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Anno
2007 -
Magnetica
Prezzo €
12 -
100 pp.
ISBN
9788889889367
Una recensione
di
Simonetta De Bartolo
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Gatti dal Buio (Magnetica, 2007). Dal buio delle nostre ancestrali paure? Dal buio della notte in cui due piccoli immobili occhi perseguitano tormentate coscienze, sostituendosi alle torce delle Erinni del teatro classico antico? Dal buio dell’affascinante mistero di una creatura affettuosa e sorniona, pronta a trasformarsi in un’efficacissima e crudele macchina da guerra?
Brevi racconti che si leggono d’un fiato, in cui il personaggio principale è il gatto, vittima e carnefice, giustiziere vindice di se stesso. E’ forse un caso che il “gatto a nove code”, una corda terminante con tre codini “acconciati” da nodi o da sfere di ferro forgiate, sia uno strumento di tortura o di auto-fustigazione? Sì, proprio quella piccola e orgogliosa creatura, tanto venerata nell’antico Egitto da essere portata in salvo dalla casa in fiamme prima delle persone e delle cose più preziose, dotata delle proverbiali “sette anime”, capace di resuscitare e, quindi, di vivere sette volte, nove nei paesi anglosassoni, oggetto di superstizione se di pelo nero, tanto amata da Baudelaire. “C’è qualcosa, nell’amore disinteressato e capace di sacrifici di una bestiola, che va direttamente al cuore di chi ha avuto frequenti occasioni di mettere alla prova la gretta amicizia e l’evanescente fedeltà del semplice Uomo” (da “Il gatto nero” di E. A. Poe).
Per Lovecraft, ne I gatti di Ulthar, “…è il depositario di racconti che risalgono alle città dimenticate di Meroe ed Ophir, è parente dei signori della giungla ed erede dei segreti dell’Africa oscura e misteriosa”. Nel volumetto, inserito nella Collana I Premi Letterari e che comprende i dieci migliori racconti fra quelli partecipanti all’omonimo concorso “Gatti dal buio”, bandito dalla Magnetica,, fluttua onnipresente la suspense, ora lieve, ora in crescendo, ora come onda anomala in potenza. L’ombra e il mistero, in Niki di Pina Varriale, l’atmosfera di collettive crudeltà e di affetto infantile, in Cagliostro di Giorgia Sacco Taz, sono ben calati nel sentimentale recupero memoriale.
In Farìa di Marco Daini, racconto breve, ma efficace, si gusta una sottilissima venatura umoristica, mentre in Grigio di Simone Pera le torture inflitte al gatto e alle persone e la voce umana che si fa tramite dei sentimenti del felino sembrano stabilire agognati, impossibili equilibri tra uomo e animale.
In Nuvole come gatti bianchi di Renzo Saffi una struttura narrativa ben articolata supporta un lavoro di fine psicologia, presente anche, in direzione del sociale, in Cater di Alessio Iarrera, racconto dal linguaggio e dalla trama semplici e lineari.
Fobia di Fabio Marangoni mette a dura prova l’attenzione del lettore per l’intreccio narrativo originale e complesso e per le descrizioni minuziose, tipiche dell’attento osservatore, che, a volte colpiscono i sensi (vista e olfatto), così come in L’angelo e in La patata ero(t)ica di Patrick McGrath. Sedici gatti, di Marco Marengo e Alda Iadelise, rivela una fantasia stupefacente e imprime nella mente l’immagine nauseabonda di Lui. In Lavori usuranti di Alfonso Mormile lo sguardo del gatto attenua un po’ la tensione narrativa, ma, attenzione, la bestiola “…morde e graffia. E’ cattivo!”.
Siamo emotivamente coinvolti, infine, da Il concerto d’organo di Guido Marcelli, quasi come quando “ascoltiamo” La musica di Erich Zann di H. P. Lovecraft.
Il gatto, insomma, è il vero protagonista e lo sono inevitabilmente il nostro affezionarsi a lui in maniera morbosa, ma anche la determinazione di allontanarlo da noi e dalla sua casa, le nostre paure, i sensi di colpa, “il dolore che genera i fantasmi” (da Farìa di Marco Daini), l’Ombra minacciosa, il mistero che ci avvolge; i miagolii e i silenzi, le fusa, il pelo ritto e lo sguardo, il suo il linguaggio; il suo ritorno da vivo o da morto e la vendetta.
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