The
Others
Titolo originale: Los Otros
Nazione: Francia/Spagna/Usa
Anno: 2001
Genere: Thriller
Durata: 104'
Regia: Alejandro Amenábar
Cast: Nicole Kidman, Christopher Eccleston.
Questa suggestiva pellicola del regista spagnolo,
permeata di incredibili suggestioni anni quaranta,
che beneficia di una fotografia di fascino invidiabile
tutta giocata sui toni bianconeri e sulle suggestive
zone di luce e d'ombra sapientemente create
dalle lampafe a petrolio in una grande e vecchia
casa vittoriana, subisce prepotente il fascino
intramontabile ed eterno delle dimore antiche
infestare dagli spettri, riportandoci alle atmosfere
goticheggianti del "Giro di Vite"
di Henry James, con il quale ha inoltre il comune
il parallelismo dei dubbi sulla reale concretezza
ed esistenza dei fantasmi: nel Giro di Vite
infatti siamo portati a chiederci SE veramente
esistano poi questi fantasmi, in The Others
invece la domanda imperativa è CHI siano
questi fantasmi, o meglio, QUALI siano davvero
i fantasmi? Noi o gli altri? E questo tema degli
Altri, in originale anche in lingua spagnola
Los Otros, ritorna costante in tutto il film
in quanto l'interrogativo principale della vicenda,
narrata con sapienza e raffinata eleganza, è
proprio questo, chi sono alla fine gli altri,
noi o loro? Quando parliamo di oscure presenze
che infestano dimore ataviche e scricchiolanti,
siamo proprio certi che siano i morti ad invadere
il mondo dei vivi, o non siamo piuttosto noi
vivi che ci impradoniamo sconsideratamente del
patrimonio, del bagaglio di memorie, e dei ricordi
dei defunti, depaupareando con il nostro avido
modo di dissacrare e profanare ogni cosa, la
loro stessa vita, presente o passata che essa
sia?
Paragonato per certi versi a Sesto Senso, questo
film in effetti come Sesto Senso propone per
la prima volta un punto di vista originale,
quello dei morti, esplorando dunque con connotazioni
fantastiche ma misurate gli universi paralleli
e intersecantesi dei viventi e dei non viventi.
Tutto è giocato dunque sui temi mai tramontati
delle segrete paure ancestrali dell'uomo verso
le realtà inconoscibili che non riescono
ad essere comprese o accettate, e che oscurano
con la loro presenza lo scorrere del nostro
vivere quotidiano. Film di genere e di cassetta
allo stesso tempo, riesce a tenere lo spettatore
saldamente avvinghiato alla sua poltrona per
tutto il tempo dello spettacolo, pervandendolo
di atmosfere orrorifiche e terrificanti, senza
nemmeno una scena di violenza, e senza il seppur
minimo spargimento di sangue. Un lavoro delicato,
piacevole, raffinato, in cui la regia per la
prima volta fa da servente alla trama narrativa,
e si piega docile alle esigenze del racconto,
senza invadenza e senza eccessi. E quanta dignità
in quei domestici, che vestiti di antichi panni,
si presentano un giorno alla porta di un'eccezionale
e superba Nicole Kidman, offrendo i loro servizi
a una giovane donna, madre di due bimbi, che
vive sola in una immensa imponente e leggermente
inquietante dimora vittoriana immersa nella
campagna dell'isola di Jersey, nell'immediato
dopoguerra, quando ancora si piangevano le vittime
al fronte, e qualcuno continuava assurdamente
a sperare di veder tornare i suoi cari, dopo
tanta inutile attesa. E' questo il caso di Grace,
che rinchiusa in questa lugubre grande casa
attende il ritorno dello sposo, partito per
la guerra, senza necessità sembrerebbe,
e si insinua piano nello spettatore il primo
dubbio, piccolo, sull'equilibrio psichico di
questa giovane donna, apparentemente madre e
moglie esemplare, ma forse, forse troppo gravata
dalla responsabilità, troppo fragile,
troppo ossessiva, troppo sola e troppo sperduta,
forse troppo di tutto. Immaginiamo allora che
chissà che il marito non sia poi partito
per la guerra anche a seguito di lunghe incomprensioni
familiari, e iniziamo a chiederci se questa
misteriosa malattia dei due bimbi, affetti da
una sindrome legata alla presenza della luce,
che li costringe a vivere costantemente nella
penombra, segregati in casa con tutta la famiglia
e isolati dal resto del mondo, sia vera o presunta.
Tutto il filo conduttore della storia è
basato su questa frase che ci sibila nelle orecchie,
una specie di regola della casa, un dictat,
un'imposizione dettata apparentemente dalla
malattia dei bimbi, ma ciò nonostante
stranamente inquietante: In questa casa nessuna
porta viene aperta fino a che l'ultima non sia
chiusa.
