansimando. Si poteva dire piuttosto che corresse, ma si trattava di una corsa discontinua, irregolare, soffocata dai rantoli. L’inglese si appiattì contro il fusto di una quercia e si tenne pronto ad ogni evenienza, attendendo che la misteriosa presenza si portasse a tiro.

La pallida luce della luna, filtrando tra le fronde degli alberi, illuminò, a tratti, la figura che si stava sempre più avvicinando.

Fu chiaro che fosse una donna, lo capì dai capelli molto lunghi che ricadevano sulle spalle, mentre le vesti ridotte a brandelli ne rivelavano impunemente le forme.

Sembrava che qualcosa avesse avvinto le sue bianche carni, solcandole profondamente, ed un lungo brivido percorse la schiena del puritano. La sua sagoma ammantata piombò con un guizzo repentino al centro della strada, sbarrando il passo della fuggiasca ferita. Ella, dal canto suo, rimase per un momento immobile, sopraffatta dalla sorpresa, ma poi le sue ginocchia cedettero di colpo, e crollò, priva di forze, sul rude selciato.

Solomon Kane, allora, si chinò sulla donna, cercando di rassicurarla:


-Suvvia, calmatevi! Non ho intenzione di farvi del male...ma...per i fuochi dell’Ade! Cosa mai vi è accaduto? - Le mani dell’inglese, nell’afferrare la donna per sorreggerla, si lordarono di sangue.

La povera creatura non poteva parlare, svuotata delle proprie energie com’era ed, ansimando, strinse con le dita il lembo del mantello dell’avventuriero, fissandolo con occhi vitrei.

-Si tratta di quel demonio di Thorolf? E’ lui che vi ha aggredita? - Domandò Kane, accigliato.

La donna annuì, impercettibilmente.

Con un rapido gesto, Kane si liberò del mantello e lo avvolse intorno al corpo martoriato.

-Povera figliola - aggiunse poi, mesto. - Se ancora su questa terra esiste il vincolo della parola, io vi prometto che quel demonio non avrà più vite da prendere e che questa sarà stata la sua ultima nefandezza...possa il misericordioso Signore avere cura della vostra anima!

Adagiò al suolo la figura ormai inerte, con grande delicatezza, e le sfiorò con le dita la fronte pallida, abbassandole le palpebre. Poi, si alzò lentamente, ergendosi in tutta la sua statura. Innanzi a lui, da qualche parte, stava Thorolf il vampiro.

Urlò al vento la sua condanna e s’incamminò lungo il sentiero buio, con lo sguardo contratto in una smorfia implacabile.


***

Fu tra le pareti dell’edificio in legno di quercia, in prossimità del sentiero che aveva seguito per una buona mezz’ora che, nella devastazione più totale, Solomon Kane scorse l’abominevole sagoma di Thorolf china sul cadavere di un bambino, intento a suggere fino in fondo il liquido vitale.

Un uomo giaceva morto accanto al focolare, con una scure ancora stretta tra le dita ed un profondo squarcio sul collo. Il legno del pavimento era pregno di sangue e un putrido fetore appestava l’aria.


-Thorolf...immonda creatura del demonio...alzati! - Urlò il puritano, con gli occhi scintillanti per la collera.

-Su questa terra non c’è posto per le creature come te! Io ti rispedirò nell’inferno dal quale provieni, infimo schiavo del male!

A quelle parole, fece eco una risata luciferina...che sembrava essere stata partorita dalle più profonde cavità del sottosuolo. La creatura si distolse dall’orrendo pasto e fissò con i suoi occhi giallastri lo straniero in abiti neri che aveva osato sfidarla. Il suo aspetto avrebbe potuto impietrire per l’orrore e la disperazione anche l’uomo più risoluto, ma Solomon Kane non ebbe nemmeno un tentennamento.

Con uno slancio improvviso, si portò addosso a Thorolf e lo colpì così violentemente da frantumargli le ossa. Poi, estrasse la sua pistola ad avancarica, e la scaricò sul vampiro, che indietreggiò contro il muro.

