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Ali tarpate
di Annamaria Tanzella
Pubblicato su SITO
Anno
2008-
MEF L'autore libri- Firenze
Prezzo €
15-
236pp.
Biblioteca '80 - I tascabili ISBN
Una recensione
diCarlo Santulli
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Votanti:
322 Media
80.75%
Ognuno di noi ha una storia da raccontare: credo che le donne, nel complesso, ne abbiano di più (o forse si facciano meno problemi a tirarle fuori), perché narrare è in fondo un'attività femminile. Questa è la storia di Clarissa, che vive al meridione ai primi del '900, e le ali tarpate (immagine abusata, ma adeguata) sono le sue. E' una storia che non dà adito al rimpianto del passato, ed è probabilmente il maggior pregio del romanzo: l'autrice esordiente, Annamaria Tanzella, lascia parlare i fatti, e la loro voce è forte e non di rado genera una certa preoccupazione, se non angoscia, nel lettore. Bisogna ammettere che si sente il peso nella narrazione di certe radicate ed antiche convinzioni del nostro meridione (ma non solo), dove la disgrazia economica è sempre meritata, il desiderio di rivalsa economica e sociale, specie nella donna, è così strano e forte da sconvolgere l'ambiente. E c'è una specie di contrasto, a distanza, tra il padre scapestrato e confusamente autoritario (ma non autorevole) di Clarissa, Giacomo, ed il marito debole ed un po' ipocondriaco, ma in fondo di buon cuore, Alberto, in fondo due facce dello stesso problema, quello dell'uomo con troppe responsabilità (anche per effetto di una cultura discutibile ed antiquata) e spalle non abbastanza grandi per sostenerla. E' allora che una donna come Clarissa svolge di fatto una funzione di “supplenza”, turando falle, colmando vuoti, appianando difficoltà, come aveva fatto sua madre Eleonora in fondo, ma con molto maggior forza e convinzione, un po' per carattere ed un po' perché i tempi, grazie al cielo, stavano lentamente cambiando.
Altre storie si intrecciano, con vivacità: c'è la sorella di Eleonora, Lisia, che ha avuto un primo figlio concepito fuori dal matrimonio, e c'è il figlio di Eleonora e fratello minore di Clarissa, Filippo, ed il suo amore tenero (anche se, ovviamente, osteggiato) con Celeste, una ragazza di un paese vicino, fuggita da casa, che dura una vita, al di fuori d'Italia, in America, e dell'altro fratello, il maggiore, Claudio, che invece ha una vita sentimentale molto più tormentata e complessa. E sul finire c'è la storia della figlia di Clarissa, Marianna, e del tanto atteso trasloco in una casa più grande. Alcune figure sono decisamente ben riuscite, come quel nonno di Clarissa, Umberto, pittore, anch'egli forse non troppo riconosciuto in un paese che non apprezza a sufficienza la sua arte (non così sua nipote, però, che ne serberà sempre il ricordo).
Non mancano ovviamente ingenuità, ed alle volte i dialoghi sono molto reali e diretti, ma decisamente poco letterari in qualche tratto, ed i commenti moralistici dell'autrice, per esempio sul comportamento sessuale discutibile (se non decisamente ignobile) del padre di Clarissa, possono risultare anche un po' enfatici. Ma sono difetti condonabili, nel tentare il romanzo “alto”, biografico e storico, un genere molto difficile, e rimane l'impressione positiva del coraggio di aver tentato di serbar memoria di un passato, da cui prendere il buono che pur c'era, rifiutando tutto quell'aspetto di compressione e di nullificazione delle forze vitali della natura femminile, di cui quelle “ali tarpate” sono la metafora poetica, anche se in fondo tragica.
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