Bonn, 1856. Il genio di Robert Schumann si sta lentamente spegnendo nel manicomio di Endenich, consumato da una presunta sifilide e da una follia incombente, a tratti furiosa, a tratti rassegnata. Il dottor Richarz ha regalato al Maestro la solitudine adatta a portare a termine un suicidio pianificato, atteso e temuto da coloro che l’hanno tanto amato e tanto sofferto. La penna di Alessandro Zignani fa rivivere la moglie di Schumann, Clara Wieck, il padre di lei, Friedrich Wieck, l’erede spirituale Johannes Brahms e i Sosia partoriti dalla sua nevrosi, Eusebio e Florestano, con i quali il maestro dialogò fino all’ultimo respiro.
Le loro parole, tremende e affamate d’amore per un uomo che non si era mai lasciato né amare né possedere fino in fondo, conducono il lettore negli inferi del pensiero romantico, del senso di colpa e del desiderio di redenzione che esso porta con sé.
Attraverso di esse rivide il genio di Schumann, la sua fragilità e il bisogno spasmodico di dualismo, di scindere la propria personalità nei due istinti che lo dominavano e lo tormentavano. Naque così Florestano, l’anima romantica e pura per eccellenza, la creatività e la passione, il fanciullino che Pascoli sapeva esistere in ogni uomo e che in Schumann dovette convivere sempre con Eusebio, la nemesi, il tormento senza fine, il prezzo che l’artista dovette pagare alla musica e al suo bisogno di eternità.
Il richiamo dell’angelo è una celebrazione passionale e irruenta del genio di Schumann, un romanzo che scava e graffia nell’animo dell’uomo oltre che del musicista.
La prosa di Zignani è incantevole, sembra nascere dal cuore di quel romanticismo che celebra e spinge il lettore a comportarsi come un uomo affamato, che desideri divorare pagina dopo pagina, senza saziarsi mai. Alla fine del viaggio, quando anche l’ultima pagina è stata consumata, ci si ritrova esausti e abbagliati, un po’ più folli e un po’ più alti, quasi che una lieve patina di ciò che è stato Schumann sia rimasta attacca a noi attraverso parole che sembrano venire da molto lontano, da quel mondo che lui aveva contribuito a creare e plasmare, il mondo della Musica eterna.