Ma nulla può uccidere ciò che è già morto. La malefica creatura, urlando, superò l’attimo di smarrimento che l’aveva colta, e si avventò con estrema violenza sul suo aggressore.

Kane, con una presa d’acciaio, strinse il collo del demone, ben attento a tenerne da sé discoste le sozze fauci, mentre degli artigli affilatissimi gli laceravano le vesti, tagliandogli le carni.

Tra lo scricchiolare delle assi di legno ed il crepitare delle fiamme, l’uomo ed il demone si tormentarono a lungo, stretti in un mortale abbraccio. Poi, il puritano, con uno sforzo enorme, riuscì a divincolarsi dalla creatura e sguainò il suo fioretto. Sperava, così, di poterla tenere a distanza, poiché era dotata di forza immane e sentiva che, a lungo andare, non avrebbe potuto più reggere ad un assalto a corpo a corpo.


-Povero sciocco! - Grugnì Thorolf, con una voce solo lontanamente simile a quella umana. - Non hai tu nessun potere su di me, la tua abilità nella lotta non potrà risparmiarti la morte, ed io mi ciberò del tuo sangue!

-Solo l’uomo privo di fede non può nulla contro di te, demone infernale! – Ribatté, sprezzante, Solomon Kane, con lo sguardo saturnino ed il sorriso beffardo, la lama puntata al petto del vampiro, che tuttavia non mostrava alcun timore d’essere trafitto.

-Poiché la gloria del Signore si manifesta in coloro che vivono secondo il suo verbo ed, in eterno, il suo splendore brillerà come la luce: le corna di Lucifero sono nelle sue mani ed egli uscirà strisciando innanzi ai suoi piedi! - Aggiunse poi, in preda ad una concitata animazione. Un’antica cantilena riecheggiò allora, con parole regolari, tra le mura dell’edificio, un inno di gloria ai Santi del Paradiso ed una invocazione a San Michele Arcangelo, guerriero di Dio.

La luce della luna si fece più forte, filtrando dai vetri opachi delle finestre ed il vampiro nulla potette se non portarsi le mani alle orecchie ed inginocchiarsi, in preda a violenti spasimi.

L’inglese continuò, implacabile, estatico, il suo canto fino a quando Thorolf, sfondando con un balzo la finestra a lui più vicina, scomparve, urlando, nel buio della notte.

***

Le prime luci dell’alba furono accolte con manifesta gioia dal folto gruppo di uomini inerpicatisi sulla collina. Tra di essi, spiccava la singolare figura di Kane, che a braccia conserte, pensieroso, fissava con i suoi occhi di ghiaccio il tumulo dove era stato seppellito Thorolf.

Il prete del villaggio biascicava qualche salmo, ma non riusciva a dominare la sua paura, e continuava a fissare la terra che non appariva per nulla smossa, anzi, essa era compatta come roccia e nessun segno poteva cogliersi che palesasse il ritorno in vita del vampiro. Il puritano, indicò la grande quercia che gettava la sua ombra su quel dannato luogo e disse sommessamente:

-Ecco…persino la natura è infettata da questo morbo. Guardate come il tronco, avido di nutrimento, abbia saziato le sue radici con il seme malvagio. Esso si contorce, le sue fronde si annodano, nessun uccello trova riparo tra le sue foglie…quando tutto sarà terminato, abbatterete con le vostre scuri questo albero avvizzito, così che non rimanga segno alcuno del passaggio di Thorolf sulla terra. Ed ora, procediamo pure. Il sole ci benedice con il suo splendore e le tenebre sono ormai lontane…

Con un suono sordo, le vanghe cominciarono ad aggredire il tumulo, smuovendo la terra secca, fine come polvere. Sotto l’attento sguardo di Kane, gli uomini lavorarono per una buona mezz’ora, fino a quando uno di loro si fermò di colpo: la punta del suo attrezzo aveva, infatti, raggiunto la cassa.

