L’assaggio che mi è stato concesso con la lettura di questa serie di racconti è stato per me una rivelazione. Spero di leggerne ancora, anche se ormai la serie di personaggi che vivono e si intersecano nelle varie esperienze di vita ritratte (alcune forse vissute davvero?) dalla scrittrice mi ha permesso di penetrare in quel “guazzabuglio del cuore umano” impersonato dall’io narrante.
Il ritmo è incalzante e inarrestabile. Il linguaggio, multiforme ed efficace sempre. Vedi gli altri ogni volta dal tuo punto di osservazione e i sentimenti, le conquiste e le disfatte sono la maggior parte delle volte come le vere storie della tua esperienza personale, sorprendenti oltre le tue aspettative più ambite o, molto più frequentemente, con finali deludenti.
Personaggi vivi, perché sei vivo. Frutto del crogiolo della vita, fatta di incontri e di scontri, di promesse e di vittorie e di sconfitte e di premi e di pene. La scrittrice ti legge dentro perché è come te. Ha il linguaggio della tua mente dinnanzi alle situazioni che la vita crea. Linguaggio vivo, nervoso, una vera cronaca della tua presenza nel mondo, popolato da personaggi che in fondo sono te stesso o uguali a te.
“La vita è l’arte dell’incontro”, diceva Vinicius de Moraes in una delle sue più note poesie-samba. “Nonostante ci sia tanto disincontro nella vita”. E concludeva (per i maschi, maschilisti e non, ma in forma adattabile all’incontrario): “Há sempre uma mulher à sua espera, com os olhos cheios de carinho e as mãos cheias de perdão” (“C’è sempre una donna ad aspettarti, con gli occhi pieni di affetto e le mani piene di perdono”).