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Anno
2005-
Spartaco Editore
Prezzo €
16-
320pp.
ISBN
9788887583472
Una recensione
di
Patrizia Cau
VOTA QUESTO TESTO
Votanti:
15674 Media
79.31%
Solo un Caffè Letterario, vi darà consigli disinteressati sulla lettura. E così ogni tanto mi faccio prendere volentieri per mano, e mi tuffo nella lettura di autori (nonché editori) poco o nulla sconosciuti, in Italia.
Maggie Gee, non è certo una principiante né una debuttante nel panorama letterario inglese, infatti già nel 1982 era stata scelta come uno dei venti migliori giovani romanzieri. Ha vinto l'Orange Prize for Fiction (prestigioso premio letterario riservato alle donne) ed è membro della Royal Society of Literature (precisione doverosa: è stata la prima donna a presiederla!). Una bella presentazione, non c'è dubbio. Ma veniamo al romanzo Il diluvio pubblicato finalmente in Italia dalla casa editrice Spartaco, che pubblica anche Anni Luce.
La cosa che colpisce di più di Gee e del suo romanzo è sicuramente la sua incredibile dose di immaginazione e la sua inesauribile, quanto efficace e totalizzante capacità descrittiva che pervade
ogni pagina e pare sempre in crescita capitolo dopo capitolo. Finalmente una vera lotta contro l'appiattimento e la ricerca ad ogni costo dello stile, a scapito dello stesso libro. Non farò nomi, ma ultimamente in Italia, molti scrittori pensano solo ad applicare stili quasi fossero tanti Valentino, dimenticandosi che il lettore vuole un libro che si possa ricordare con gioia e piacere, e che non sia l'ennesimo qualunque. Chiudo questa piccola parentesi.
Maggie Gee scrive mooolto bene, a mio modestissimo parere.
Dall'inizio del libro sarete catapultati in una situazione veramente al limite, e per limite intendo quello più estremo di un probabile /inevitabile evento catastrofico. Siamo in Inghilterra (forse!) e da mesi una pioggia incessante ha devastato la città. La popolazione è nettamente separata in senso spaziale: i poveri sono ammassati in enormi palazzoni popolari, i più abbienti pur con qualche disagio, continuano la loro vita aiutati dalle loro risorse economiche. Intanto la vita continua,
a quanto dice anche lo stesso governo presieduto da Mister Bliss (forse lo stesso Blair?) che con tutta la baldanza possibile attacca militarmente uno Stato Islamico, e siccome tutto va talmente bene, prepara una grande festa per l'arrivo dalla Primavera......una festa ....già per dimostrare che tutto va bene!
Questa è più o meno la trama stringatissima.
Ma quello che non posso riportare è l'atmosfera che crea la Gee. Una atmosfera degna di un vero romanzo di stampo catastrofistico o pseudo tale, dove trova posto però anche la prepotente dimensione umana, che così abilmente la Gee analizza e propone sotto diverse luci. Dall'inizio alla fine, i personaggi e le loro vite rimbalzano e si intrecciano, mostrando le loro paure nascoste, le loro ipocrisie, le loro piccole manie, i loro sentimenti religiosi, i controversi rapporti familiari.
Ma in questo originale romanzo che non trova una sua connotazione, la Gee intelligentemente tocca temi molto scottanti dei nostri giorni, quali: i problemi reali di una catastrofe globale, la guerra in Iraq, il razzismo, l'ipocrisia dei ricchi, la famiglia e il bigottismo religioso.
Alla fine della sua lettura, ho rinunciato ad affibbiargli una connotazione, perché comunque il libro è bello. Questo, perché il mondo descrittivo della Gee è talmente tangibile e reale: nei suoi colori e nei suoi suoni, così come negli odori, dove anche i sentimenti solo accennati prendono corpo; che qualunque sia la sua giusta connotazione, rimane il piacere di aver letto un bel romanzo.
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