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L’appello
di Alessandro D’Avenia
Pubblicato su SITO
Anno
2020-
Mondadori
Prezzo €
19-
348pp.
ISBN
9788804734246
Una recensione di
Alessia Pisarra
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79.46%
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L’Appello è uno dei capolavori di Alessandro D’Avenia, scrittore e professore di latino e greco, conosciuto per la sua penna accogliente e stimolante, per le sue pagine intrise di vita, vita vera, quella che lui stesso conduce durante la sua quotidianità e che decide di riportare nero su bianco.
L’ Appello porta un titolo molto esplicativo, si potrebbe facilmente intuire di cosa parla eppure, nonostante l’immaginazione porti facilmente alla verità, alla realtà di quanto questo libro esprima, c’è dell’inesplorato, qualcosa che merita di essere scoperta risiede tra queste righe e solo chi si accosta alla lettura del romanzo ha il privilegio di trovarla e di ammirarla. Se si dovesse dare un nome a questo qualcosa di latente, la si potrebbe chiamare passione. D’Avenia parla con passione e di passione. Passione per il proprio lavoro da docente, un lavoro che diventa quasi una missione, un lavoro che porta via anima e corpo. Passione verso i suoi alunni, non semplici udenti, ascoltatori passivi delle sue lezioni ma anime pure che meritano di essere ascoltate, capite, comprese, amate. L’appello, così come viene descritto dall’autore-professore, diventa il momento perfetto per conoscere a pieno la vita dei suoi alunni e non resta un semplice istante in cui leggere una sfilza di nomi per constatare chi è fisicamente in un’aula. E allora l’appello diviene quel frangente di vita in cui tutto si ferma, si blocca, esistono solo quei 10 alunni che diventano persone, adolescenti in piena crisi esistenziale e, come tali, devono essere al centro di un pieno ascolto empatico. La risposta "presente!" significa “io ci sono e voglio aprirmi a questo micro mondo qual è l’aula scolastica, per vedere se i miei problemi possano essere capiti, condivisi e possano ricevere soluzione. Questa è la scuola che il professore protagonista Omero Romeo sogna. Quarantacinque anni, gli occhiali da sole sempre sul naso, Omero viene chiamato come supplente di Scienze in una classe che affronterà gli esami di maturità. Una classe-ghetto, in cui i problemi non mancano affatto, in cui i ragazzi sono figli di situazioni familiari e personali disastrate. La sfida sembra impossibile per lui che è diventato cieco e non sa se sarà mai più capace di insegnare, e forse persino di vivere. Ma ecco che non potendo vedere i volti degli alunni, inventa questo nuovo modo di fare l'appello, convinto che per salvare il mondo occorra salvare ogni nome. Alcuni dei nomi di questi studenti risuonano d'eco mitologica, come Elena, primogenita e dunque la figlia più bella e attesa; come Achille, "ma solo di nome", né irascibile né valoroso come l'eroe omerico ma dall'animo nerd e genialoide; poi c'è Ettore "il nome perfetto per chi deve morire". E, ancora, altri nomi, altri volti, altre storie: Aurora, Cesare detto 'Ruggine', Stella, Oscar, un "nome da premio", di chi farà grandi cose, Caterina, Elisa che preferisce essere chiamata Virginia come la Woolf, la sua scrittrice preferita, infine, Mattia dal "nome irregolare e vagabondo" come i poeti maledetti che predilige. Vi è una scelta non casuale dei nomi, infatti sono presenti nomi che per l’appunto richiamano il mondo antico e quindi richiamano la personalità di A. D’Avenia. Mediante la narrazione di se stessi e dall'ascolto che ne deriva, Omero può avvicinarsi al mondo dei suoi studenti, abbattendo quel muro che gli esseri umani ergono a protezione della propria interiorità ma che, in effetti, impedisce una conoscenza piena. E che, di fatto, non permette di lasciarsi amare, premessa imprescindibile per amare a propria volta. Ascolto, fiducia e libertà di credere alla possibilità d'un cambiamento, partendo dal piccolo, dall'orizzonte delle proprie miserie quotidiane. Passando per la scuola, la famiglia, la natura... fino ad arrivare al centro di se stessi. Al cuore proprio e degli altri.
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