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Verrà l'alba e avrà il suono di una radiosveglia di Patricia Wolf (2011)
Prefazione
L’autrice, Patricia Wolf, ha dato al lettore una chiave di lettura di questa ricca antologia di racconti. Ha suddiviso i racconti in 4 “zone”, Thrilling, Kicking, Remembering e Joking. E il lettore è indotto a credere che ci sia un’ispirazione diversa per ciascuno dei settori. Ed è così, perché la scrittura di P.W. è variegata, caleidoscopica perché segue una mente vulcanica che non conosce soste. Eppure…vorrei proporre al lettore di rimettere in disordine i vari racconti, toglierli dalle loro “zone” e giocare a rimetterli a posto, a ricostruire il puzzle così come l’autrice lo ha immaginato. Immagino che sarebbe un gioco divertente e intrigante, riuscire a pensare che un racconto sia joking anziché remembering o kicking. Ogni suo racconto contiene almeno due dei connotati di “zona”, ogni pagina ci fa divertire ma può farci sentire un groppo in gola, oppure tenerci sospesi in una tenace suspense che non lascia prevedere quel finale che sempre, in ciascun racconto, ci lascia sorpresi e sospesi, come ad attendere che qualcosa ancora accada. E’ l’arte dell’affabulazione, è il piacere di una scrittura vivace e giocosa anche quando si tratta di affondare nei ricordi o di scoprire le illusioni che vengono disilluse, o quando il gioco diventa troppo duro e può far male.
Apriamo per esempio As Usually, oppure all’inizio, Quando è amore… La prontezza di tiro del titolo, la ripetizione di quel titolo nel racconto come una nenia, come un’ossessione, ed è ossessione, un finale sorprendente in entrambi, una sorpresa che ammutolisce il lettore, il quale non riconosce più per un attimo i propri punti di riferimento e si chiede… da dove vengono questi personaggi? Vengono dal ritmo febbrile di una mente inarrestabile che scava dentro, che osserva, analizza, e poi colpisce… a fondo! La nostra autrice colpisce perché conosce l’essere umano, le relazioni, e ha un’arma imprendibile, la scrittura, con quel ritmo serrato, talvolta sincopato, come una musica, come la musica che ascoltano i suoi personaggi. E non potrebbe essere diversamente, perché la musica e il ritmo è ciò che guida come una cometa elettrica e fosforescente la scrittura di P. W.
Oppure aprite Cinderella… grande trovata finale, suspense ben tenuta in un racconto intimista, fosco, giocato sulla competizione e sull’amore, sulla dedizione e sulla gelosia, il doppio che si sdoppia di continuo a creare caleidoscopiche emozioni raddoppiate, amplificate.
Sdoppiamento, specchio… prendete ora Enchantement…la magia della parola giusta, evocata a rendere giustizia, a compensare gli squilibri di menti esaltate dal culto dell’immagine, a punire chi non sa vedere intorno a sé, ma anche a premiare chi non osa cercare il proprio bene, la giusta dimensione… anche qui situazione a specchio capovolto.
La serie dei Remembering e di Kicking è la “madre” di tutti i racconti dell’antologia. In P.W., lo sappiamo, la memoria muove il suo mondo, la magia del ricordo raccontato con la passione di ora e l’emozione di allora. Il racconto del ricordo genera sorrisi, scherzi, sferzate di ironia e autoironia che alleggeriscono l’accento nostalgico che per forza la memoria genera. Ma non si tratta mai di retorica nostalgia di tempi andati. Solo di emozioni che fanno eco.
Ossessione dell’immagine, ossessione del successo, gioco all’ultimo respiro. Tutto è reso incandescente dalla memoria che procede a balzi, che non sa seguire una linea retta, forse conosce solo curve e tornanti, a volte va senza scalare marcia e ci trascina in un brivido tagliente, qualche volta rallenta per farci guardare bene.
E aprite infine alla pagina di “Verrà l’alba…”. Sta in Joking o Remembering? Veramente potrebbe stare ovunque, con quell’aria di eterno fanciullo il protagonista ci tira vorticosamente nei ricordi delle sue “brutte figure”, episodi che sempre un occhio adulto e borghese, quello che guarda nei binari davanti a sé, ha ridicolizzato, avrebbe voluto… ma lui è così, non ci può fare niente, lui è scanzonato, ironico, sferzante, irriverente, dissacrante. No, non per ideologia, soltanto perché non trova niente da riverire, niente che sia sacro, niente su cui non si possa scherzare.
Neppure noi possiamo farci niente. Lei, Patricia Wolf, è così. Nessuno può farci niente.
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