Parte alla grande la nuova collana Rumore bianco diretta da Luigi Bernardi, ispirata al capolavoro di Don De Lillo e intenzionata a cercare uno squarcio di luce nel quotidiano. La grafica è a dir poco perfetta: libri agili, maneggevoli, belli da guardare, da sfogliare e da collezionare. Badate bene: non è un spot, non li so fare, è soltanto la prima cosa che viene in mente appena tocchiamo un volume. Caratteri di stampa ben leggibili, illustrazioni di Ivana Stoyanova che fanno respirare il testo, copertina - vivace ed elegante - che incoraggia l’acquisto. Un bel prodotto editoriale, non c’è che dire.
Il testo vibrante e partecipe di Stefania Nardini su Izzo e il suo rapporto con Marsiglia non poteva costituire miglior scelta per inaugurare la collana. A ogni pagina apprezziamo il legame intenso tra la scrittrice e la città francese, così come la narrativa di Izzo è inscindibile dalla realtà cittadina e non è possibile conoscere la sua opera se non si affondano le radici nel territorio dove ha vissuto. Stefania Nardini traduce molte poesie di Izzo e le utilizza per raccontare uno scrittore noto come autore della trilogia noir che vede protagonista l’ispettore Fabio Montale. Ci descrive un uomo nato in una città di frontiera, figlio di emigranti, immerso in una realtà meticcia e cosmopolita, ci fa capire che è impossibile raccontare Jean-Claude Izzo senza parlare di Marsiglia, una città consacrata dal mito, nata dall’incontro di un marinaio della Focide con la principessa ligure Gipsy, un’invenzione partorita da quell’incontro. Si vede che la Nardini ha amato Izzo, perché racconta la sua vita con passione e trasporto, narra di amori infelici, di solitudine estrema, del coraggio con cui è riuscito ad affrontare un male terribile. Il libro narra la passione politica di Izzo, il suo essere comunista e libertario, pacifista e sempre schierato dalla parte della povera gente, a fianco degli umili. Dove c’è rivolta c’è rabbia. Dove c’è rabbia c’è vita…, Izzo lo sa bene, si lascia travolgere dal maggio francese, dalla temperie sessantottina, dai movimenti di protesta e riesce a essere comunista, pure se il PCF - come il PCI - non vede di buon occhio chi passa tropo tempo sui libri. Alla lunga non potrà che arrivare la crisi tra Izzo e il partito, perché la sua intelligenza non può accettare verticismo e stalinismo. Resta un uomo libero, di sinistra, legato a ideali di libertà e democrazia, che fa il giornalista, un mestiere che considera umano e importante, perché ci si devono sporcare le mani con la realtà. Scrive una pièce teatrale su Angela Davis, ambasciatrice di un grido di dolore che veniva dalla terra della libertà, per mettere in primo piano il dramma dei neri e il problema razzista. Scrivere è il mio mestiere/ solitario con te morte solitaria nell’ignoto delle parole... scrive il poeta mentre vive la sua Marsiglia, ebbra di una povertà ancestrale, tutto il contrario di una città per turisti, perché la sua bellezza non si fotografa, si condivide. Per Izzo è importante l’atmosfera della città di confine, così come sono decisivi gli abitanti, individui portatori di sogni e cultura. La sua trilogia noir è il culmine di una grande opera che porta nei libri un intero mondo, una città con i suoi odori, il cibo, i profumi intensi, gli aromi che provengono dall’infanzia e i personaggi presi dal quotidiano. Sono cresciuto in mezzo all’odore del basilico come tutti i bambini del Sud … morirà in mezzo agli odori di un porto, malato di cancro ai polmoni, dopo una lunga lotta, scrivendo e soffrendo, perché scrivere era il suo mestiere.
Brava Stefania Nardini che ci fai capire cosa significa essere un vero scrittore. Izzo e Marsiglia: un binomio indissolubile che l’autrice comprende fino in fondo, perché si nota con chiarezza che anche tra lei e la città francese è nato un legame indissolubile.