Una
recensione di Luca Toni - ltoni3@hotmail.com
Regia: Miranda
July
Interpreti: John Hawkes, Miranda
July, Miles Thompson, Brandon
Ratcliff
Durata:
h 1.30
Nazione: Usa 2005
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Me and
You and Everyone We Know è un
film davvero singolare. Lo si capisce
sin dall'inizio, da quella straordinaria
scena del pesce rosso che viene dimenticato
sul tetto di una macchina e rimane sospeso
per minuti sopra l'auto in movimento
in attesa dell'inevitabile momento in
cui un accellerazione o un rallentamento
lo destini alla morte. Scena quanto
mai rappresentativa del film nel suo
essere immagine esteticamente pura e
metaforicamente rappresentativa del
destino umano.
Questo
è un film decisamente bello,
decisamente poetico, di una poesia cinematografica,
non letteraria. E' un film sulla potenza
del cinema, dell'immagine nella sua
purezza. Non deve essere interpretato
alla luce di una trama che alla fine
è flebile, è un film di
suggestioni, di richiami, di momenti
epifanici. E' lo sguardo di un bambino,
di un dio o di un mistico, che poi forse
sono la stessa cosa, lo sguardo di chi
vede tutto sorgere per la prima volta.
Ogni scena sembra avere un valore assoluto,
ha senso da sola indipendentemente dalle
altre. Si scardina il concetto di storia
da raccontare per attingere alla unicità
dell'immagine. Come dimenticare ad esempio
la scena del quadro raffigurante un
uccello che viene incastrato tra i rami
di un albero nel giardino. Scena immaginifica,
bella nella sua purezza estetica.
Che poi
non è completamente vero che
l'opera sia estranea all'idea di racconto.
Solo che si tratta di un altra idea
di racconto, si raccontano gli sguardi,
le manie, le solitudini sopratutto.
Ogni personaggio è chiuso in
un mondo isolato da cui tenta disperatamente
di uscire, di incontrare l'Altro. Ma
l'altro pur sempre così vicino,
così prossimo, sembra purtuttavia
lontanissimo, inattingibile. Le solitudini
non sono soltanto interiori ma reali,
tangibili. I protagonisti di questo
film conoscono poca gente, non riescono
a modificare il corso irreale delle
loro esistenze, La scrittura è
surreale, sopra le righe ma efficacissima
nel trasmette la fragilità di
queste creature umane. Il tono sostanzialmente
è quello della commedia (vi sono
alcune scene decisamente esilaranti)
ma come avvolto da una nebbia di malinconia
che ognuno deve a poco a poco perforare
per far emergere il proprio diritto
costituzionale alla felicità.
In definitiva
la scrittura della regista è
straordinaria nel saper attingere alla
primordialità del reale usando
al meglio il mezzo tecnico a disposizione.
Davvero si capisce a volte quanto la
forza delle idee e del talento possano
soppiantare la carenza economica e la
disparità rispetto ai mezzi hollywodiani
che poi producono a ripetizione filmoni
senz'anima. E paradigmatico, bellissimo
è il momento in cui si disvela
il mistero del rumore che il bambino
ode ogni tanto durante il film, un rumore
metallico, un cingolio che sembra risuonare
di un mistero originario, di quei riti
che i primi uomini inventarono per dare
un senso al caos del mondo. Si trattava
solo di un uomo che la mattina prima
di andare a lavoro batteva una moneta
su un palo della strada. È quindi
svelato il processo di trasfigurazione
del quotidiano che sta alla base del
film. Processo che consiste nel ritrovare
il lato magico della realtà anche
quella più banale. E l'interpretazione
mistica sembra confermata dall'immagine
del sole che per un attimo sembra diventare
un immensa palla di fuoco, origine e
fine di ogni vita.
Me and
You and Everyone We Know è la
potenza di uno sguardo infantile (quello
del fratello più piccolo di uno
dei protagonisti) unito alla tecnica
e alla consapevolezza sofferente dell'adulto.
E' l'amore per la vita nella sua totalità
. E forse è lo sguardo a cui
vanamente aspirava Nietzsche....
   
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