La raccolta si articola in una serie di racconti dal carattere fresco e ironico, nei quali l’Autore pone l’accento – ora in maniera più sottile, ora in maniera più vistosa – su argomenti di attualità, temi scottanti e di pubblico interesse.
La realtà da lui vagliata è riconducibile sicuramente a quella italiana, a quella “nostrana”, dati i notevoli ed espliciti riferimenti concreti ed attuali alla malasanità, al lavoro, all’occupazione/disoccupazione, all’università, alla criminalità, alle prospettive sociali etc. A tali riferimenti però possiamo aggiungere quelli di carattere più – per così dire – “paradossale”, ovvero quella serie di elucubrazioni di carattere più squisitamente intellettuale, relative all’analisi degli aspetti più assurdi e degenerativi della nostra realtà passata e odierna.
Mi viene da pensare che l’approccio del Lombardi, lungi dal voler essere didascalico o, in qualche modo, anche solo vagamente programmatico, in verità sia incentrato sulla necessità e sul dovere di palesare, attraverso il ricorso alla satira, l’uso del raziocinio, applicato in maniera coerente a quanto attiene la sfera sociale e collettiva, a cui tutti noi facciamo riferimento.
Infatti, ciò che risulta più evidente, è senz’altro il DINAMISMO non solo nell’approccio narrativo concreto, visibile anche al lettore meno esperto, ma anche nel pensiero, nell’analisi schietta e particolareggiata delle incongruenze sociali di cui siamo vittime e testimoni; l’Autore, lungi dal voler prospettare false soluzioni ad annosi problemi, e lungi dal voler utilizzare il solito patetismo/paternalismo patriottico-popolare, propone in modo arguto e franco chiavi di lettura che sondano più la natura umana imperfetta e corruttibile, che le nude cause e occorrenze di un problema.
Sebbene principiando la lettura si possa sospettare una mancanza di efficacia – tanto narrativa che filosofico-speculativa – nei racconti, vista la scrittura in apparenza troppo fiacca, leggera e unicamente descrittiva, modulata sul classico schema della “barzelletta” – o al massimo della vignetta satirica – in realtà, scorrendo le pagine, ci si congratula con la positiva svolta intrapresa dal libro. A subire una svolta è non solo l’impianto linguistico ma anche quello concettuale; questo ribaltamento di prospettive permette dunque di apprezzare uno stile asciutto e lineare, un amore per la parola poco sofisticata ma molto intelligente, vivace e brillante. Il periodare, infatti, è sempre molto andante. Il taglio dei racconti, perlopiù di natura argomentativa, è reso tonico dalla scelta di un lessico colloquiale ma non banale, e da uno stile prospettico, chiaro e marcatamente funzionale allo scopo che l’Autore si è proposto.
Egli, infatti, non sceglie di assoggettare il fine argomentativo e/o educativo, né il proprio proposito di portatore sano di lente di ingrandimento, agli scopi di “trama”, come farebbero lo scrittore e il pensatore poco esperti. Al contrario, le trame, brevi e volatili, sono – com’è giusto quando si vuole fare della satira degna di questo nome – solo l’ornamento, il vestito più o meno appariscente, di un corpo fatto di masse muscolari ben distinte. Attraverso il vestito siamo chiamati a imparare qualcosa di più su di noi e sul corpo collettivo.
L’Autore, che oltre a scrivere pensa, sa che non ha bisogno, per raggiungere il fine di divulgare e diffondere, di sostanziare eccessivamente il suo dettato, iper-accessoriandolo e impoverendolo dal punto di vista della qualità e dell’efficacia; per questo sceglie un’ironia che s’irraggia gradualmente da un racconto all’altro, soprattutto a seconda del tema trattato e del punto su cui vuole che si raccolga l’attenzione del lettore.
L’intensità della riflessione e della denuncia è un climax.
Da LE ELEZIONI, passando per VIVO PER ERRORE, a REALIZZA UN SOGNO, IN MEZZO A UNA STRADA, IL CASTELLO IN ARIA e L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA, passiamo attraverso tematiche e ricorrenze pregnanti. Il primo racconto è una riflessione sui costumi politici; il secondo su un caso di buona-sanità, il terzo tratta del sogno di un bambino di diventare malavitoso per un giorno, il quarto di come arrivano i soldi per chi studia (uno dei miei racconti prediletti), il quinto è uno di quei racconti che s’incentrano sul paradosso (qui l’Autore manifesta una coerenza e una creatività a dir poco geniali), il sesto racconta di paradossi storici e sociali reali, paradossi che a guardarli così, denudati, fanno persino ridere, ma d’amarezza, più che altro. Insomma “Sul filo di lama” ha tutto ciò che occorre per richiamare l’attenzione di quanti, stanchi della solita approssimazione con cui i media e la cosiddetta intellettualità trattano tutto ciò che ruota attorno ai grandi temi sociali, la coerenza non la predicano soltanto ma la rivendicano prima di tutto per se stessi.
La rivendicazione maggiore, a mio avviso, è quella relativa all’uso del proprio senso critico.