Da tempo desideravo leggere Aldous Huxley, ma mi era sempre sfuggito di mano. Meglio cosi, in fondo..
In un futuro imprecisato, l’umanità ha finalmente trovato pace e sicurezza, grazie alla manipolazione degli embrioni, e all’uso istituzionale di droghe. Poca inventiva? Non direi. A. Huxley scriveva negli anni ’30, quando la manipolazione genetica era ancora del mondo dei sogni, e le droghe non si vendevano certo all’uscita delle scuole. L’impatto con il Mondo Nuovo, sin dalle prime pagine, è agghiacciante. Con freddezza da laboratorio viene descritta la manipolazione degli embrioni, usando la scoperta che aveva rivoluzionato la fisica all’inizio del XX secolo: la radioattività. Gli embrioni sono sottoposti ad una serie di bombardamenti radioattivi, per creare individui di tipo ben differenziato: dai dominatori, intelligenti, perfetti, sani; ai più miseri, piccoli, ignoranti, schiavetti destinati a svolgere per sempre le mansioni più umili. Eppure, una volta cresciuti, tutti sono perfettamente a loro agio in questa società artificiale, e questo per merito di una superdroga, che inebria e non da mai effetti collaterali (a parte l’assuefazione …); la droga è distribuita a piene mani, eppure sotto un rigido controllo. Improvvisamente interviene un elemento anomalo: in una riserva di “selvaggi”, persone rimaste in condizioni di vita primitive, sono ritrovati due “civilizzati”, dispersi da vent’anni. Due mondi a confronto: ma se il mondo nuovo terrorizza per la sua impersonalità, l’assenza, o la regressione, della civiltà, non ha portato certo al mito del “buon selvaggio”. Al contrario. Vendicativi, oziosi, carichi di malvagità, senza scrupoli e senza morale, accattoni, malevoli verso i “diversi”: i selvaggi non si dimostrano migliori degli sballati drogati ultramoderni. In bilico tra un mondo e l’altro, il più giovane dei dispersi, nato e cresciuto senza condizionamenti, non riuscirà ad adattarsi al mondo nuovo. La conclusione non potrà essere che tragica. Le caratteristiche narrative. Nel “Mondo Nuovo” ogni personaggio è molto ben delineato, sia nelle caratteristiche fisiche, sia sotto il profilo psicologico. La narrazione scorre piana, coinvolgente, senza bisogno di grandi colpi di scena, poiché l’inventiva senza sosta dell’autore non ne ha bisogno. Un vero peccato il finale, a sorpresa, sì, ma troppo trascinato: sostengo che un finale deludente riesca a rendere mediocre un romanzo che poteva essere un capolavoro. Nemmeno la pesante drammaticità di un futuro tanto infame riesce ad imprimersi definitivamente nel lettore. Ma la storia non finisce qui. Vent’anni dopo l’uscita del romanzo, negli anni ‘50, A. Huxley presentò una serie di conferenze volte a rivisitare il suo elaborato, alla luce di una guerra appena passata, e di nuove scoperte scientifiche. Il pessimismo non cambia, se vogliamo, peggiora. A. Huxley ritiene che TV, alcool, medicinali e droghe stiano già conducendo l’umanità verso quel futuro che negli anni ’30 aveva solo paventato. Inutile riportare i dettagli delle sue osservazioni: resta solo da chiedersi cosa potrebbe mai dire oggi. In questa edizione, la biografia e l’introduzione sono molto utili per comprendere lo scrittore, e i suoi tempi. La fantascienza del passato, riesce spesso a comunicare in modo diretto ed efficace quali erano i sogni, le speranze, le aspettative di un’epoca, ed anche i timori, le delusioni, le ansie. Abbiamo quindi due livelli di lettura: il romanzo avvincente di per sé, e il suo contesto. Alcuni aspetti storico - filosofici si possono cogliere solo con una certa esperienza; soprattutto se si vuole approfondire, con la lettura delle conferenze, il pensiero dell’autore, che fu saggista e filosofo di fama riconosciuta. Tratto da Ritorno a un Mondo Nuovo "Con una TV sempre più invadente, psicofarmaci prescritti anche ai bambini, “purché stiano buoni”, la politica ridotta ad una rissa continua il progressivo disinteresse del cittadino verso il mondo che lo circonda. Ci stiamo già trasformando in automi, e senza bisogno di genetica o radiazioni; i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri ormai sono una realtà anche nei paesi un tempo detti “sviluppati” o “industrializzati”. A quando la distribuzione di droga per alienare ogni residuo di personalità?" Cosa resta da aggiungere, oggi?