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"XII" è una raccolta di racconti di dodici autori, che può essere letta, come vorrei mostrare nel seguito, come un'esperienza di libertà: come spesso ultimamente accade, la Rete è "responsabile" dell'accaduto, anche se l'idea è di Daniele Bonfanti, perché i dodici si sono conosciuti in rete, ed il fatto che il libro sia per così dire autoprodotto è, in questo senso una garanzia. C'era, come immaginate forse, anche lo zampino di Lulu, inizialmente, anche se la copia che ho viene da Simple, in quel di Macerata, che ne è ora l'editore.
E' un libro difficile da criticare, non perché alcuni racconti non mi piacciano più o meno di altri, ma perché ciò che si può dire per un racconto o per un autore è ben difficile sia applicabile ad un altro. Ed anche parlando di generi, non mi sembra ce ne sia nemmeno uno che manchi: una miscela quasi perfetta, ed assolutamente babeliana, come osserva anche Andrea G. Pinkett nell'introduzione.
Quel che colpisce, a prima vista, è che agli autori è stata lasciata la massima libertà di scrivere quel che volevano, con le sole limitazioni dettate dalla legge del tre: tre racconti ciascuno, massimo trenta pagine complessive, in tre settimane. Ed anche la libertà di presentarsi da sé: e lo stile delle presentazioni va da resoconti tra notarili e sottilmente appassionati, velate e forse umoristiche affermazioni di essere geni, alla Balzac, ed inquietanti malleverie di personaggi altrettanto preoccupanti (ma scherzano o no?).
Insomma, dire che ce n'è per tutti i gusti non è stavolta soltanto un modo di dire, e questo caos organizzato mi piace molto, al di là delle riserve che posso avere sul singolo racconto, perché di solito un'antologia o raccolta è un'esperienza un po' "coatta", nel senso che non possiamo scegliere i vicini di pagina, come in un condominio, sempre di solito, non possiamo scegliere i vicini di casa (e, ahimé, i risultati a volte si vedono, quando si convocano le assemblee). Invece, qui c'è divertimento, ed è mille volte meglio.
Già: ma dovendo scegliere qualche racconto? Beh, precisando che la scelta è (ovviamente) personale, anch'io decido di adeguarmi alla regola del tre, e tiro fuori dal mucchio "Il quadro" di Luigi Milani, dove un garagista filosofo, ma invadente ed un po' preoccupante, cerca di dar sollievo al caldo ed al sudore di un'estate romana, "La mia donna" di Lucia Bruna Gibilisco, commosso ma essenziale bilancio di una vita, che si deforma al suo fondo, mostrando la positività innata in certe relazioni, e "Scavando più a fondo" di Marco Pagani, perché, nella lotta dello scienziato del futuro contro l'ottusità altrui (forse anche contro la propria stessa ottusità) s'intravede un'ironia ed una saggezza non banali. Non sono necessariamente i migliori, ma sono i primi che, riprendendo il mano "XII" ad una seconda lettura, sono balzati allo scoperto, come in rilievo, secondo le sacre regole del caos organizzato, alle quali noi di Progetto Babele non possiamo che essere ligi e leggermente devoti.
So anche che le attività degli apostoli di "XII" continuano: non rivelo niente, però. Per essere informati delle novità, potete andare su www.xii-online.com.
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