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Chi smentirà le accuse-standard che spesso la mentalità comune non si vergogna di rivolgere al poeta, incriminandolo ripetutamente d'essere soltanto un discolo beato e recidivo, sempre intento a bigiare la vita - e alla bellezza -, per intabarrarsi in una dimensione parallela e svagata, invalicabilmente lontana da tutto ciò che è concreto? Chi mi aiuterà ad affermare che invece il poeta non è un fuggiasco o un disertore? Forse… Enrico Pietrangeli? Può darsi… Anzi, ne sono certo! Perché si tratta di un autore che, nella silloge "Di amore, di morte" (uscita nel 2000 per i tipi della Teseo Editore), si confronta con gli strati più intimi, corposi e corporei della realtà, senza cercare minimamente di eluderli o scansarli. Ed ecco allora che il poeta - sotto forma di Pietrangeli - s'immerge in una congerie di fluidi biologici (dal muco allo sperma), per trasformarsi in una tormentata vena di sentina, percorsa eternamente dal sangue di scarto, e melmoso, della disperazione. Ne deriva - a mo' d'inevitabile conseguenza - che ogni verso diventa il simbolo lampante - asfissiante! - di una decomposizione psichica ormai troppo avanzata, per lasciare adito ad un qualche balsamo o comunque guarigione.
Sì, soffre - il nostro Enrico - forte e chiaro. Tanto che il suo immaginario si fa ossario, mentre si disperde in una serie di liriche da cui traspaiono teschi in continuazione, e capillari, ed escrementi.
Dopo un simile accumularsi, progressivo e gorgogliante, di elementi macabri raffiguranti il dolore, e tendenti alla morte, lo sfacelo è talmente grande, che leggendolo mi torna in mente la scapigliatura milanese, il capostipite Baudelaire, ma anche Guy de Maupassant il quale, nelle sue lettere finali al medico e alla madre, usava “decedere” così: «Sono in uno stato tremendo. …Ho passato una nottata atroce… Ho dei dolori di testa così forti che me la stringo fra le mani e mi sembra la testa di un morto. …Sto agonizzando. Ho un rammollimento nel cervello… Tutte le notti il cervello mi cola dal naso e dalla bocca in una pasta vischiosa… La morte è vicina, e io sono pazzo… ».
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