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“Dopo aver visto decine di morti ammazzati, imbrattati del loro sangue che si mescola allo sporco, esalanti odori nauseabondi, guardati con curiosità o indifferenza professionale, scansati come rifiuti pericolosi o commentati da urla convulse, ne ho ricavato una sola certezza, un pensiero tanto elementare che rasenta l'idiozia: la morte fa schifo.” R. Saviano, da Gomorra, 2006
Ci sono vari motivi perché tutti gli italiani, o almeno un buon numero, si sentano in dovere di leggere Gomorra.
Primo fra tutti perché è con dolore e rabbia che dobbiamo accettare che il suo giovane autore debba vivere sotto protezione. Infatti, la sua vita è minacciata, da quelle stesse organizzazioni malavitose, che sono appunto l'oggetto del libro. Nello specifico, la Camorra.
Non leggerlo, vuol dire non volere sapere, che esiste una realtà, dove è duro vivere, respirare, pensare o guardare, lavorare, ma anche morire. Vuol dire, non volere sapere, che tante vite sono intrappolate in una dimensione davvero irreale, dove la morale più banale è un lusso, dove quello che muove tutto e decide su tutto è il tornaconto economico. Questa è la vera essenza, di queste organizzazioni, dove i soldi incrociano vite umane, e le annientano. Il business, senza se e senza ma, il business estremo, come certi sport estremi, dove infatti ogni tanto muore qualcuno, in questo invece si muore sempre.
Leggerlo, vuol dire testimoniare solidarietà umana, al di là di qualsiasi barriera, o confine geografico, mentale, politico, sociale, e culturale.
Questo perché, è vero che come diceva Falcone: “La mafia, o le organizzazioni malavitose, sono fenomeni umani, e come tali hanno un inizio, e avranno una fine”, sarà per questo, che li abbiamo lasciati soli, contro una macchina che non si ferma mai? Perché è sempre in movimento, come un fiume che insegue sempre il suo corso, costi quel che costi. Ed i costi sono alti, i guadagni altissimi, dal tessile al cemento al riciclaggio del denaro sporco, all'ultima frontiera dai guadagni illimitati del business ecologico.
Questo, riporta il libro, ed è un fiume in piena, di cose note ma anche poco note, tutte assolutamente vere e documentabili da chiunque; che messe tutte insieme, danno i brividi. Lo sconforto è grande, il senso d 'impotenza è forte, il futuro è quanto mai opaco.
Ma sarebbe ingiusto dare solo questa connotazione al libro di Saviano. E' vero, è un libro inchiesta, o romanzo- inchiesta o un lungo viaggio nell'impero economico della camorra, come dicono molti, ma non è solo questo, perché è molto di più.
Tra i fatti, fra le righe, scorre poesia, scorre letteratura al servizio dell'inchiesta. Scorrono sentimenti, dolore tangibile dell'autore per quella sua terra così ormai abbandonata a sé stessa. Scorre rabbia per l'impotenza di fronte ad un destino che nessuno vorrebbe per i propri compatrioti. La rabbia di dover mollare, oppure restare e soccombere, perché non c'è libertà di scelta di vita diversa, per chi nasce nei posti dove la camorra è sovrana, è un urlo che attraversa tutto il libro. Saviano scrive bene, e non solo in senso giornalistico. Scrive come uno scrittore maturo, dove il dolore è la sua calligrafia, chiara, forte, riconoscibile. Le parole scorrono, come i fatti: forti e potenti, e questo fa paura.
Leggiamolo e consigliamolo, facciamo che questo tam tam apra le coscienze e le menti delle persone che amano la giustizia, ma soprattuto l'uomo.
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