In realtà è legata alla luce,
così pare, nel senso che i bimbi non
possono transitare da una stanza all'altra fino
a che non ci sia accertati che le tende e le
imposte siano serrate, e dunque si deve aprire
una porta, chiuderla, e poi aprirne un'altra,
verificare lo stato dell'illuminazione, e solo
dopoi far passare ibambini. Sembrerebbe logico,
ma questo tema ossessivo delle porte che vengono
chiuse meticolosamente ad ogni passaggio, e
per non sbagliarsi, addirittura serrate a chiave,
illumina la scena di sinistri presagi, e presto
infatti vediamo porte che si ritrovano aperte
quando invece erano state chiuse, voci che si
odono quando nessuno ha parlato, pianti di bimbo
che sgorgano mentre i piccoli sono tranquillamente
intenti allo studio, sereni e tranquilli. Qualcosa
dunque non funziona, e se poi i bambini iniziano
a raccontare alla governante che la madre a
volte diventa strana, e questa madre comincia
a tenere comportamentei psicotici ed ossessivi,
aprendo e chiudendo le porte come un'invasata,
com questo grande mazzo tintinnante di chiavi
appeso allo cintura (perchè ovviamente
in una grande casa vittoriana le stanze sono
giocoforza almeno trenta o quaranta come minimo)
e girando con una doppietta carica a fare la
ronda per la casa, allora dei dubbi ci colgono,
e cominciamo a cercare il trucco, perchè
a questo punto, è certo che un trucco
ci deve essere.
Finisce poi di confonderci le idee il colpo
di scena del marito che emerso dalla nebbia
ricompare misteriosamente, anche se leggermente
confuso e squinternato, anzi talmente assente
e distante, da sembrarci anche lui una non presenza,
e infatti poco dopo come era apparso scompare,
altrettanto rapidamente e inspiegabilmente.
Ma allora cosa è tornato a fare? Se poi
veramente è tornato... Per portare alla
luce un fatto oscuro, per dire alla moglie,
guarda che i bambini mi hanno raccontato cosa
hai fatto, io so tutto, dunque un altro tassello
si aggiunge, ora sappiamo che la donna qualcosa
ha commesso, un atto terribile, ingiustibificabile,
incomprensibile, orrorifico, si tratta di scoprire
cosa. Ma ecco che d'un tratto la casa vive di
vita propria, le porte si aprono, le tende scompaiono,
le stanze si illuminano, i bimbi terrorizzati
si precipitano sotto il letto, mobili e suppellettili
vengono trascinati forsennatamente davanti alle
finestre, per fare buio, in via provvisoria
fino a che non si trovi una soluzione, la servitù
è allontanata perchè sospettata
di collusione negli avvenimenti, mentre la madre
come una belva gira armata di doppietta a sorvegliare
la casa e la sua famiglia, la tensione si acuisce,
il momento è drammatico, delle voci misteriose
chiamano, i domestici bussano alla finestra.
E qui avviene il gioco di prestigio, i domestici
sono sì morti, sono sì fantasmi,
sono sì spettri, ma non sono essi il
vero reale pericolo perchè, attenzione,
anche i bimbi sono morti, soffocati dalla madre
che un giorno decise di spegnere con un cuscino
le loro sofferenze, e peranco la madre stessa
è morta, uccisasi appunto con un colpo
di doppietta una volta resasi conta del misfatto
da lei compiuto. Ora è tutto chiaro,
limpido, regolare e lampante, sono assolutamente
tutti, tutti morti, dai domestici al marito,
ai bimbi alla madre stessa, ma allora, allora
chi è che continua a chiamare? Chi è
che stacca le tende, apre le porte, spalanca
le finestre, produce strani rumori e sposta
le cose? Siamo noi. Noi vivi, la modernità,
la generazione atttuale, coloro che hanno comprato
la vecchia casa e, accortisi della presenza
di funeste infestazioni di spiriti, rigorosamente
seduti attorno a un tavolo rotondo, si tendono
la mano, e dopo aver frugato tra bauli di ricordi,
memorie, cronache dell'epoca e fotografie, in
una seduta spiritica evocano i morti per potersi
finalmente liberare di loro, mentre i morti,
poverini non facevano altro che proseguire la
loro vita, tra le loro cose, nella loro antica
cucina, seduti a prepararsi un the nell'immutabile
vecchio modo di sempre. Sorpresi? E perchè
mai, chi ha detto dopotutto che gli intrusi
siano loro, quando invece siamo proprio noi
Gli Altri?
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