Recensione
di Riccardo
Colangeli
TRAMA:
Lester, un uomo sposato, sui quaranta,
vive in preda alla monotonia di tutti
i giorni. La situazione cambia radicalmente
quando s'invaghisce di un'amica della
figlia. Intanto anche la moglie e la
figlia mostrano insofferenza e fanno
di tutto per cambiare la loro insipida
vita.
Beauty.
Termine sul quale riflettere. In American
Beauty la bellezza gioca il ruolo assoluto
di protagonista, assumendo connotati
insoliti ed imprevedibili. La bellezza
di un gesto, di una parola, di un momento.
"...A volte c'è tanta bellezza
nel mondo...", dice Ricky in American
Beauty. Sicuramente un film al di là
dei canoni del genere: attraverso un'impostazione
ricca di toni e prospettive dai rimandi
quasi teatrali (in effetti Sem Mendes
si avvicina per la prima volta al cinema
dopo una carriera di successi in ambito
teatrale), lo spettatore viene sapientemente
proiettato all'interno di un bizzarro
affresco della tipica realtà
moderna. Il regista, attraverso uno
stile semplice ed essenziale, riesce
a delineare con efficacia i tratti della
sgargiante "bellezza americana",
un mondo intriso di apparenze ingannevoli,
consuetudini e valori fittizi. All'interno
di quest'ambiente artefatto, i protagonisti
della vicenda subiscono indifferenti
il peso di una greve monotonia, che
presto li spingerà a commettere
azioni del tutto inaspettate. In effetti,
l'evoluzione dei personaggi costituisce
lo scheletro portante della vicenda:
a tal proposito c'è da menzionare
l'interpretazione a dir poco impeccabile
di Kevin Spacey, il quale ha ricevuto
un oscar come miglior attore protagonista.
L'attenzione del regista sulla dinamica
dei personaggi assume man mano nel film
contorni sempre più netti, fino
ad assumere connotati al limite del
tragicomico: ognuno di essi è
travolto dalla sconvolgente scoperta
del proprio vero io. Alcuni sprofondano
così nel baratro che hanno scavato
negli anni, riempiendo la loro vita
di vacue certezze e soverchianti dipendenze.
Altri invece scoprono la bellezza, che
li spinge, finalmente, alle follie più
impensate. Lester è un uomo dalla
natura selvaggia, camuffata dal sordido
e monotono richiamo sociale di convenzioni,
pregiudizi ed ipnotizzanti quanto stupide
"regole". La sua giornata
è schematicamente definita da
pilastri di consuetudini logoranti,
gesti meccanici di una vita fredda ed
immobile, gestita da quella pazzia a
volte erroneamente chiamata "dovere".
Un giorno scopre "la Bellezza",
in Angela, un'amica di sua figlia. Angela
è una ragazza dall'atteggiamento
sicuro ed altezzoso, ma, ancora una
volta, l'apparenza si dimostra un clamoroso
inganno. L'abile lavoro di regia e fotografia
(per le quali il film ha ricevuto dei
premi oscar) accompagna quindi lo spettatore
nel mondo visionario di Lester, dove
ogni gesto, ogni parola di Angela diventa
un'irresistibile sinfonia di bellezza.
Così Lester riesce finalmente
a scuotersi dal suo torpore, e da allora
tutto cambia. Ricky invece trova la
sua bellezza nel volo di una busta al
soffiare del vento. Attraverso la sua
telecamera vive di piccoli momenti da
ricordare per sempre. Anche la figlia
di Lester riesce finalmente a schiudere
il proprio microcosmo, rivelando la
sua natura indomita e ribelle. La prospettiva
ideale di Mendes travolge così
lo spettatore, travalicando i confini
della convenzionale commedia "americana",
attraverso uno spettacolo dai toni accesi
e dal ritmo incalzante; uno spettacolo
che, se a una prima lettura pare riproporre
semplicemente il tema della "frivolezza
mondana", ad un'analisi più
approfondita rivela obiettivi ben più
profondi ed ambiziosi. Il regista vuol
parlarci di Bellezza: quella preziosa
percezione che cambia tutto. Ella può
"ucciderci", sì, può
farlo. Spendere una vita senza consultare
la voce dello spirito può un
giorno condannarci ad accettare la nostra
natura, condannarci a scoprire di esser
stati mere vittime di un'esistenza spesa
nella ridda illusoria di apparenze,
baloccati da un carosello d'immagini
futili. I forti scoprono di essere codardi,
i deboli eroi coraggiosi. Una dimensione
inquietante forse, ma nulla sfugge allo
specchio del nostro essere, che riflette
soltanto emozioni. Per Ricky il riflesso
sarà una busta trascinata dal
vento, un meraviglioso prodigio di evoluzioni
ai suoi occhi, una moltitudine di emozioni
senza pari. Aveva trovato la bellezza
nella busta, così come nella
figlia di Lester. Non poteva che vivere
così dunque Ricky, osservando
quella suprema bellezza, proiettando
il riflesso del suo spirito nella realtà
materiale, persino la più banale.
E Lester, non poteva che gioire, non
poteva che "stare da Dio",
avendo finalmente, dopo decine di anni,
osservato anche lui lo specchio del
suo spirito, avendo finalmente conosciuto
anche lui la bellezza, la bellezza di
Angela e della sua libertà. Il
padre di Ricky si rivela invece una
debole vittima: fragili e misere le
sue fondamenta di carta pesta, tanto
gracili da farlo impazzire. Nulla avrebbe
mai osservato di bello quell'uomo, solo
una sterile realtà infarcita
di severi ed inutili principi. Fu tale
verità a farlo impazzire, certo,
a fiaccarlo di suprema debolezza, soprattutto
nello scontro finale con un figlio da
sempre ritenuto debole ed inetto, ma
in verità nutrito di straordinario
vigore. Il povero padre ha infine pagato
il prezzo di un'assoluta cecità
ed indifferenza nei confronti della
vita, il riflesso sbiadito ed incolore
del suo animo lo ha accecato, lo ha
distrutto. Una sconsiderata miopia spirituale
che ha reso un castello di sabbia quella
solida spina dorsale delle sue giornate.
Questo e molto altro vuol essere American
Beauty, un film dai toni divertenti,
inquietanti, sarcastici; una parentesi
di vita quotidiana, ricca d'insicurezze
celate dallo scorrere incolore del tempo;
ma è soprattutto un brillante
viaggio attraverso i meandri della follia
e della debolezza umana.
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American
Beauty
Titolo originale: American Beauty
Usa Anno: 1999
Commedia Durata: 2h e 01'
Regia: Sam Mendes
Cast: Kevin Spacey, Annette Bening,
Thora Birch, Wes Bentley, Mena Suvari,
Chris Cooper, Peter Gallagher, Allison
Janney, Scott Bakula, Sam Robards
Il
regista
Sam
Mendes è uno dei registi teatrali
più famosi dei nostri giorni.
Ha curato la regia di numerose produzioni,
molte delle quali premiate con importanti
riconoscimenti fra le quali l'acclamato
revival del musical "Cabaret"
andato in scena anche a Broadway, "Zoo
di Vetro" e "Company"
per il quale ha ricevuto L'Olivier Award
come miglior regista. American Beauty
è il primo film del regista inglese.
Filmografia.
Regista: American Beauty (1999), Road
to perdition (2002);
Produttore: Road to perdition (2002).
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