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Hitler
di Giuseppe Genna
Pubblicato su SITO
Anno
2007-
Mondadori
Prezzo €
20-
623pp.
ISBN
9788804573531
Una recensione di
Luigi Milani
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Votanti:
7257
Media
79.56%
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Chi è lui? Chi lo ha generato davvero? Suo padre Alois Hitler, funzionario di dogana austriaco, se lo chiederà sempre. E senza risposta, perché nemmeno sul letto di morte la madre gli svelerà il segreto della sua nascita di illegittimo. E lo stesso ci chiediamo noi di Adolf Hitler: chi è? Chi lo ha generato? Da dove viene il lupo Fenrir che, nelle mitologie nordiche, a un certo punto del Tempo spezzerà la catena per irrompere schiumando di rabbia e annunciare la fine del mondo? Questo noi ci domandiamo, consapevoli che, se si comincia a spiegare, a rispondere alla domanda "perché?", si finisce per correre il rischio di giustificare. Il romanzo di Genna connette i fatti più risaputi con elementi poco noti. Dal labirinto familiare da cui fuoriesce il piccolo Hitler, con deliri di grandezza e improvvise abulie, all'esperienza limite dell'umanità disfatta nel gorgo di Männerheim, l'ostello per poveri e criminali dove passa anni da nullafacente; l'esposizione al fuoco e ai gas della Prima guerra mondiale al ricovero in ospedale; dal rapporto incestuoso con la nipote Geli Raubal al comporsi dell'abominevole, grottesca corte dei suoi scherani. (Tratto da WWW.IBS.IT)
Innanzitutto: cos’è Hitler, di Giuseppe Genna? Forse la definizione di “non romanzo” è quella che più gli si addice. Del resto, lo stesso autore definisce Hitler “non persona”, richiamandosi alla celebre chiave di lettura di Joachim Fest. Quella di Genna è stata impresa ardua e molto ambiziosa, da molti aspramente criticata. Eppure direi che l’autore è riuscito molto bene a raccontare in chiave narrativa la biografia del dittatore nazista. Romanzo storico, allora? Non proprio, o non solo. Perché a tratti l’imponente volume di Genna assume toni e linguaggi da poema epico, ma di un’epica al contrario, che vede il Male e la ricerca dell’annullamento come dis-valore universale. Interessanti i frequenti riferimenti mitologici, affascinanti da un punto di vista narrativo, ma che certo disturbano gli appassionati “canonici” del romanzo storico o della biografia. Il mio giudizio è, insomma, di segno largamente positivo. E tuttavia, se una critica sento di dover muovere all’opera, è il ricorso, a volte a mio avviso retorico o scopertamente strumentale, a un linguaggio e a una forma troppo aulici. Una precisa scelta stilistica, indubbiamente, ma che, a causa della sua iterazione, ha talvolta indotto nel sottoscritto un po’ di fatica.
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