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Fiume amato,
di te vissi in fanciullezza, mai violentato.
Sotto le finestre di casa mia oggi, nel tuo letto, riposi.
Tu il tempo giudicare non osi.
Nello scorrere delle tue acque dall'entroterra al mare
a volte tante a volte avare,
sono spariti i sogni miei come neve al sole.
Tu, non rispecchi più le mie speranze adombrate, ormai, di delusioni;
rendimi ti prego la sabbia delle ore a me rubate nel volger d'illusioni.
Tu, che sempre corri e di paura non hai misura;
donami, almeno, la memoria di quei giorni gioiosi
portati via da voraci e spietati calendari oggi ritrosi.
Il dolce mormorio delle tue acque porti quei sogni miei a riposare
su di un letto di stelle sospese nei cieli dell'oblio.
Amato fiume, amato fiume mio.
©
Virginio Giovagnoli
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