Sprovvista di stimoli o appigli
me ne vado sola e incerta
per quello che è per molti altri
uno svago senza senso.
E lasciatemi contare
le nuvole in temporale.
Si presenta così l'autrice Sara Perilli, giovane poetessa della provincia di Bari, alla sua prima pubblicazione, ma già molto evocativa. Si mostra come una ragazza in bilico che cerca rifugio nell'unico "svago" che le dà conforto, la poesia.
La raccolta di poesie parla della quotidianità della ragazza, richiamando a metafore delicate che, tuttavia, rafforzano il senso dei versi. Piccole poesie che crescono e maturano come dei frutti, come mostra la raccolta divisa in tre parti, "Acini", "Mandorle" e "More" (più una quarta parte di cui parlerò più avanti). Acini è il "chicco", appunto, della raccolta, comprende le poesie più interiori e intime dell'autrice, dove cerca di dare pace al suo stato d'animo, quasi incompreso (Sono un mandorlo tra i ciliegi/ E non sarò parte di nulla...), mentre la sua vena poetica cerca di venir fuori, per mostrarsi (Stretta nella maschera/ Sta l'anima da poetessa/ Che sbatte sbotta sbraita/ Sta sotto la cruda fiera/ E stenta a metter fiato/ Sotterra attimi folli/ I sogni e le passioni/ E pacata sta la maschera/ Mentre l'anima strepita.).
La seconda parte, "Mandorle", è dedicata ai ricordi. Ricordi che riportano a eventi vissuti in compagnia. Sono poesie non amare, ma dolci, da conservare, un po' come le mandorle che vanno conservate e custodite con cura, per assaporarne meglio il sapore (Ritrovo vecchi luoghi di passaggi/ Colti da memorie altrui, e nuovi/ ma passati agli occhi. Lungo giardini/ fatti di fiori di carta, innaffiati/ e profumati da inchiostro, che cola/ scolorito, sbavato dal sospiro).
"More" è quella più ricca di poesie. Sembra un mix tra "Acini" e "Mandorle", come se adesso lo stato d'animo dell'autrice sia pronto per essere visto, raccolto e, dunque, anche compreso.(E trovo/ nell'affanno il respiro/ nel sudore la forza/ nel dolore la vita). Tra l'intimità svelata e i ricordi che vengono raccolti, c'è anche spazio per il mondo esterno, quello caotico, grigio, difficile da contenere e che tende sempre a espandersi a macchia d'olio, o a inchiostro, fate voi. Il mondo esterno è visto con un'aria di rimprovero per le speranze dissolte nello smog cittadino, che ormai hanno invaso e offuscato gli occhi della gente (Ogni volte s'incantano gli uomini/ a guardare i fuochi esplodere in cielo/ Non ricordano forse/ più la volta stellata). Il caos si sa che può essere solo illusione o realtà, ma comunque agita lo stato d'animo della gente, che ormai non distingue più realtà e sogno. Da qui il titolo dell'intera opera, "Fremito febbrile" (Coscienza di un attimo/ Fremito febbrile/ Parvenza di sogno)
Dopo questa raccolta di emozioni (mi passerete il termine), c'è anche spazio per un poema dal titolo "Ballo di morte": l'autrice ha voluto giocare con dei "vecchi" termini e "vecchie" parole che sono andate perse nel linguaggio comune e nella scrittura contemporanea, perché considerate inadeguate per il linguaggio contemporaneo. Tra la ribellione della Eufonica, la tristezza della metrica e la rabbia della sintassi, si sentono ormai rassegnati e dimenticati da tutti, a tal punto che l'unica cosa da fare per passare il tempo è ballare (Dovremmo ballare fino a stancarci, godere dell'attimo che non torna e poi riposarci e ancora ballare. Saremo esiliati, ma siamo vivi).
Devo ammettere che qui sono rimasto colpito da come l'autrice sia riuscita a far fluire bene i vari termini, ponendoli in frasi dove ritrovano la vitalità e la giustizia di cui tanto hanno bisogno.
"Fremito febbrile" è una raccolta poetica, di vita e di qualità che va sicuramente letta e apprezzata. È un tipo di scrittura che nasconde e lima parecchio di quello che è il vero animo dell'autrice, mostrando a chi legge quello di cui lei ha bisogno. Magari per continuare a essere ispirata, magari per restare semplicemente serena vivendo e trovando il giusto equilibrio quotidiano, che male non fa e che serve, forse, proprio per debellare quel fremito febbrile che tanto l'ha ispirata, ma da cui comunque vuole allontanarsi.