Ci fu uno scambio di occhiate cariche ti terrore e qualcuno, con i nervi a pezzi, saltò fuori dal fosso, facendosi il segno della croce.

Allora, Varland il locandiere, stringendo i denti e dominando la sua inquietudine, strinse nella mano la sua ascia e vibrò dei fortissimi colpi sul legno putrescente…

Thrum…thrum!

Le assi si scomposero…
Thrum…thrum!

Si spaccarono in mille pezzi, lasciando che filtrasse la luce…
Thrum!

Uno schizzo di sangue imbrattò il braccio dell’uomo, lasciandolo scosso. La sua ascia si era conficcata nel corpo di Thorolf.

Solomon Kane, con un balzo felino, si calò nella fossa. Il suo volto pallido era l’icona della vendetta e l’enigmatico sorriso era tornato a dipingersi sulle sue labbra sottili.

Con le mani possenti, scostò i pezzi di legno che ancora lo separavano dal vampiro e poi, alla fine, i suoi occhi e quelli degli uomini che lo avevano seguito, videro.

Videro Thorolf, disteso, composto…tranquillo come un dormiente. Il suo aspetto era florido come quello di un vivente ed era anzi gonfio, grasso. Sul petto, una larga chiazza di sangue indicava il punto in cui Kane l’aveva colpito con la sua pistola, la notte precedente, mentre del sangue gelido, nerastro, sgorgava dalla ferita aperta dall’ascia di Varland.

-Mio Dio…è…è gonfio come un bue! – Esclamò questi, discostandosi un poco.

-Gonfio del sangue che ha succhiato in tutte queste notti…- Aggiunse Kane. Poi, chinandosi su quel corpo che esalava un lezzo disgustoso, mormorò a mezza voce…


-Riposano tutti con onore, ciascuno nella sua casa,

ma tu sei stato gettato fuori della tua tomba,

come tronco inutile ed immondo,

precipitato nei fondamenti dell’Abisso.

Tu non sarai più raccolto in una tomba,

perché hai rovinata la tua terra, hai fatto morire il tuo popolo.

Non avrà nome in eterno la razza degli empi

Ed il loro seme sarà estirpato da questa terra…


Quindi si sollevò, afferrando l’ascia dalle mani del locandiere e con un colpo formidabile troncò di netto la testa del vampiro, spiccandola dal torso. Le sue nere vesti furono presto lorde di sangue e tutti i presenti inorridirono alla vista di quel denso fiotto che sembrava non volersi estinguere.

Poi, Solomon Kane, estrasse dalla cintura un paletto acuminato, intagliato nel legno, e con forza lo piantò nel cuore di Thorolf…

-Ecco. Io purifico questo villaggio dalla immonda presenza del demonio. Prima della fine del giorno brucerete i resti del vampiro e , quindi, disperderete le sue ceneri al vento.

Non più avrete da temere per le vostre vite e, fino alla fine dei vostri giorni, tesserete le lodi del Signore.

In quanto a me, ho compiuto la mia missione.

Senza pronunciare più alcuna parola, l’inglese si fece strada fuori della fossa e s’incamminò per il viottolo che conduceva giù dalla collina. Molti tra i presenti avrebbero voluto, in quel momento, trattenerlo per tributargli il meritato riconoscimento, ma solo Varland trovò il coraggio di corrergli dietro…

-Signor Kane! –Urlò, maledicendosi di non trovare altre parole per trattenere l’avventuriero.

Solomon Kane si fermò per un momento, ma senza voltarsi. Poi, svelto, riprese il suo cammino, accarezzato dal vento dell’ovest che aveva ripreso a soffiare.

Una risata lontana arrivò, allora, alle orecchie di Varland. Ed egli vide la figura del puritano sempre più piccola, mentre il lampo del fioretto brillò per un momento alla calda luce del sole.

© Pasquale Francia





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