Dalla Casa Editrice Progetto Babele ho ricevuto due libri della Collana Racconti Fantastici. Il primo, Per colpa del dottor Moreau (febbraio 2009, euro 9.00), è di Fernando Sorrentino - argentino, professore di lingua e letteratura -, che raccoglie quattordici racconti brevi afferenti al realismo magico.
Il termine realismo magico è stato usato per primo dal critico tedesco Franz Roh e può essere applicato a diverse forme artistiche: letteratura, arti visive, cinema, poesia. Consiste nel mettere in preventivo alcuni elementi magici in un contesto di chiaro impianto realistico. Nell’ambito della letteratura l’opera più famosa del XX secolo è certamente Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez. Ma ci sono orientamenti diversi di realismo magico, aventi tuttavia presupposti comuni, alcuni dei quali sono presenti anche nel libro di Sorrentino: la presenza di un elemento magico o sovrannaturale, l’elemento magico che viene intuito ma non spiegato, i personaggi che non mettono mai in discussione l’elemento magico, abbondanza di aspetti sensoriali, distorsioni e inversioni temporali, fatti e avvenimenti presentati da contrapposti punti di vista, inversione di causa ed effetto (il personaggio soffre prima che accada il fatto tragico), ambientazione della storia nell’area del meticciato culturale, azione riflessa di passato e presente, e di piani astrali e fisici.
A differenza dei surrealisti, i realisti magici non vanno alla ricerca di ciò che sta oltre il reale, ma descrivono il mondo reale dotandolo di aspetti fantastici e meravigliosi. Evidentemente il realismo magico non è una tecnica, non è una formula, ma una poetica. Necessita di perizia tecnica e di comportamento poetico – assunto dallo scrittore nell’atto di raccontare una determinata storia -, e implica nel contesto di uno stile originale il conseguimento di tre obiettivi fondamentali: trionfo dell’irrazionale, mistero, poesia. Il comportamento poetico fa ovviamente la differenza. Segna il confine tra un’opera che ha valore artistico e quella che non ce l’ha perché la scrittura si è concretizzata in una formula che ha trasformato la tecnica - pur necessaria, come ho detto -, in sterile e respingente tecnicismo.
Regressione zoologica, Per colpa del dottor Moreau e Un libro chiarificatore sono i racconti brevi migliori, per vitalità di stile, per coerenza di contenuto e per seducente mistero. Il primo racconta la trasformazione di una famiglia di esseri umani in una famiglia di pesci che finisce nelle acque di un lago per decisione degli ittiologi. Il secondo ha come protagonista un giovanotto che abbandona la ragazza di cui è innamorato perché ha un padre mostruoso che si nutre di pesci e di molluschi crudi, ma anche di cani, quando si affacciano sul bordo della piscina dove ogni sera, per favorire la digestione, nuota prima di andare a letto. Il terzo è la storia, forse la più accattivante, di un gruppo di turisti che si recano nella laguna di Huayllèn-Naquèn per vedere i caleguinas, uccelli stanziali che hanno un potere di attrazione assimilatrice.
In una serie di altri racconti Sorrentino gioca sul tema dei valori opposti e contrari – piccolo/grande, dominio/dipendenza, potenza/debolezza, come nel racconto In attesa di una spiegazione rivelatrice - che sfrigolano simbolicamente nel luogo della contesa senza che questa tecnica comporti risultati letterari apprezzabili. E si assiste senza stupore alle vicende della zanzara piccola e dell’uomo grande che vive nel terrore di essere ucciso dall’insetto, oppure del piccolo elefante che cresce sul mignolo della mano sinistra di un uomo grande e dell’uomo grande che contemporaneamente diminuisce fino a diventare piccolo. Zoppica Il regno delle Cicadelle che sembra un articolo di storia zoologica. L’asfittico Agnelli giustizieri subisce l’effetto di un simbolismo moralistico e per certi aspetti romantico. Non convince l’assunto programmatico e ideologico di Essenza e attributo, dove il protagonista ci spiega che l’elefante è la parte più debole di se stesso. E non suscitano migliore interesse Paure ingiustificate, esplicativo sin dal titolo e attraversato da implicazioni psicanalitiche, anche se parte da un presupposto tematico pregnante quale è la difficoltà dell’uomo di uscire dal regno dei morti. Come conclusione inconcludente si può dire che, a parte i tre racconti indicati all’inizio, il libro è costituito da operine costruite nella prospettiva dell’impegno sociale fondato sul messaggio esplicito che fattualmente nega la poetica personalizzata del realismo magico. (...)