He definitely isn’t evil.
Linda Suzanne (Suite101.com)
Parigi, 1743. Dalla superba corte di Luigi XV si spande per la città un’atmosfera di grandeur e di ricchezza che si specchia nelle mille feste che giorno e notte riempiono ville e palazzi di nobili e ricchi borghesi. Tutto è splendore, animazione, preparativi minuziosi per balli e banchetti durante i quali si intrecciano relazioni che potranno sfociare poi in sfarzosi matrimoni.
Ma nonostante i milioni di candele sempre accese affiché mai tramonti il sole su quella fastosa vitalità, sotto l’aspetto frivolo di tanti personaggi si celano zone oscure, spesso oggetto di sussurri e pettegolezzi. Scopriamo così che il Conte d’Argenlac ha dissipato un notevole patrimonio ai tavoli da gioco e riesce a sopravvivere solo grazie alle ricchezze di sua moglie; che Achille Cressie è omosessuale e nasconde la sua vera natura dietro un matrimonio che i più reputano felice e invidiato; e soprattutto veniamo a sapere che molti dei nomi più importanti di quel bel mondo fanno parte di una spietata setta satanica guidata dal brillante e perfido Barone Saint-Sebastian. Alchimista e occultista assetato di ricchezze e di potere, l’elegantissimo Saint-Sebastian è una presenza fissa e irrinunciabile di ogni incontro mondano, ma, nel segreto di cripte e chiese sconsacrate, non esita a praticare sacrifici umani durante diaboliche messe nere, mirando principalmente a giovani vergini sulle quali gli adepti possono sfogare i loro più bassi appetiti prima della morte certa alla quale infine le vittime vanno incontro.
Vittima predestinata per la macabra cerimonia più importante dell’anno sarà la bellissima Madeleine de Montalia, una ragazza colta e intelligente, prototipo di donna emancipata, appena arrivata a Parigi ospite di sua zia Claudia, moglie del Conte d’Argenlac. Ed era stato proprio il padre di Madeleine, un tempo accolito della setta di Saint-Sebastian e poi fuggito da Parigi perché pentito delle proprie azioni, a promettere il suo primo figlio come martire sull’altare di satana. La ragazza viene effettivamente rapita, grazie al tradimento di uno degli uomini di Saint-Sebastian che si finge intenzionato a sposarla.
Ma Madeleine, fin dal suo arrivo a Parigi, ha intrecciato una profonda relazione, fatta di passione e di sincera amicizia, con il Conte di Saint-Germain e questi non mancherà di accorrere in suo aiuto.
Saint-Germain, oltre Hotel Transilvania, è il protagonista di una ricca serie di romanzi che costituiscono una saga tuttora in progresso. È un ricercato ed elegante conte straniero e, apparentemente, molto simile agli altri frequentatori di bei salotti e case da gioco; ma ancora una volta la realtà è ben diversa. Fin dalle prime righe viene definito “un altro misterioso gentiluomo” nonché “un uomo elegante e affascinante”, che compone musica e suona benissimo. Tuttavia, bastano un paio di pagine e la scena cambia totalmente. Lasciatosi alle spalle l’ultimo sfavillante salotto, lo ritroviamo in piena notte a percorrere sporche stradine in una delle zone più malfamate della capitale. Cammina, guardingo, avvolto in un lungo mantello di velluto nero, e non esita a infilarsi in uno sconosciuto androne per schivare una guardia che sta per incrociare il suo percorso. Certamente, non vuole rivelare i suoi scopi e la propria identità. Il nostro “misterioso gentiluomo” è infatti un avventuriero, una spia, un abile alchimista, ma, soprattutto, Saint-Germain è un vampiro.
Tratteggiato su un personaggio veramente esistito nel XVIII Secolo, e, come lui, avvolto da un fitto alone di mistero, il Conte descritto da Chelsea Quinn Yarbro rappresenta l’esatto rovescio della medaglia rispetto alla figura classica del vampiro impersonata dal Conte Dracula e immortalata nel romanzo di Bram Stoker. Pur condividendo molte caratteristiche – dalla quasi immortalità al bisogno di nutrirsi con il sangue; dalla necessità di un costante contatto con la sua terra natale all’impossibilità di riflettersi in uno specchio, alla difficoltà ad attraversare un corso d’acqua – tuttavia le differenze sono profonde, come afferma l’autrice stessa in un saggio del 1997 (e che trovate più avanti in queste stesse pagine):
“Diversamente da Dracula, Saint-Germain tiene in grande considerazione la brevità della vita umana piuttosto che disprezzarla. E, diversamente da Dracula, Saint-Germain offre libertà ai suoi partner anziché pretendere la resa delle proprie prede.”
Siamo quindi molto distanti dal cliché che vede nel vampiro la personificazione del Male o, comunque, il villain da sconfiggere e distruggere. Il non-morto della Yarbro, nonostante tutto, sta dalla parte opposta, è l’eroe della situazione. Sfrutta le sue doti di alchimista a fin di bene (anche del suo bene, naturalmente) e dedica conoscenze e poteri a chi più ne ha bisogno: non solo al salvataggio di Madeleine, ma anche alla cura del cocchiere di Saint-Sebastian che lo stesso ha ferocemente malmenato.
Questa e altre peculiarità rendono Hotel Transilvania un romanzo difficilmente ascrivibile a un genere piuttosto che a un altro. Chelsea Quinn Yarbro riesce infatti a spaziare elegantemente dalle scene in perfetto stile horror-splatter delle torture inflitte alle vittime di Saint-Sebastian e della sua cricca, agli intermezzi di erotismo soft fra Madeleine e Saint-Germain; dalle raffinate e particolareggiate descrizioni di abiti, cibi, ambienti e dettagli dell’epoca tipici del romanzo storico, alle situazioni amorose e passionali fra vari personaggi che profumano di romance, nella sua accezione migliore. Un perfetto mix di ingredienti che rende il libro vivace e decisamente godibile anche da chi, di solito, ama letture più tragiche e sanguigne.