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Mario Solara è conosciuto come il combattivo bassista dei La Cura Giusta di Torino, una rock band fortemente impegnata sul piano sociale e politico nel loro territorio.
Solara si è anche cimentato per la prima volta nella scrittura di un libro, un libello di circa cento pagine che viene venduto nello stesso cofanetto assieme all’ultimo cd della band, a cui è liricamente e storicamente legato.
“Grida” è un lungo racconto di rabbia e di orgoglio, un perpetuo canto di libertà, quella libertà che, pur essendo spesso calpestata, riesce malgrado tutto ancora a rialzare la testa, magari meno forte di prima, più realista e meno romantica, ma sempre speranzosa, piena di coraggio e di fede in un possibile futuro migliore.
Siamo nella Torino del 2102, sotto lo schiacciante totalitarismo tecnologico di uno stato di polizia reazionario, un fascismo post-contemporaneo che controlla i cervelli, annulla il pensiero, educa all’obbedienza e al silenzio il popolo, riducendo ogni individuo ad un numero elettronico, ad una vita informe esistita senza coscienza.
Dentro questo inferno però, si agitano faticosamente le coscienze di pochi ragazzi, ribelli per necessità e per tradizione, tramandata dal glorioso Nonno Giors, eroe della resistenza alla Tav e fiero oppositore del morbido regime che negli anni tra il 2004 e il 2008 cercava di imporre le sue catastrofiche decisioni. Nonno Giors è anche nipote del buon Falco, esempio imperituro di ribelle, partigiano nella lotta contro il nazifascismo. È dunque chiaro il richiamo morale della storia, l’obbligo etico della resistenza al potere, a tutti i poteri, che si tramanda di generazione in generazione, oltre la paura, contro ogni violenza e violazione, contro la repressione e la morte, contro ogni forza che esautora la persona della sua dignità e della sua essenza.
Mex, Ranka, Nullo e gli altri sono giovani, quindi, che abbracciano la resistenza e corrono lungo mille travagliate vicissitudini per gridare il loro no allo schiavismo a cui vogliono sottoporli, e ritrovarsi sempre vicini, anche doloranti e sanguinanti, ma liberi, in una controversa armonia con l’energia della Natura.
Non eroi, ma guerrieri della vita; non grandi uomini, ma semplici ragazzi infiammati da quegli “sprazzi di vera libertà a loro sempre mancati e forse per sempre sconosciuti” narrati dal nonno.
L’intento dell’autore è doppio: rappresentare senza filtri l’orgoglio di chi vive e ha sempre vissuto cercando di scavalcare le ingiustizie, anche soffrendo, piangendo, magari coperto dal proprio sangue o da lacrime di malinconia, ma riuscendo comunque a ritrovare sempre la forza per affrontare tutte le sopraffazioni, sapendo di essere nel giusto; e legare alle proprie esperienze politiche dei nostri giorni un lungo filo rosso storico che accomuni le nostre storie di lotta al glorioso passato della Resistenza e dei Partigiani, in una continuità che ha come denominatori comuni la lotta per la libertà e il diritto ad una vita dignitosa. Intenti efficacemente raggiunti da Mario Solara, con un libro gradevole e romantico, scorrevole e fiero, senza inutile retorica e ancorato piuttosto alle ragioni profonde di uno stile di vita inconfondibile. Una libertà che si ritrova anche nella resa linguistica, con sintassi, morfologia e lessico spesso derivati dall’informale linguaggio parlato, che rendono la lettura facilmente comprensibile e fluida.
Non lo troverete in libreria. Per leggere questo piccolo, prezioso libello dovrete rivolgervi direttamente ai La Cura Giusta, dal loro sito ufficiale, per richiedere questo e il cd, composto da undici brani, intimamente legati alla narrazione qui commentata. Ancorato al passato in lettura del presente e in prospettiva del futuro, l’intero progetto editoriale risponde perfettamente all’esigenze che ne hanno sostenuto la nascita: resistere per esistere.
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